Freetime al Teatro Stalla, un gesto politico nello spazio senza compromessi di Matteo Latino

by Antonella Soccio

“Un mix di farsa arrabbiata, detective story, action movie e ruminazione filosofica”. Così hanno definito lo spettacolo teatrale Freetime, gli autori, i Fratelli Presnyakov e Gian Maria Cervo e il regista Pierpaolo Sepe, per la produzione Quartieri dell’Arte. La pièce è andata in scena con grande successo al Teatro Stalla Matteo Latino di Mattinata, l’anima culturale e ideale dell’Agriturismo Monte Sacro. Una esperienza fortemente voluta da tutta la compagnia e da Imma Latino, dal momento che alla preparazione dello spettacolo aveva lavorato anche il compianto attore e performer mattinatese Matteo Latino.

“Il percorso di questa commedia è iniziato con Matteo Latino- spiega a bonculture Gian Maria Cervo- i lavori preparatori avevano visto Matteo protagonista, è stato per noi un omaggio a casa di Matteo questo nostro ritorno al Teatro Stalla. Matteo mi aveva a lungo parlato di trasformare lo spazio della stalla in un teatro. Attrezzare un teatro non è la cosa più facile del mondo, richiede processi decisionali, risorse, è tutto molto complesso, però mi pare che più passano gli anni più l’immagine che Matteo aveva voluto dare al Teatro Stalla emerge con maggiore nitidezza. L’idea che aveva Matteo ora appare chiara”.

Qual era l’idea di Matteo? Cos’è il Teatro Stalla per un attore?

“Matteo era una persona molto ostinata, nel senso bello del termine, e poco incline al compromesso. Associare la sua identità ad uno spazio come il Teatro Stalla significava esprimere un non compromesso, cercare un processo creativo dettagliato. Il Teatro Stalla è uno spazio residenziale, dove è possibile definire ogni step del processo creativo. Penso che fosse questo il senso dell’impresa di Matteo, in uno spazio dove mancano le risorse, gli interlocutori giusti a livello istituzionale lui ha avuto un’idea fortemente rivoluzionaria, politica. Noi abbiamo fatto diverse azioni residenziali, come Quartieri dell’Arte lavorando su aspetti specifici del processo teatrale. Il Teatro Stalla svolge questa funzione. Per noi portare Freetime a Mattinata è stato un gesto di restituzione, abbiamo voluto far vedere il prodotto finito. Anche il nostro è stato un gesto politico, restituiamo a Matteo e alla sua idea di teatro quello che ci ha permesso di creare, in processo estremamente complesso. È una commedia scritta da 3 autori, un team di traduttori che traducevano in tempo reale, ci sono stati tante elementi di definizione del testo, c’è stato un lavoro di riflessione, di scambio e di reciproca struttura che è raro a livello italiano e internazionale”.

Che tipo di regia avete cercato per il vostro testo?

“Io ho voluto e chiesto ad uno specialista della nuova drammaturgia come Pierpaolo Sepe, che frequenta le nuove voci del teatro globale da 30 anni a questa parte, di confrontarsi con questo materiale e poi c’è stato un gruppo di attori che conosce la nuova drammaturgia che lo ha messo in scena. Sepe ha contribuito a creare un ensamble super curato: un risultato che è dovuto a tutti questi aspetti al processo creativo, ad una polifonia di voci, raggiungendo risultati di eccellenza, grazie anche alla costumista e scenografa tedesca”.

I costumi sono di fortissimo impatto, quanto è cercata e meditata questa scelta?

“Quello sui costumi è stato un dibattito portato avanti per mesi interi. Freetime è una specie di gran supermercato dove i personaggi sono dei consumatori incalliti, tutti consumano tutto, anche gli altri. L’idea è quella di un supermarket perenne a cui tutti siamo condannati”

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