Teatro dei Limoni: storia di un sogno coraggioso in una città diffidente

by Germana Zappatore
tdl

Si può fare. Lo sanno bene quelli del Teatro dei Limoni. Tant’è che questa frase campeggia nell’angolo bar del foyer, di fronte all’entrata, come fosse un mantra da tenere sempre a portata di mano (e di vista), e probabilmente anche a mo’ di avvertimento per chiunque varchi la soglia del teatro di via Giardino a Foggia. Sì, perché il Teatro dei Limoni nasce da un manipolo di ragazzi che ha creduto nel teatro come mestiere in un periodo e in una città in cui questa forma di arte non veniva considerata come professione, ma al massimo come un hobby da coltivare a tempo perso e determinato.

“All’inizio – ha raccontato a ‘BonCulture’ il direttore artistico Roberto Galano – è stato faticoso farci prendere sul serio e avere una mano per uno spazio tutto nostro. Quando sentivano che volevamo aprire un teatro ci guardavano con stupore e poi ci consigliavano amichevolmente di aprire una pizzeria perché con quella sì che avremmo avuto di che campare”.

Ma Roberto, Leonardo Losavio (violoncellista e attore), Antonio Catapano (musicista e compositore, oggi anche editore della ‘Nowhere Books’) e Giuseppe Rascio (attore e mimo) avevano capito che la città non voleva un’altra pizzeria, ma aveva bisogno di un teatro differente, che non fosse soltanto quello in vernacolo. Così, dopo i primi anni “in appoggio” al Piccolo Teatro di Enzo Marchetti, tra mille difficoltà sia economiche che culturali la compagnia ha trovato una sede stabile (anche se da rimettere completamente a nuovo!) e ha dato a Foggia il suo primo spazio teatrale off. E quest’anno la compagnia ha tagliato il traguardo della dodicesima stagione indipendente dall’emblematico titolo ‘GialloCoraggioso’.

Oggi il nome Teatro dei Limoni è sinonimo di garanzia: è uno dei 10 teatri off più importanti d’Italia, nonché uno dei 5 che funziona meglio dal punto di vista di pubblico, produzione, educazione al teatro e corsi (anche se Galano vorrebbe uno spazio più grande per ospitare più gente e tenere contemporaneamente laboratori e prove degli spettacoli). E lo confermano non soltanto le stagioni da sold out, le fortunate tournée in giro per l’Italia e i numerosi premi vinti dalle produzioni made in TdL. Da molti anni, infatti, sono numerose le compagnie che fanno nuova drammaturgia che vogliono portare i propri lavori nel piccolo spazio di via Giardino.

“All’inizio le compagnie non si fidavano – ha ammesso il direttore artistico – e dovevamo pregarle per venire perché non credevano possibile l’esistenza di uno spazio off a Foggia. Con il tempo le cose sono cambiate, siamo diventati un nome e oggi sono loro a chiedere di venire. Questo ci dà grande soddisfazione: è la prova che abbiamo fatto un buon lavoro nonostante i molti errori”.

Nonostante ciò, la compagnia non ha mai dimenticato gli inizi difficili, gli anni in cui la gente storceva il naso quando sentiva dire “faccio l’attore di mestiere”. E così, come fa un genitore amorevole con i propri figli, oggi Roberto Galano e i suoi cercano di dare ai ragazzi che hanno talento (e magari non le possibilità) proprio ciò che loro non hanno avuto: la fiducia e l’appoggio. Tant’è che nel corso degli anni la compagnia si è arricchita di nuovi membri che si sono formati proprio all’interno dei laboratori del TdL, e il prossimo 13 aprile porterà in scena ‘Senza di me’, un’opera ispirata a ‘Il Re muore’ di Ionesco e nata durante il laboratorio di un paio di anni fa.

Ma non solo. Galano ha una idea folle in testa.

“Se dovessi riuscire a rifare il N.U.D.I. Festival (Nuove Drammaturgie Indipendenti) – ha anticipato a ‘BonCulture’ – voglio farlo diventare un festival con un premio di produzione minimo economico riservato agli over 35 che oggi sono letteralmente lasciati soli. Voglio che i teatranti che hanno superato i 35 anni e sono abbandonati in giro per l’Italia portino qui dei progetti validi e che abbiano anche un appoggio economico. Così come abbiamo fatto con i ragazzi dei laboratori cercando di dare loro tutto quello che noi avevamo avuto”.

Un fiume in piena che non le manda a dire sulla gestione di certi spazi teatrali cittadini che lui vedrebbe coordinati diversamente oggi che la città di Foggia “grazie ai teatri off sta affinando il gusto e riesce a vedere chiaramente la differenza tra professionisti e improvvisati”.

“Oggi il Teatro del Fuoco è una cattedrale nel deserto – ha detto – un contenitore che non ha contenuti, non ha un’anima, uno stile, un’identità, una personalità. Viene usato per fare delle rassegne di poco conto ed è un peccato perché è fatto bene. Potrebbe diventare un centro di formazione se dato nelle mani di persone capaci, ovvero di teatranti. Grazie ai teatri off che fanno formazione e non hanno mai abbandonato il pubblico, oggi ci sono ragazzi che si svegliano la mattina e dicono a se stessi ‘posso fare l’attore e posso formarmi qui’”.

Insomma, il risveglio culturale c’è, ma c’è ancora tanto da lavorare. Perché “15 anni di rifiorire del teatro e della cultura non possono colmare decenni e decenni di nulla”.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.