Sabina Guzzanti, in teatro l’ennesima conferma del suo talento e del suo impegno

by Claudio Botta

Non ha mai amato e non ama le etichette, Sabina Guzzanti, i ruoli nei quali eccellere ma nei quali rischiare di rimanere intrappolata. E’ stata (ed è) una fuoriclasse della satira, un baluardo dell’impegno politico e la protagonista di tante lotte nelle quali ha svegliato tante, troppe coscienze sopite e denunciato malcostumi imperanti ed orrori dei potenti di turno, esponendosi sempre in prima persona e pagandone un conto salatissimo. E quando (praticamente sempre) la censura ha cercato di limitare il suo raggio d’azione, il suo talento, la sua capacità di analisi e di racconto, il suo non arrendersi sono stati declinati in altre espressioni altrettanto potenti: con ‘Draquila. L’Italia che trema’ ha raccontato il marcio, i colossali affari alimentati dal terremoto che ha devastato un Abruzzo poi colpito a morte anche dalla cattiva politica e dalla pessima amministrazione (uno splendido esempio di giornalismo d’inchiesta dopo ‘Viva Zapatero!’); ‘La trattativa’ ha fatto conoscere a un pubblico sempre più numeroso -dopo anni di passaparola e proiezioni quasi carbonare- una delle pagine più oscure e terribili della storia del nostro Paese, il rapporto tra la mafia delle stragi e lo Stato. Il suo rapporto con la televisione sempre più controverso, una parentesi sul web col Tg Porco per mettere alla berlina un’informazione asservita e desolatamente superficiale, un romanzo d’esordio 2119. La disfatta dei Sapiens profetico e ricco di spunti suggestivi, e la conferma della capacità di mescolare abilmente i generi e di spaziare tra toni differenti, di sapere far ridere e riflettere con ANonniMus. Vecchi rivoluzionari contro giovani robot, un futuro che è già presente grazie all’avvento e al cattivo utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (AI).

Il suo ultimo lavoro Le verdi colline dell’Africa, sempre scritto da lei e interpretato con Giorgio Tirabassi, ha fatto tappa a Manfredonia al teatro ‘Lucio Dalla’ sold out (il quinto di nove appuntamenti finora) nell’ambito di ‘Futura’, la stagione di prosa organizzata dal Comune di Manfredonia, dal Teatro Pubblico Pugliese e dalla Bottega degli Apocrifi.Un’ora e mezza di divertimento e considerazioni amare e stimolanti, di provocazioni e scoperte, di metateatro (nell’accezione di ‘meta’ come ‘mutazione, metamorfosi’) e di realtà piena di contraddizioni, confini sempre più labili tra le opportunità e gli incubi. Loro sono due attori in scena che non seguono una trama apparente, non recitano lo spettacolo dal titolo ingannevole per gli spettatori, impegnati in una sorta di tiro alla fune tra la volontà di compiacere e quella di essere sé stessi. Viene continuamente citato sin dalle primissime battute Insulti al pubblico di Peter Handke, un classico del teatro contemporaneo e il testo più dissacrante dello scrittore austriaco premio Nobel per la letteratura nel 2019 (tra mille polemiche per la sua condanna dei bombardamenti Nato su Belgrado nel 1999 e il discorso funebre tenuto in occasione dei funerali di Sdlobodan Milosevic nel 2006), ma la Guzzanti non riprende il testo risalente al lontanissimo 1966: ne prende semplicemente spunto per dare vita con il suo partner in scena a una panoramica sull’essere attori, essere cittadini, essere persone non schiave della tecnologia e dell’algoritmo, non piegate dal conformismo e da un pensiero unico che limita l’espressione e la partecipazione e impone l’autocensura senza più nemmeno il bisogno di ricorrere alla censura. Voci registrate portano in sala contestazioni, proteste e insulti, e alimentano continui ed esilaranti giochi delle parti tra i due mattatori dal feeling rodato.

Al termine, una piacevole appendice, con Sabina Guzzanti pronta “a saltare la cena” e incontrare il pubblico nella chiesa San Francesco da Paola (appuntamento rientrante in ‘Artisti di stagione’, la serie di incontri post spettacolo con gli attori e i registi del cartellone teatrale), stimolata dalle domande e delle considerazioni della professoressa Silvia Mei dell’Università degli Studi di Foggia e di Stefania Marrone, codirettrice e drammaturga del Teatro Bottega degli Apocrifi. Una cornice insolita e piacevole, con un’ulteriore spiegazione dei tanti sottotesti legati all’opera, l’avversione per la dipendenza da social e la pericolosità e distanza al tempo stesso dall’intelligenza artificiale, la scelta di Tirabassi non programmata in fase di scrittura ma che rispondeva pienamente alla ricerca di un contraltare più serioso e tuttavia credibile anche per sense of humor.

Un’ulteriore tappa di un percorso perennemente in salita e ricco di insidie e trappole, ma affrontato con coraggio, determinazione e consapevolezza. Senza nostalgie di sorta, e senza rinunciare e abdicare a pensare e manifestare il suo pensiero con tagliente ironia e disarmante lucidità. Un percorso che non ha lasciato, non lascia e non lascerà mai nessuno indifferente.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.