Le «Parole adatte» negate a Michele Murri. La compagnia di Luca De Filippo rende omaggio al genio di Eduardo con «Ditegli sempre di sì»

by Enrico Ciccarelli

«Ditegli sempre di sì» è una commedia in due atti di Eduardo De Filippo che fa parte della «Cantata dei giorni pari», ma che per lo sguardo amaro sulla condizione umana ha più di una parentela con la successiva «Cantata dei giorni dispari». Scritta nel 1927 da Eduardo per il fratellastro Vincenzo Scarpetta, allora suo capocomico, ma portata al successo cinque anni dopo dallo stesso Eduardo insieme a Titina e Peppino con la compagnia «Teatro Umoristico I De Filippo», mette in scena in toni farseschi, ma con un forte retrogusto drammatico, la follia di Michele Murri, anima ingenua e turbata che dopo un anno di segregazione in manicomio (Franco Basaglia era di là da venire) cerca di reinserirsi in società, fra persone ignare della sua patologia, con l’aiuto della sorella vedova, Teresa.

Ma sulla sua strada c’è l’ostacolo insormontabile di un mondo che non usa «le parole adatte», che lo confonde in un gioco di iperboli, metafore ed eufemismi nelle quali la sua mente si smarrisce. L’impianto è scarpettiano, tributario a sua volta di Feydeau, del vaudeville e di quella commedia degli equivoci che da Plauto ai giorni nostri è sicura compagna delle risate.

L’allestimento andato in scena al «Giordano» di Foggia nell’ambito della stagione di prosa allestita in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, recava il sigillo di garanzia della Compagnia di Luca De Filippo; il figlio di Eduardo prematuramente scomparso fu il protagonista, quarant’anni fa, di una delle ultime regie dell’autore di «Filomena Marturano».

Parliamo, come si può capire, di eccellenza del teatro partenopeo, che in una storia vecchia di quasi due secoli ha sempre trovato il suo principale punto di forza non solo nella straordinaria qualità dei protagonisti, ma anche e soprattutto nell’elevatissimo standard di eccellenza dei comprimari.

Bravissimi, ad esempio, Antonio D’Avino, nel ruolo di Giovanni Altamura, e Nicola Di Pinto, efficacissimo Vincenzo Gallucci; sorprendente per versatilità Paola Fulchini, nel doppio ruolo della cameriera Checchina (che all’esordio fu interpretata nientemeno che da Tina Pica) e di donna Saveria Gallucci. Ma bene anche Federica Altamura (Evelina), Vincenzo Castellone (Ettore), Viola Forestiero (Olga), Vincenzo D’Amato (il medico Croce) e Gianni Cannavacciuolo (Attilio Gallucci).

Sugli scudi gli interpreti dei tre ruoli principali: la deliziosa Carolina Rosi, compagna d’arte e di vita di Luca De Filippo mantiene in perfetto equilibrio il non facile personaggio di Teresa Lo Giudice, la sorella del protagonista, alternando con mano esperta note ilari e note dolenti. Andrea Cioffi, trentaduenne napoletano è un magnifico attor giovane nel ruolo dello squattrinato poeta Luigino Strada (il momento in cui declama la sua lirica «Ora mistica» con le petulanti ed esilaranti interruzioni del protagonista è di assoluta goduria). Nel ruolo di Michele Murri Tony Laudadio (subentrato quest’anno a Gianfelice Imparato) evita la doppia tagliola dell’impensabile raffronto con Eduardo e della ricerca pretestuosa di innovazione a ogni costo. Il poliedrico artista casertano (oltre che attore di vaglia è anche musicista e scrittore) lavora molto sulle sfumature del testo, dando al suo personaggio una coloritura più bonaria di quanto non fosse in Eduardo e in Luca, che però risulta pienamente centrata.

L’elegante regia di Roberto Andò, maestro indiscusso della scena teatrale e cinematografica italiana (sua la sceneggiatura e la regia del recente e bellissimo «Stranezza») colloca l’azione del primo atto in uno di quegli interni napoletani sempre in bilico fra decoro borghese e disagio economico, e il secondo, a villa Gallucci, ricostruendo in modo filologico le indicazioni di scena. Molto interessante -e dal nostro punto di vista apprezzatissimo- il richiamo verdiano all’ouverture della «Forza del Destino», l’opera-feuilleton che il grande compositore inscenò per lo Zar.

Un Teatro «Giordano» più pieno del solito ha mostrato di apprezzare questo allestimento prestigioso, con la presenza di ben dodici fra attrici e attori, le belle scene di Gianni Carluccio e gli eleganti costumi di Francesca Livia Sartori. Una sera di grande teatro, come Eduardo comanda

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