Ottimo esordio per la stagione del Teatro della Polvere. «Andy e Norman» diverte e convince

by Enrico Ciccarelli

«Andy e Norman» è il titolo italiano di «The Star-spangled Girl» (letteralmente «la ragazza stellata», ma il riferimento è alla bandiera statunitense), una commedia agrodolce che Neil Simon scrisse nel 1964 e sbarcò a Broadway due anni dopo con Anthony Perkins, Richard Benjamin e Connie Stevens come interpreti. Perché «agrodolce»? Perché il geniale commediografo newyorchese l’aveva in realtà scritta due anni prima, al tempo della rivolta di Berkeley (ricordate «Fragole e sangue»?), quando la guerra del Vietnam, la battaglia per i diritti civili e l’incipiente Sessantotto lacerarono verticalmente la società americana. Non per caso la commedia è ambientata nella liberalSan Francisco, con i due amiconi criptogay creativi e alternativi in rapporto con la vicina patriottica e tradizionalista.

Nella traduzione e negli allestimenti italiani (il primo nel 1986, per la regia dell’ex-Giancattivo Alessandro Benvenuti) l’elemento comico la fa da padrone, con una ambientazione nel nostro Paese un tantino pretestuosa (perché in realtà le caratterizzazioni e gli stilemi restano quelli americani) e un’accentuazione degli elementi melò rispetto a quelli più sottilmente perfidi della scrittura di Simon.

È il registro seguito anche dal foggiano «Teatro della Polvere», che ha inaugurato la sua stagione, nell’accogliente spazio di via Parisi, con un allestimento di notevole gradevolezza affidato alla regia di Mariangela Conte (con Aldo Bux a luci e audio). Prima dello spettacolo la neopresidente del Associazione Teatro della Polvere Marianna Bonghi ha illustrato i programmi del cartellone, che alterneranno produzioni e ospitate (e di cui naturalmente Bonculture darà puntuale riscontro).

Tornando alla commedia, il plot è quello di un gioco a tre, che coinvolge il poliedrico scrittore Norman (un Luca Citarelli sorprendente per talento e versatilità), il suo cinico e un po’ sgangherato agente letterario Andy (un Tony Mancini da applausi, malgrado qualche occasionale difetto di dizione) e lei, la ragazza stellata, la nuotatrice olimpionica Sophie Ross, resa in modo molto pregevole da Deborah Carlucci (e pazienza se le note di copione le impongono di parlare con un accento americano che crea ogni tanto effetti alla Stanlio&Ollio). Gli altri personaggi, l’esigentissima milf signora Macchinini, padrona di casa che esige da Andy prestazioni da gigolò a pena di sfratto, il terribile creditore Francovich, che minaccia di far pestare i due per le insolvenze, il muscoloso tenente Grant, ufficiale dei marines con cui Sophie si appresta a convolare a nozze, sono solo evocati, spesso in improbabili e divertentissime conversazioni telefoniche.

I tre attori mostrano non solo piena padronanza del copione (indice di regia accurata), ma anche una grande disinvoltura nell’occupare lo spazio scenico (una specie di living con scrivania, dove lo scrittore esprime il suo talento con velocità inferiore a quella che gli altri personaggi vorrebbero) e una evidente diligenza nel rispetto dei tempi di dialogo (e se credete che sia una cosa facile non avete mai provato a fare teatro). Il plot è divertente, con quella tenerezza che istintivamente destano, dalla Bohème in poi, tutte le opere che mettono in scena artisti squattrinati e giovani; l’allestimento ben realizzato, l’interpretazione più che sufficiente… Il risultato è un’ottantina di minuti spensierati e gradevoli che conservano le caratteristiche migliori dell’amatorialità, ma senza sconto alcuno all’impegno e alla fatica di tutti i partecipanti (ci sono e si vede).

Un buon viatico per la nuova stagione di una realtà teatrale che è forse tra le più recenti, ma anche fra le più interessanti della nostra città. Ad maiora.

Nel video l’intervista a Mariangela Conte

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