“In ogni opera classica c’è qualcosa di attuale, se lo cerchi”. L’Eneide di Massimo Popolizio all’Anfiteatro di Lucera

by Gabriele Rana

In una società come la nostra, in cui la maggior parte delle notizie e delle opere di intrattenimento sono basate principalmente su un comparto visivo (basti pensare alle innumerevoli serie tv che guardiamo ogni giorno, oppure alle notizie che sul web sono sempre accompagnate anche da fotografie e video), sembra difficile potersi emozionare per uno spettacolo privo di scenografie e scene d’azione, ma basato soltanto sulla lettura di una parte di un poema antichissimo.

Sembra anche complicato poter immaginare quelle società orali e aurali, in cui le persone si emozionavano e si immedesimavano in storie che venivano cantate da aedi e cantori, senza però aver modo di vedere realmente le immagini di quel che veniva raccontato, usando soltanto l’immaginazione. Un’immedesimazione che di certo non è mancata all’Anfiteatro Augusteo di Lucera, quando per il terzo spettacolo a cura di PrimaVera al Garibaldi del direttore artistico Fabrizio Gifuni, in occasione della rassegna culturale Estate, Muse, Stelle, si è esibito Massimo Popolizio nello spettacolo La Caduta di Troia.

L’attore, regista e doppiatore che il grande pubblico non teatrale ricorderà ne Il divo di Sorrentino o in Io sono tornato, in cui interpreta Benito Mussolini, per non dimenticare la sua voce prestata ai personaggi di Lord Voldemort nella saga di Harry Potter e Scar nell’ultimo film de Il re leone, si è cimentato nell’interpretazione del secondo libro dell’Eneide, quello in cui Enea racconta a Didone la tragica fine della sua città: dall’inganno del cavallo, alla morte di Priamo e di sua moglie Creusa. Accompagnata dalle composizioni di Stefano Saletti e Barbara Eramo, capaci di riportarti con la musica in epoche remote, mentre il vento freddo delle sere di metà settembre faceva lamentare qualche signora tra le gradinate e la platea, la voce profonda e decisa di Popolizio riesce a riprodurre nella mente le immagini dell’opera virgiliana e quella stessa voce ha risposto ieri alle domande che bonculture ha posto in una veloce intervista poco prima dell’inizio dello spettacolo.

È giusto guardare alle opere classiche con lo sguardo dell’attualità?

In ogni opera classica c’è qualcosa di attuale, se lo cerchi. Più che attuale sarebbe meglio dire contemporaneo. Ci sono sempre dei riferimenti che si possono trovare, se non altro perché parlano della nostra memoria e non esiste un attuale senza una memoria. Questo non vuol dire che bisogna attualizzarle – ci dice ridendo – non significa fare l’Eneide vestiti come i profughi di oggi: se si parla di quelli di ieri vedrai che il rapporto con quelli di oggi arriva.

Quali sono quindi questi riferimenti?

Ce ne sono tanti. La città distrutta di Troia dagli aggressori rimanda alle città del Libano, della Siria, piene di morti e cadaveri, messe a fuoco: oggi si utilizzano le bombe, prima si utilizzavano altri metodi. L’altro legame con l’attualità è soprattutto il cavallo che in realtà è un grande inganno, accolto in città perché si pensava che desse dei benefici, ma ha portato solo alla distruzione e adesso pensa a Facebook o Instagram: credevamo che dessero dei benefici, poi abbiamo scoperto che ci fregano.

L’Eneide è un poema che tutti conosciamo dall’infanzia. Com’è cambiato il suo modo di approcciarsi all’opera? E ricorda la prima volta in cui ha sentito parlare per la prima volta di Enea?

A scuola come tutti, e come per tutti era molto noioso. Molti anni fa ho avuto la fortuna di leggere tutti i canti a Roma nei Fori di Traiano, dieci serate tutte diverse e questo mi ha dato la possibilità di ristudiare il poema. Io sono molto fortunato perché facendo l’attore devo sempre studiare, però mi pagano. Credo che fare l’Eneide sia doppiamente interessante dal punto di vista divulgativo sia perché fai qualcosa che non conosci, sia perché fai qualcosa per gli altri che invece la conoscono e se la sono dimenticata. È una specie di rispolvero di qualcosa che può far bene.

L’incontro tra due opere di età augustea: l’Eneide e l’Anfiteatro di Lucera, dove viene recitato il secondo libro dell’opera. Questa è la prima volta che lei vede questo anfiteatro, giusto?

Sì, per me è la prima volta. Mi sembra enorme e ha bisogno di qualcosa di molto più stabile, magari di una manifestazione che sia sempre presente. È un posto che va valorizzato e che richiede un certo tipo di spettacolo.

La caduta di Troia è uno spettacolo che produce immagini con la sua sola voce accompagnata da un sottofondo musicale. Quali di queste l’ha colpita di più?

Sono più immagini: quando l’eroe si trova in difficoltà, inevitabilmente arriva lo spirito di un morto, qualcuno dall’aldilà che gli dà consigli. Questa è una cosa che magari succedeva anche a noi, qui al Sud ci sono innumerevoli storie di questo tipo, però ce ne siamo dimenticati. Questa vicinanza ai nostri avi, a chi ci ha preceduto e voluto bene, che nel momento del bisogno accorre a darci aiuto, è una bellissima immagine.

Ci saranno altre tappe di questo spettacolo?

Saremo a Parma il 19, ma adesso devo scappare a prepararmi!

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