Da Naso a Naso. Lo splendido monologo di Pietrangelo Buttafuoco fra Cyrano e Pinocchio, con la supervisione di Luigi Pirandello

by Enrico Ciccarelli

Deos rogabis totum ut te faciant, Fabulle, nasum. Pregherai gli Dei che ti faccian tutto naso, Fabullo. Così Catullo nel celebre Carme 13 delle Nugae. Deve averlo tenuto ben presente il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco, che domenica ha riscosso convinti applausi al Teatro «Giordano» di Foggia in occasione dell’ultimo appuntamento di Musica Civica. Una affascinante cavalcata letteraria tra Rostand e Collodi, fra Cyrano de Bergerac e Pinocchio, con Luigi Pirandello a far da nume tutelare. Il monologo originale comprende anche «Il Naso» di Gogol, il cui protgonista, Platon Kuz’mic Kovalëv è antesignano e protoeroe di tutti i Fracchia del mondo, ma per ragioni di tempo è stato tagliato. Questo però non ha impedito alla perfomance di Buttafuoco –ad un tempo intellettuale e attoriale- di essere formidabile e appagante. Polemista affilato, controcorrente per vocazione, Buttafuoco è sia un bad boy come Pinocchio sia un guascone come Cyrano (che non lo era, ma come tale cercò di accreditarsi). La sua narrazione dei palpiti infelici dello spadaccino per Roxanne e dei malestri del burattino è delicata, umana, stimolante (è significativo che ripeta spesso, a mo’ di intercalare «la storia la conoscete» per dirci con garbo che l’abbiamo letta ma non l’abbiamo capita).

Ma il monologo è soprattutto «un sogno fatto in Sicilia», per dirla con Sciascia  Si sa che un siciliano autentico è sempre e comunque un cittadino del mondo e resta sempre e comunque abbarbicato all’isola impareggiabile, il luogo del primo Parlamento del mondo e dell’archetipo del crimine organizzato). Il ruolo dei pupi, Orlando e Rinaldo e Gano di Maganza (per i foggiani: il termine «maganzese», che nel nostro dialetto significa «taditore», viene da lì) fa il paio con l’elogio di Franchi e Ingrassia, Gatto e Volpe nello splendido Pinocchio di Comencini, ed entrambi con lo stupendo finale in cui Pinocchio diventato bambino contempla la sua spoglia lignea di burattino e la trova buffa. Proprio come tutti noi troveremmo bizzarri e incongrui i resti dei diversi pupi che siamo stati, che abbiamo indossato per proteggere, con la bugia, il pupo segreto delle nostre paure. Prima dello spettacolo abbiamo intervistato, incontrando disponibilità e cortesia, lo scrittore siciliano.

Il naso è l’organo e il senso forse più sottovalutato. Perché ha deciso di metterlo in luce?

Perché lo hanno deciso i grandi, i grandi classici: lo ha deciso Rostand, lo ha deciso Collodi, lo ha deciso Gogol. E lo ha deciso Luigi Pirandello; perché, nel manicomio assoluto del capovolgimento tra la maschera e il volto, il naso si fa carico della bugia.

Bugia che è l’argomento della sua conversazione: è un cosa affascinante? Deplorevole? Troppo diffusa?

Va innanzitutto distinta dalla menzogna. La menzogna è un’astuzia raffinatissima su cui il demonio ha fatto letteratura. La bugia è invece l’esercizio attraverso il quale la fatica della realtà va a poco a poco guadagnando i punti per conquistare la verità.

Luigi Pirandello, in «Uno, nessuno e centomila» parte proprio dal naso di Vitangelo Moscarda…

Appunto.

Anche lei ogni tanto si guarda allo specchio e trova il suo naso strano?

Il mio naso mi ha portato a identificarmi, prima ancora che in Pinocchio, giusto burattino, proprio in Cyrano de Bergerac. Certo, la mia non è una proboscide spropositata come quella del grande spadaccino, ma questa proboscide è il tratto distintivo di qualcosa che chiamano signoriltà, ma noi umilmente definiamo soltanto «naso grande»

Forse Buttafuoco non riuscirebbe ad affrontare da solo cento uomini, come si dice abbia fatto il signor di Bergerac nel dedalo di vicoli della Parigi seicentesca, ma sulla sua valentia come spadaccino della parola non si possono nutrire dubbi di sorta. Così come sulla sua romantica sicilitudine, che gli fa preferire le minoranze alle maggioranze. E da buon discepolo, anch’egli attende il fin della licenza per sferrare la stoccata decisiva.

L’intervista è anche nel video.

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