“Lo spazio delle relazioni” della compagnia Sonenalé: la «densità emotiva» dei corpi sul palco crea un patto di fiducia

by Agnese Lieggi

Lo spazio è l’ambiente in cui la fisica classica studia il moto dei corpi. Lo spazio è un’entità indefinita e non limitata che contiene tutto…

Ed è proprio lo spazio il perno su cui ruota la performance Lo spazio delle relazioni della compagnia Sonenalé, in scena presso Rigenera, Laboratorio Urbano di Palo del Colle, il 24 ottobre, all’interno della rassegna a Maglie Larghe, curata da Factor Hill. Lo spazio delle relazioni è una performance incentrata sull’analisi dello SPAZIO e delle sue RELAZIONI, studia quanto di più puro lega l’essere umano allo spazio, indaga sull’espressione delle nostre emozioni e la nostra prossemica all’interno del posto che occupiamo.

Quando assisti all’evento ti interroghi su tutte queste dinamiche sulle distanze, da quel momento in poi la riflessione penetra nel tuo pensiero e si fa veicolo delle tue suggestioni.

Riccardo Fusiello e Agostino Riola, hanno realizzato la performance mettendo in scena verità. Infatti, hanno aperto il palcoscenico a 10 persone convocate attraverso una CALL lanciata tempo prima dalla compagnia e hanno analizzato lo spazio delle relazioni, misurando su palcoscenico, con metro alla mano, lo spazio occupato dai parteciparti che si spostavano, guidati in scena, dalla voce narrante di Riccardo Fusiello. Riccardo era presente fisicamente e in incipit ha spiegato al pubblico, che lo spettacolo faceva riferimento alla classificazione della distanza umana e alla regolazione dei rapporti interpersonali teorizzata dal sociologo Edward Hall, che individua quattro distanze prossemiche di distanza umana: la zona intima (tra 0 e 45 cm) che caratterizza i rapporti stretti; la zona personale (tra 45 e 120 cm) la distanza utilizzata dagli amici; la zona sociale (tra 120 e 350 cm) quella dei rapporti più formali; la zona pubblica (oltre i 350 cm) quella utilizzata per le relazioni pubbliche. La performance era perfettamente inserita in uno spazio urbano molto fluido e accogliente, in cui luci e musica hanno collaborato a rappresentare la densità emotiva delle relazioni.

Facciamo qualche domanda a Riccardo Fusiello, per maggiori dettagli.

Come nasce Lo spazio delle relazioni?

Lo spazio delle relazioni nasce da un’intuizione, quella di voler sperimentare le relazioni umane attraverso lo spazio che occupano e provare a rendere visibile, in negativo, quegli spazi tra un corpo e l’altro, tra una persona e l’altra che in apparenza sembrano vuoti e che invece sono attraversati dal traffico di emozioni che io ho definito “densità emotiva”.

Il progetto nasce in Danimarca nel 2014 grazie ad una residenza coreografica. Sono partito con l’idea di creare uno spettacolo con dei danzatori professionisti sulla consistenza dello spazio nelle relazioni, appunto, e sono tornato con il desiderio di lavorare con le “persone”, con un campione umano più vario possibile (per età e provenienza sociale, culturale…) e che cambiasse ad ogni replica. Questa formula ha fatto in modo che di fatto si crea un processo di moltiplicazione all’infinito di relazioni, emozioni, spazi e corpi nuovi con cui ogni volta ci troviamo a lavorare.

Com’è stato lavorare con persone che non conoscevi e che tipo di rapporto si è instaurato?

La performance prevede che per ogni replica vengano selezionate 10 persone tramite una call che parte qualche settimana prima.

Ad ogni replica mi trovo a lavorare con persone diverse con cui in due giorni si instaura un rapporto di fiducia reciproco che ci porta ad andare in scena insieme – io con loro.

Quando si è in scena si instaura sempre un patto di fiducia con chi è con te, una sorta di tacito accordo di aiuto, soccorso e comprensione…evidentemente questo meccanismo scatta subito tra i partecipanti e viene restituito in scena.

