Il Teatro Off/Off riapre con coraggio e responsabilità

by Claudia Pellicano

«Un applauso a tutti noi, perché siamo stati coraggiosi. Anche con le mascherine, siamo quelli di ieri, di oggi e di domani».

È con queste parole che Silvano Spada, direttore artistico del teatro Off/Off di via Giulia, inaugura la stagione 2021/2022, dopo la lunga clausura che ha privato pubblico e artisti di un’esperienza eterna e irrinunciabile che non morirà mai e che neanche una pandemia riuscirà a piegare. Spada è particolarmente orgoglioso del senso di responsabilità dimostrato sia dai teatri che dal pubblico, e di come il mondo della cultura stia assolvendo alla propria parte.

Al centro del programma la donna e il suo ruolo nella società di oggi e nella storia. In scena grandi protagonisti dello spettacolo italiano si alternano a giovani attori, autori e registi emergenti con l’obiettivo di sempre: proporre un teatro di rotture, aperture e differenze, interprete dell’attualità, per affrontare problemi nuovi, nuove prospettive, e produrre nuove atmosfere. Citando Shakespeare, occorre un rapporto diverso tra cultura e pubblico, tra il palcoscenico e la strada. Il teatro non deve piacere soltanto ad alcuni, ma conquistare e catturare l’attenzione dell’intero pubblico, rivolgersi a tutte le parti della società.

In cartellone oltre 50 spettacoli di prosa, eventi, festival del teatro americano contemporaneo, teatro per le scuole, festival drag, concerti a ingresso gratuito in collaborazione con il conservatorio di Santa Cecilia, incontri, presentazione di libri, e mostre. Un carnet ampio ed eterogeneo su temi che interessano la società e ai quali la politica dovrebbe prestare maggiore attenzione. In questo l’Off/Off conferma la propria vocazione a rappresentare una realtà inclusiva in un contesto in grado di celebrare il passato e di mantenere uno sguardo verso il presente e il futuro.

La stagione esordisce con un racconto a firma di Enrico Lucherini, prosegue on un tributo di Roberto Herlitza a Dante e con una serata dedicata a Émilie du Châtelet, a cui presterà corpo e voce Milena Vukotic. Solo per fare alcuni nomi, nella rosa delle proposte un omaggio a Paolo Poli, il ritorno di Maurizio Costanzo, due spettacoli a firma del direttore artistico e un a pièce di Giuseppe Manfridi su Pierpaolo Pasolini per celebrare, a cent’anni dalla nascita, un poeta insostituibile la cui assenza non fa che acuirsi con il tempo che passa.

Una menzione particolare va alla Fondazione Claudio Nobis, ideatrice del premio rivolto a un giovane attore o a una giovane attrice sotto i trentacinque anni votati dagli spettatori. L’istituzione, con il suo supporto, ha permesso che l’Off/Off, anche durante questi mesi di apnea, scongiurasse ogni ipotesi di cassa integrazione e continuasse a organizzare e produrre, per essere pronto al momento della riapertura. Riapertura che, nelle parole di Sabrina Alfonsi, è un ritorno alla vita. In questo modo l’arte diventa uno strumento per rielaborare questi tempi difficili.

Come l’anno scorso, la conferenza stampa si apre sulle note di One, la celeberrima colonna sonora di A chorus line, simbolo di un mondo dello spettacolo che deve restare unito. Tornano in mente le parole di Stanislavskij: «Noi artisti di teatro, noi che crediamo alla nostra arte e che viviamo solo per lei, in ogni parte del mondo, dovremmo riunirci e lavorare insieme».

Recitare, scrivere, dirigere, produrre rappresentano una forma di resistenza. Un canale di ribellione costruttiva, una salvezza, una forma di lotta giusta, all’appiattimento, alla solitudine, all’omologazione. Chi fa spettacolo, sa che non esistono alternative allo scambio tra pubblico e artisti. Abbiamo il desiderio di tornare a riconoscerci nel mito, guardarci allo specchio, fare delle scoperte su noi stessi e sugli altri, uscire dalla platea con la sensazione che qualcosa, dentro di noi, sia cambiato. Per questo è tanto importante il ruolo della cultura, quanto surreale la subalternità che assume in Italia. Per questo il teatro è necessario. Non c’è surrogato. Non esiste nient’altro.

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