“Senza di me”, il Teatro dei Limoni affronta Eugène Ionesco, dopo tanto teatro dell’assurdo

by Antonella Soccio

Ultimo appuntamento con la stagione teatrale GIALLOCORAGGIOSO 18/19 del Teatro dei Limoni a Foggia, con “Senza di me”, liberamente tratto da “Il Re muore” di Eugène Ionesco, con Paola Capuano, Francesca De Sandoli, Christian di Furia, Stefano Dragoni, Roberto Galano, Giuseppe Rascio, Maggie Salice con i costumi di Vize Ruffo, le scenografie di Francesco Petrone e Michela Casiere, per l’adattamento e regia di Roberto Galano.

In scena il 13 Aprile 2019, ore 21 al Teatro Umberto Giordano, in accordo col Comune di Foggia e col Teatro Pubblico Pugliese, fuori abbonamento. Uno spettacolo importante, un debutto, a cui il Teatro dei Limoni tiene molto e che rientra nella grande settimana culturale foggiana e pugliese del Medimex.

– Crede di essere il primo a morire.

– Ciascuno è il primo a morire.

 Cosa succede quando tutto finisce?

Eravamo gli attori principali o solo comparse del film che abbiamo vissuto? E soprattutto: la storia che stavamo raccontando smette di esistere? E gli altri, cosa siamo per loro? Una realtà che dà sicurezza a cui non voler rinunciare?

Oppure la nostra resa è vista come una nuova occasione per poter ricominciare?

Eugène Ionesco scrive questo testo in forma teatrale probabilmente perché consapevole che il teatro faccia da specchio alla realtà, alla vita. L’opera rientra nella corrente detta “dell’assurdo” ma, a ben vedere, tocca le corde profonde della realtà, della vita di ciascuno di noi, della necessaria consapevolezza della fine.

Intrisa di una leggerezza che sfiora il grottesco, piena di rabbia e rimpianto, ma anche di una dolcezza e malinconia che forse ognuno di noi ha visto negli occhi di chi sta abbandonando questo mondo. Il suo mondo.

“Anche la più piccola formica si agita e si dibatte, rifiuta di accettare la fine, non è naturale morire, giacché ella non vuole.”

Ci chiediamo: cosa accadrà al nostro mondo, alle persone che amiamo? Chi si prenderà cura di loro, come potranno continuare ad esistere… senza di me?

– È sempre così quando un universo finisce.

– il Re muore. Viva il Re!

Noi di BonCulture in attesa di assistere allo spettacolo grottesco, abbiamo intervistato il regista Roberto Galano.  

Galano, è la prima rappresentazione per la vostra compagnia di teatro dell’assurdo? È la prima volta che vi cimentate con Ionesco?

Sì, non avevamo mai rappresentato Ionesco, ma al teatro dell’assurdo ci eravamo già arrivati tanti anni fa. Viaggio nei caotici stati d’animo, Finalmente Godot o Allegro con rancore, sono annoverabili, come scritture di nuova drammaturgia, ad un’idea del teatro dell’assurdo.

Tanti attori in scena, in un momento in cui a teatro sembra prevalere, col teatro civile, il one man show, con l’attore solo in scena nuda. Come hai incastrato i tuoi attori?

Sono sei sette anni che giro con l’uomo solo in una scena scarna. Teatro Civile è una parola così abusata, ghettizzante, il teatro tutto è civile, o è civile solo perché affronta dei temi moderni o di attualità?

Ionesco con il Re muore che è l’opera da cui abbiamo tratto Senza di me parla della morte, della fine della vita, dei ricordi, della non accettazione della fine, di rimpianti. Cosa c’è di più attuale. È una bufala parlare di teatro civile. Il teatro è teatro, l’unica differenza che mi piace fare è buon teatro e cattivo teatro, nessun’altra.

Ci sono tanti attori in scena perché l’opera li prevede ed è un lavoro corale, nel quale ci divertiamo anche tanto. Il lavoro fatto sul testo è un lavoro di destrutturazione del testo. La componente grottesca che c’è tra le righe l’abbiamo fatta venire molto di più a galla, ci si diverte molto durante tutto lo spettacolo, perché si parla di un’assurdità, la fine della vita e la sua accettazione. I toni drammatici non avrebbero fatto altro che incupire un discorso già di per sé un po’ cupo. Invece lo sdrammatizziamo e ci giriamo un po’ intorno per arrivare ad un momento che non direi drammatico, ma sicuramente intenso.

Quanto è abituato il pubblico al teatro contemporaneo?

Il nostro pubblico è abituato al teatro contemporaneo da sempre, anche se ci piace spaziare e andare a pescare nei grandi classici shakespeariani, ma Shakespeare è moderno. Il nostro pubblico è abituato al nostro linguaggio, i giovani sono molto attratti da questo linguaggio. Non facciamo altro che continuare il nostro lavoro che è portare il teatro contemporaneo nel territorio, avvicinare il pubblico al teatro. L’opera di Ionesco il re muore è la meno rappresentata, le altre sono più didascaliche.

È un’opera assoluta, bellissima, andava affrontata.

Ritieni che le nuove piattaforme web abbiano modificato la fruizione e l’occasione d’uso del teatro?

Non vedo come Netflix niente possa sostituire lo spettacolo dal vivo perché il teatro esiste e continuerà ad esistere per sempre, le piattaforme possono essere un buon mezzo di divulgazione del teatro, possono arrivare ad un pubblico che magari non si avvicinerebbe mai. Il teatro non può morire, forse le piattaforme, la televisione può morire, ma non il teatro.

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