Nunzia Antonino e le storie necessarie di donne. «Maria Teresa Di Lascia racconta il nostro Sud»

by Daniela Tonti

Qua non è permesso a nessuno di essere meglio degli altri … Al Nord no! Al Nord è un’altra cosa: là se sei capace ti sostengono, ti fanno studiare, ti mandano in America! Qua se provi a tirare la testa fuori dal sacco sei finito”.

Sono passati quasi trent’anni da quando l’autrice di Passaggio in ombra vinceva il premio Strega. Maria Teresa Di Lascia morì giovanissima, stroncata da un tumore l’anno prima del conferimento del premio al suo unico romanzo, divenuto in brevissimo tempo un caso editoriale.

A lei è dedicato l’ultimo appuntamento di Letture d’agosto, il 13 agosto a Bovino. A dare voce al romanzo ci sarà Nunzia Antonino, con la regia di Carlo Bruni.

Nunzia Antonino da anni ha una missione: dare voce alle donne, portando in scena le loro storie. Da Ada a Lucrezia Borgia a Elsa Schiaparelli a Eleonora Pimentel Fonseca che continua a girare con successo da oltre dodici anni.

L’intervista.

Nunzia Antonino lei sceglie sempre i progetti a cui partecipare con molta cura e in questo caso è stata folgorata da Maria Teresa Di Lascia, è così?

Io ero in tournee ancora con Lenor, lo spettacolo su Lucrezia Borgia quando mi contattò Lea Durante dicendomi che pensava alla mia voce mentre rileggeva alcuni passaggi del romanzo. Io devo dire la verità, non conoscevo Maria Teresa Di Lascia. Era una figura che mi era sfuggita. Quindi come prima cosa cerco le prime pagine del romanzo e incomincio a leggere e rimango talmente colpita e affascinata da questo stile, dalle parole di questa donna, che cerco subito il libro e continuando la lettura rimango sempre più rapita.

Cosa l’ha colpita?

E’ un romanzo che racconta il nostro Sud che in molte parti è rimasto ancora lo stesso, un Sud che ha dei retaggi profondi che sono difficili da cancellare. Mi colpì moltissimo il prologo in cui lei dice che è rimasta in questa casa da sola, in una casa piena di vecchi vestiti, di pezze.

“La casa è piena di pezze.”

Esattamente. Lei parla di pezze e dice che la casa è piena di queste pezze e ora ha la libertà, essendo rimasta sola, di girovagare e recuperare queste pezze e quando morirà ritroveranno tutte queste scatole piene di queste pezze. Mi colpì moltissimo. Anche a me piace molto indossare vestiti che hanno una storia e l’ho subito sentita mia.

Spesso mi capita nella vita un libro che arriva al momento giusto. Non sapevo se accettare all’inizio ma ho sentito che questa storia mi apparteneva.

E’un romanzo in cui ci sono moltissimi temi profondi. I temi della famiglia, il Sud degli anni ‘50 , le famiglie bigotte ma piene di intrighi, di figli “bastardi” – come li chiama lei  – cioè di figli illegittimi che tengono molto al nome “famiglia” e poi figure femminili meravigliose.

Donna Peppina, questa zia che acquisita in seguito, Anita sua madre.

Anche il tema della maternità è molto forte.

Il tema della maternità è da subito raccontato attraverso una serie di figure che sviscerano un mondo complesso, intricato di storie famigliari e così profondamente vicino a noi, a quello che anche io ho vissuto nella mia adolescenza. E me ne sono totalmente innamorata. Poi ci sono delle digressioni filosofiche sulla malattia e sulla morte che costituiscono delle riflessioni universali di altissimo livello. È un bellissimo romanzo di sapore antico. La storia è avvincente poi c’è questo mondo che gira intorno ai protagonisti.

E gli uomini che posto hanno in questo mondo?

La Di Lascia racconta una società patriarcale, dove gli uomini, “non sono cattivi”, fa dire ad uno dei personaggi, ma fatui e feroci. Superficiali e irresponsabili, aggiungo io.

Le donne rappresentano il legame, la fedeltà, la durata.

Il romanzo mi ha fatto venire in mente il film I basilischi, esordio di Lina Wertmüller. Film che amo molto ambientato a Minervino Murge. Il ritratto di una società apatica e provinciale, che non riesce ad evolversi da se stessa.

Come si è approcciata?

Ho scelto dei passi da leggere per creare una serata che abbia una organicità e con me ci sarà Michele Rampino un fisarmonicista. La fisarmonica tra l’altro è uno strumento citato nel libro che racconta come la mamma di Francesco di sera organizzava fuori nell’atrio serate di musica e di danze. Ho sentito che questa storia mi apparteneva profondamente. Ho cercato di trovare una unità in questo breve tempo, estrapolare alcune figure tra cui questa donna Peppina che nega l’evidenza e nega la realtà e resta fuori da tutto quello che la disturba. Estrapolerò qualche altra figura e chiuderò questo primo studio. Un primo studio che mi piacerà approfondire.

Lo spettacolo si avvale della preziosa collaborazione del grande drammaturgo Carlo Bruni.

Carlo Bruni è sempre presente. Io curo molto il lavoro di ricerca ma a un certo punto arriva lui che cura la regia dei lavori e la messa in scena, mi rivede il testo perché ha una capacità di sintesi che io non ho. Io continuerei all’infinito, lui ha questa capacità di concretizzare. In questi ultimi giorni curerà anche questa lettura.  

Lei è una delle più grandi interpreti impegnate a restituire autenticità alla voce e alla storia delle donne.  E’ quasi una missione la sua, un impegno civile. Quanto è lunga la strada?

Io credo ci sia tantissima strada da fare ancora, anche se negli ultimi anni c’è una sensibilità e un ascolto differente, più attento.  

Credo che sia importante fare bene questo mestiere, scegliere storie necessarie e farlo con grande onestà e questo porta dei risultati. Eleonora è diventata una parte di me stessa e continua a girare e sono dodici anni che la porto con me. Poi Elsa Schiaparelli, un’artista conosciuta ancora troppo poco che ha cambiato la moda nel mondo e solo recentemente se ne ricomincia a parlare.

Ho aperto queste “danze di conoscenza” e l’ultima è Lucrezia Borgia duchessa di Bisceglie, che è il paese dove sono nata. Una figura che mi ha accompagnata dall’infanzia. C’è un palazzo che si dice ancora essere “il palazzo di Lucrezia Borgia”, dove probabilmente lei non è mai arrivata. C’è tutta una leggenda intorno a lei e abbiamo scoperto una figura di donna straordinaria.

Dopo Bovino?

Il 19 sarà a Bisceglie alle Vecchie Segherie Mastrototaro. Mi piacerebbe approfondire questa figura, una donna attivissima anche dal punto di vista politico e vorrei trarne un lavoro ampio e portarlo in giro perché avendola scoperta penso sia giusto farla conoscere a chi non la conosce ancora.

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