Questa performance, questo progetto, ha i suoi lati oscuri e di rischio proprio perchè, al netto di un format stabilito e di un canovaccio drammaturgico, solo la sera dello spettacolo si vede quello che succede e lo si vede direttamente in scena. Non c’è la possibilità di correzioni, aggiustamenti quindi si è in scena con tutte le possibili sbavature del caso ma anche con la ricerca della spontaneità del momento…di quell’ hic et nunc che è l’essenza della nostra vita ma che spesso dimentichiamo tra la contemplazione del passato e la continua programmazione di un futuro. In scena i partecipanti sono lì in quel momento e solo allora hanno una sola possibilità – rispondendo istintivamente con il loro corpo – di reagire agli stimoli esterni. Questo dà a tutti loro e alla performance un senso di “urgenza” di “stare all’erta” e vivere almeno per il tempo della performance quegli attimi di vita più a pieno possibile.

Che funzione ha avuto la musica scelta?

Il lavoro sulle musiche è stato molto importante. Con Agostino Riola – che da dramaturg mi ha assistito nella costruzione delle mie suggestioni – abbiamo scelto musiche che da una parte evocassero in maniera plausibile l’ambiente di una immaginaria balera dove queste relazioni potessero accadere e dall’altra avessero la capacità di descrivere visivamente diversi tipi di contatti e approcci spaziali tra i performer – ballerini.

Pensi che lo spazio delle relazioni sia alterato dopo questo momento storico? Qualche partecipante ha voluto indossare la mascherina durante la performance?

Come ha scritto il critico Walter Porcedda su Gli Stati Generali (nella sua recensione al pezzo) questo lavoro “è stato profetico come solo gli artisti sanno esserlo”.

Il lavoro ha debuttato nel 2017 misurando spazi che nel 2020 sarebbero saltati agli occhi di tutti. Nell’ottobre 2020 coraggiosamente Massimo Mancini, direttore artistico di Sardegna Teatro, ci ha commissionato una versione “Covid” del lavoro in cui solo i congiunti potevano toccarsi veramente, gli altri dovevano rispettare in scena il “distanziamento sociale” imposto dalle restrizioni.

Il lavoro è andato in scena accolto dallo stesso calore di sempre e anzi rafforzato dal vedere in scena persone che volevano toccarsi, che si sforzavano il più possibile di arrivare all’altro ma mantenendo quel distanziamento imposto dalla legge ma che spesso il cuore avrebbe annientato con un abbraccio.

In questa replica a Palo nessuno dei partecipanti ha fatto alcun riferimento all’uso di mascherine o distanziamento…e noi li abbiamo lasciati liberi di fare proprio come avviene ogni giorno nelle nostre vite, per strada… proprio perchè questa performance ha nella sua essenza il cercare di essere uno specchio, sotto i riflettori, della realtà.

Sono previste altre date dello spettacolo?

Dopo anni in giro per L’Italia finalmente quest’anno il lavoro è tornato in Puglia grazie all’inserimento nel cartellone del XXV Festival Castel dei Mondi di Andria nel settembre scorso e ora accolta dalla rassegna A Maglie Larghe.

Abbiamo molte realtà interessate al lavoro sia per la sua versatilità sia per la contemporaneità del tema trattato ma non date definite anche perchè prossimamente saremo impegnati con la tourneè di LASCITI. Questo nostro ultimo lavoro ha debuttato ad ottobre 2020 al Festival DAB – Danza a Bari – e dopo una versione site specific a luglio, ad inizio Novembre sarà a Caserta e poi a dicembre in Svizzera nella prestigiosa stagione del LAC di Lugano.

Foto di Saverio Corriero

Sonenalé è una compagnia diretta da Riccardo Fusiello, coreografo e danzatore, e da Agostino Riola, regista e performer. Formazioni ed esperienze che provengono da linguaggi differenti, che attraversano la danza, il teatro e si aprono alle suggestioni dell’arte contemporanea, si integrano in un approccio alla creazione che non predilige un genere specifico, ma che parte dal corpo e dalle sue molteplici possibilità di espressione. Fondata a Milano nel 2012, in pochi anni la compagnia ottiene prestigiosi riconoscimenti e collaborazioni in Italia e in Europa: Aarhus Performing Arts Centre – Danimarca, Centro Danza Canal – Madrid, Anticorpi XL – network giovane danza d’autore, E45 Napoli Fringe Festival – Fondazione Campania dei Festival, Movin’Up – Giovani Artisti Italiani e Ministero Beni e Attività Culturali.

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