L’amore e il teatro contro il rancore e la rabbia della politica. I Comizi d’Amore della Bottega degli Apocrifi per la città che verrà

by Felice Sblendorio


L’immagine che annuncia alla città la nuova stagione del Teatro “Lucio Dalla” di Manfredonia è un urlo di gioia. L’urlo di gioia di Bakary per un bene comune che, dopo il silenzio obbligato della pandemia, ritorna a incontrare la sua comunità, il suo pubblico.

 Il teatro gestito dalla compagnia Bottega degli Apocrifi, ieri, ha presentato il primo atto di una stagione che sfida le incertezze pandemiche e si lancia in un’avventura fatta di 15 titoli per 23 spettacoli, 5 laboratori e 5 residenze artistiche. “Comizi d’amore” è il titolo della stagione 2021-2022. Per una festa del teatro e della musica, per il senso della politica, per la vita vissuta delle storie e per la voglia matta di una città sempre aperta. 

L’incontro di presentazione, programmato negli ultimi giorni di una campagna elettorale decisiva per le sorti della città, ha visto la presenza di cinque (su sei) candidati alla carica di sindaco. Nelle prime file erano presenti Giulia Fresca, Gaetano Prencipe, Gianni Rotice, Tommaso Rinaldi e Maria Teresa Valente. Una scelta non casuale, quella degli Apocrifi, per annunciare questa stagione. «Il teatro, citando Leo de Berardinis, è politico perché si occupa della polis, fa parte della polis», racconta a bonculture Cosimo Severo, regista della Bottega. «Abbiamo scelto questa data di presentazione perché crediamo che la cultura abbia la necessità di essere attenzionata, di circolare di più nella città, di essere raccontata e integrata anche nei programmi elettorali e nella discussione politica». 

La proposta teatrale, che nella città si è fatta anche sociale e politica, quest’anno si è ispirata ai Comizi d’Amore di Pier Paolo Pasolini«Il fatto stesso che la stagione si chiami Comizi d’Amore è emblematico», continua la drammaturga Stefania Marrone«Ho avvertito toni di rabbia in questo ultimo mese di campagna elettorale. Noi, però, vogliamo tornare a immaginare la politica, la polis e il teatro come un atto d’amore. Allontanandoci dalle urla concitate di questo periodo, con la nostra proposta teatrale vogliamo accendere un lumino di collettività fondato non sulla rabbia o sulla frustrazione, ma sull’amore». 

La stagione, presentata anche dai Commissari Piscitelli e Crea, dal presidente del Teatro Pubblico Pugliese Giuseppe D’Urso e da Mauro Bruno, dirigente della Regione Puglia al Dipartimento Turismo ed Economia della Cultura, comincerà ufficialmente domenica 21 novembre con l’arrivo del grande scrittore francese Daniel Pennac eil suo spettacolo “Dal sogno alla scena”. 

Il 21 novembre, se la città andrà al ballottaggio, sarà l’ultimo giorno senza una guida politica, dopo i lunghi anni di commissariamento per infiltrazioni mafiose. «Mi piacerebbe – continua Severo – che l’entusiasmo di questo periodo, fatto anche di parole grosse, di accuse e di follie, continuasse. C’è comunque una discussione. Questa città si addormenta e si distrae troppo facilmente, come gran parte dell’Italia. Ma in questo luogo, in questo piccolo angolo del Sud, bisogna riattivare continuamente l’attenzione. Spero che tutte queste proposte, questi candidati e questa moltitudine di gente che si è cimentata in questa campagna elettorale si possa in qualche modo organizzare per quartieri e in cantieri permanenti nella città. La politica, e i suoi amministratori, non devono mai avere pace. La città deve tenere d’occhio la politica e non deve lasciare mai da solo chi amministra»

In 15 anni, il lavoro di Bottega degli Apocrifi ha concretizzato numeri importanti: 30 spettacoli prodotti, più di 1.000 repliche, 1.600 giornate lavorative contributive, 100 giornate di spettacolo all’anno, l’incremento del pubblico al Dalla del 148% (circa 53mila spettatori), il 91% in più per gli abbonamenti, più di 2.500 spettacoli programmati, 200 mila adolescenti che hanno partecipato al Festival “Con gli occhi Aperti”. Uno spazio pubblico che ha generato cultura ed economie, attivando risorse e buona occupazione. La cooperativa, dal 2008 a oggi, ha veicolato sul teatro finanziamenti pubblici e privati per oltre 2.300.000 euro, decuplicando, per quasi dieci volte in più, l’investimento dell’amministrazione comunale. «Come compagnia abbiamo incontrato tutti i candidati. Abbiamo insistito con loro – continua Marrone – sull’importanza diuna rete fra pubblico e privato che può produrre e generareimpresa. Quello che è successo al Teatro Comunale può essere replicato anche in altri spazi pubblici, incentivando l’imprenditoria giovanile e la possibilità di qualificare organizzativamente e artisticamente altre realtà. In questi ultimi anni l’ago della bilancia è stato troppo spesso spostato sulla parte privata, quindi su di noi, ma crediamo davvero che questo modello possa essere un metodo virtuoso e vincente per fare impresa»

