Solo posti in piedi sul palco dell’Impertinente. Una Laura Formenti in grande spolvero per la stagione di stand-up comedy della compagnia foggiana

by Enrico Ciccarelli

Se nel nome c’è il destino, come dicevano i nostri maggiori, non è strano che la Piccola Compagnia Impertinente, nel suo piccolo, accogliente e versatile spazio di via Castiglione a Foggia, abbia scelto di dar vita per il secondo anno consecutivo a una serie di spettacoli di stand-up comedy, l’ultimo dei quali ha visto ospite una strepitosa Laura Formenti.

Anche se molti pensano che questo genere di comicità «in piedi» sia di recente fattura, le sue radici risalgono quanto meno agli anni Ottanta del XIX secolo, quando il comico Charlie Case diventa una star del vaudeville negli Stati Uniti. E risale al 1895 il primo monologo comico di una donna, la mitica antesignana britannica Beatrice Herford. Da allora questo tipo di performance irriverente, sboccata, trasgressiva, piena di doppi sensi a sfondo sessuale, ha attraversato e incrociato molte storie, da quelle dei celeberrimi Jerry Lewis e Bob Hope, al maudit Lenny Bruce eternato da Dustin Hoffman in una fantastica pellicola diretta da Bob Fosse.

In Italia il genere ha preso piede in modo robusto a partire dagli inizi del millennio, e può contare su una leva di attori e di attrici davvero bravi. Il pubblico foggiano aveva già potuto apprezzare molto Pietro Sparacino, davvero eccezionale nell’improvvisazione e nel coinvolgimento del pubblico. Rispetto a lui Laura Formenti ha messo in scena uno spettacolo maggiormente strutturato, che utilizza in parte i cavalli di battaglia del suo repertorio (impossibile resistere a certe battute leggendarie, come quella sul cunnilingus) ma soprattutto li assembla in un esilarante ordito autobiografico,

«Drama Queen» (questo il titolo dello spettacolo) consiste in novanta minuti senza pause, con l’autoritratto di una semiquarantenne che vive a Milano («il posto ideale per sentirsi inadeguati») dalla precaria vita relazionale, alle prese con piccoli e grandi tormenti di una vita in spazi ridotti (con gli infami letti a soppalco, nemici di qualsiasi lussuria), con l’ottusa inconoscibilità del mondo maschile e i cromosomi nordici di una madre tedesca e un padre bresciano. 

I testi sono eleganti anche quando parlano delle peggiori sconcezze, la timbrica e il registro espressivo della voce semplicemente perfetti, con un’ottima padronanza dei tempi di pausa e dei momenti in cui bisogna interrompere il flusso narrativo per un rapido scambio con il pubblico (ma «questa non è un’assemblea di condominio» dice allo spettatore troppo zelante che vuole prendersi spazio eccessivo). Belle gambe, occhi chiari, bionda senza averne l’aria (cit.) Formenti è comedian, ma anche attrice (e autrice) a tutto tondo; non fosse per le sliding doors delle occsioni e delle opportunità, saremmo curiosi di vederla in un ruolo drammatico.

Ma per questo ci sarà tempo; la mutazione è nelle sue corde (in uno dei suoi monologhi d’esordio confessava il suo desiderio di provare a essere uomo, anche per scoprire «com’è avere torto»). Non cambieranno di sicuro, però, la straripante energia e la garbata cortesia che la caratterizzano. Ad maiora, Laura.

Ha collaborato Valentina Chiango

Nel video le interviste a Laura Formenti e a Pierluigi Bevilacqua, della Piccola Compagnia Impertinente

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