“Satellite of Love – La teca”: Anne Riitta Ciccone racconta il “ti amo” vissuto come soluzione alla solitudine

by Claudia Pellicano

Esseri umani come pianeti che ruotano uno vicino all’altro, è così che Anne Riitta Ciccone immagina e racconta il rapporto di coppia. Due individui che gravitano, si attraggono e si respingono a vicenda, in una serie di dinamiche in cui chiunque abbia vissuto una relazione d’amore è in grado di riconoscersi.

La sfida di ogni storia è di trovare il giusto equilibrio, laddove anche il minimo cambiamento o un’adorazione sviscerata per proprio partner possono trasformarsi in una trappola e produrre conseguenze devastanti.

Il debutto di Satellite of Love – La teca al teatro Off/Off di via Giulia vede alla regia Lorenzo d’Amico De Carvalho e come protagonisti dei giovani attori neo-diplomati al Centro Sperimentale di Cinematografia: Maria Vittoria Casarotti Todeschini, Gianvincenzo Pugliese, Giorgia Spinelli e Gabriele Stella. Anne Riitta Ciccone ci racconta come sia nata l’idea per questo spettacolo:

L’ho scritto più di vent’anni fa, mi era stato proposto di scrivere qualcosa sull’amore, sulla coppia; poiché l’avevo sentita come una richiesta irritante (essendo un’autrice donna, a me era stato chiesto un testo sull’amore, ai miei colleghi argomenti diversi, da giovane diffidente lo avevo vissuto come un luogo comune), ho deciso di scrivere un testo sul non-amore, o meglio, su quanto un «Ti amo» possa essere una ricerca di soluzione a tutti i costi alla solitudine, una gabbia, quando il rapporto è incentrato su un gioco “idolatrante/idolatrato”. Essere chiusi nella teca protettiva dell’amore di un altro sembra renderci forti, diventiamo tutto il mondo per qualcuno quando per il mondo non siamo nessuno, ma questo ci trasfigura, ci porta fuori dalla realtà, e chi idolatra, l’apparente vittima, perde il contatto con il mondo se fa di una persona sola un oggetto di culto. Volevo dimostrare, nella formula della coppia “Uno” e “Due”, che possono essere interpretati da una coppia mista, o da due donne, o due uomini, non importa di quale età o estrazione sociale, razza o religione, come la dinamica non cambi di una virgola; infatti il testo, nelle rappresentazioni messe in scena da Lorenzo d’Amico De Carvalho in quattro rappresentazioni in cui, appunto, le coppie cambiano, non cambia.

È inevitabile che una storia d’amore, anche la più felice, porti con sé una componente di dolore?

Se non si accetta che una coppia non è la somma di due metà ma la moltiplicazioni di due interi, sì. L’amore non è una soluzione alla solitudine, non deve, l’amore è un turbo all’esistenza di una persona che sa bene che è nata sola e morirà sola, ma che può camminare a fianco di qualcuno che vede il mondo come lei in maniera cooperativa e complice.

Trovi che oggi, nel rapporto di coppia, sussistano delle dinamiche diverse rispetto al passato?

No, si finge di sì, ma abbiamo solo cambiato nome a certe dinamiche.

Probabilmente non esiste un approccio univoco alla scrittura; il consiglio migliore che io abbia mai sentito a proposito è di «ingurgitare un’intera biblioteca»- in sostanza,  formarsi prima come lettore. Tu come ti poni di fronte alla concretizzazione di un’idea? Hai un metodo, una routine e dei punti di riferimento letterari? Cosa consiglieresti a chi intendesse intraprendere questo mestiere?

Io ho ingurgitato intere biblioteche perché, da quando ho imparato a leggere, sono diventata lettrice compulsiva. Da piccola ero molto attiva, oggi direbbero ipercinetica, e curiosissima, così, per non annoiarmi, soprattutto quando ero costretta a casa, leggevo molto. Ho anche il dono della lettura veloce, per cui facevo disperare i miei, perché chiedevo libri continuamente, così mio padre, che aveva una intera collezione Urania e libri di fantascienza, mi ha fatto divorare i suoi. Mia nonna, che era una donna molto colta, mi passava romanzi forse troppo maturi per la mia età, e così ho letto di tutto. Fino al Liceo leggevo romanzi, poi ho scoperto i saggi, e da allora leggo perlopiù saggi perché ho gusti difficili in termini di narrazione. Ho passione per la Filosofia – infatti ho preso la Laurea in Filosofia – la Psicologia e la Fisica, soprattutto la meccanica quantistica (forse nata dalla mia infanzia di letture e film Sci-fi) e osservo molto gli altri, l’animo umano. Da tutto ciò nasce la mia scrittura. Chi ha talento per la narrazione, che è un istinto e un’urgenza, non si chiede se debba farlo e come; se se lo chiede, la sua è una posa ed è affascinato dall’idea di sé come scrittore, o regista, ma non ha ricevuto il dono dagli dei. Intendo, magari riesce bene come può riuscire male, ma di sicuro alla mia età e vita di osservazione alle spalle ho capito che il narratore nasce narratore, è una missione e non c’è niente che possa fermarlo in questo perché non è un bisogno, è la sua natura.

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