La realtà degli Apocrifi e del Dalla, che dal 2018 ospita in qualità di capofila il TRAC, il Centro di residenza teatrale della Regione Puglia, negli anni in città ha generato invidie e perplessità, nonostante l’indiscutibile qualità – riconosciuta a livello nazionale e internazionale – dell’operazione culturale portata avanti. Anche in questa campagna elettorale, infatti, nonostante l’apprezzamento pubblico da parte di tutti i candidati, inizialmente eranotrapelate idee alternative per l’uso e la gestione futura del teatro comunale. «In città credo che ci sia un esercizio faticoso da superare che è quello dell’invidia, confessaSevero«A Manfredonia mancano dei vecchi e dei veri maestri. Noi ci siamo ritrovati solo dei vecchi invidiosi.Con noi alcuni vecchi non sono stati e non sono gentili. Per fortuna, però, abbiamo dalla nostra un’altra parte di città. Personalmente, come teatrante, voglio essere una buona guida, senza frustrazioni o invidie, per le nuove generazioni. E non una guida solitaria, ma la guida di un gruppo di persone educanti, perchè da soli non bastiamo. Questo luogo può essere continuamente pensato come un luogo di tutti perché deve essere aiutato a restare aperto. Tutti ci possono stare, ma tutti devono fare la loro parte».   

La stagione, sostenuta anche dal Teatro Pubblico Pugliese e dal Presidente D’Urso, che ha consigliato ai candidati di non sottovalutare l’investimento in cultura per modificare e migliorare le sorti della città, continuerà con spettacoli di prosa, spettacoli per bambini (realizzati in collaborazione con Silac) e con le storie ad alta voce delle opere da tre soldi. «In questa stagione siamo molto presenti come compagnia. L’idea di esserci così tanto, dopo un momento di lungo silenzio, è stata quasi necessaria. Il nostro lavoro è fare teatro, il nostro modo politico di dire le cose e il nostro linguaggio è quello della pratica teatrale. Dopo tanto silenzio, abbiamo voglia di ritornare. Lo faremo ripartendo proprio dai racconti, che sono stati un po’ il nostro inizio: provare, rimettersi in scenaraccontare». 

Gli spettacoli, che accompagneranno il pubblico fino a febbraio in attesa di un secondo atto di stagione, comprendono – fra gli altri –  “Fantastico. La terza Repubblica della TV” di Gennaro Pesante, la nuova produzione degli Apocrifi in scena il 4 e il 5 dicembre, “Il mercante di Venezia. Crediti e debiti sentimentali”, “Racconto personale” con Mamadou Diakité il 23 e il 27 novembre, “Violino per un anno” di Fabio Trimigno il 14 dicembre, “Il malato immaginario” della Compagnia Catalyst il 16 dicembre, “In viaggio si diventa grandi” di Domenico Lamarca, Bruno e Aldo Gorgoglione il 22 dicembre, “Peter Pan” della Factory compagnia Transadriatica il 9 gennaio e “Le storie di Giovanni con la chitarra” l’11 e il 12 febbraio 2022. 

Teatro e operazioni culturali per pungolare la città, per interrogarla, per metterla di fronte a sogni e responsabilità, orizzonti e visioni. «Da tempo credo che a Manfredonia ci sia una città vitale sotto la cenere. Serve allora la buona politica per soffiare su quella cenere e per far accendere dei fuochi vivi. Nella nostra pratica teatrale non formiamo gli attori, ma proviamo ad accendere dei fuochi. Poi ci sono fuochi che si possono allontanare o spegnere, ma questo credo che sia il motore giusto. La politica si deve fare motore di un cambiamento: un cambiamento possibile», conclude Severo

Stefania Marrone, invece, alla vigilia del voto del 7 novembre augura alla città una nuova fase civile e umana, fatta di lentezza e cura. «L’augurio alla città è che non rincorra la patina facile della soluzione immediata, del far funzionare tutto e subito. Spero in una città che non abbia paura di cadere, di sbagliare, di inciampare. Sogno una città che, un pezzo alla volta, sia in grado di incastrare tutti i suoi ingranaggi per ricostruire e ricostruirsi».

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