Peachum, un’opera da tre soldi coast to coast. Papaleo e Paravidino sulle tracce di Brecht

by Enrico Ciccarelli

Sarà anche –come dice lui- fuori dalla sua comfort zone, ma vestito di umiltà se la cava benissimo, Rocco Papaleo, protagonista e centro di gravità permanente di Peachum, la pièce che l’irrequieto autore e regista ligure Fausto Paravidino ha scritto ispirandosi molto liberamente all’Opera da tre soldi, il testo più noto di Bertolt Brecht, celeberrimo anche per le musiche di Kurt Weil.

Lo spettacolo arricchisce il cartellone del Teatro Pubblico Pugliese e dopo Lecce e Foggia andrà in scena a Barletta, Taranto, Putignano e Canosa. Paravidino, nel suo rapporto con il capolavoro brechtiano, evita la duplice insidia della filologia e della mera attualizzazione. È una rappresentazione generosa alla ricerca dell’antagonismo perduto: generosa nelle intenzioni eversive, nella miscellanea di recitazione e musiche punkeggianti, nella gentile disponibilità del regista e di tutti gli attori a incontrare il pubblico (con Roberto Galano a menare le danze in Sala Fedora).

Il plot degrada il sulfureo Mackie Messer a skinhead sentimentale e tonto, che il coltello, beninteso, ce l’ha e lo usa. Lo interpreta lo stesso Paravidino, a nostro sommesso avviso in modo meno indovinato di come scrive, allestisce e dirige. D’altronde non è facile reggere il confronto con un attore di vasto talento e collaudata esperienza come Papaleo.

Il personaggio dell’eroe eponimo Jonathan Geremia Peachum permette al mattatore di sciorinare una perfetta alchimia di disumanità contabile e sofferenza umana, successo imprenditoriale e fallimento familiare. Il resto del cast è di livello medio alto: irresistibile la svampita Costanza di Marianna Folli, signora Peachum di platinato cinismo ed acume; seducente e convincente Romina Colbasso, nel dare vita a Polly, rampolla Peachum, ventisettenne dal cuore adolescente e ingenuo, ancora più tonta del nazista di cui si innamora; bella, grintosa e pienamente in parte Elisabetta Mazzullo, che in queste repliche ha intepretato la sindaca Rosalba, combattuta fra dovere e amicizia. Da applausi la versatilità di Daniele Natali e Federico Brugnone, impegnati in più ruoli e funzioni. Sì, perché l’allestimento di Paravidino è una gran prova di macchineria teatrale, con fondali calanti e cambi di scena a vista di grande complessità e perfettamente eseguiti. Il testo è fantasioso, brillante, con idee decisamente affascinanti. Insomma, vale decisamente il prezzo del biglietto. Anche se magari non costa tre soldi come voleva Brecht.

Nel video le dichiarazioni di Papaleo e Paravidino

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