Alessio Gallo, dai Quartieri Spagnoli a Gomorra fino a L’Amica Geniale. “Non è stato facile trovare le emozioni di Michele Solara”

by Michela Conoscitore

Alzi la mano chi non avrebbe voluto essere al posto di Lila, quando Michele Solara si è palesato a casa sua, nella famosa scena dello spioncino, andata in onda nelle ultime puntate de L’Amica Geniale. La serie è terminata da poco, in un certo senso è tempo di bilanci e a proposito, sicuramente il personaggio di Michele è tra quelli che, in questo secondo capitolo della storia, si è evoluto maggiormente e ha mostrato di sé aspetti e lati in ombra che nella precedente stagione, magari, erano stati solo accennati.

A portare sullo schermo il ‘peso’ di essere Michela Solara, è l’attore napoletano Alessio Gallo: già molto apprezzato nella serie di successo Gomorra, Alessio ha affrontato questa nuova stagione de L’Amica Geniale con una grande responsabilità sulle spalle, ovvero quella di dare un’anima al ‘cattivo’ della serie. Sembra una banalità scriverlo, ma interpretare parti come queste non è affatto semplice perché il pericolo in cui un attore potrebbe incorrere sarebbe quello di non dare il giusto spessore al personaggio, che non incarna unicamente le brutture di una determinata realtà, ma racchiude anche un macrocosmo personale, di accadimenti e sentimenti, che lo segnano.

bonculture ha intervistato Alessio Gallo per parlare delle sue precedenti esperienze attoriali, delle emozioni che ha percepito interpretando Michele Solara e di Napoli, la città che è tra i protagonisti indiscussi della serie, seppur con la sua presenza sommessa.

Alessio, quando e come è iniziata la tua carriera di attore?

È iniziata per puro caso, quando lavoravo ai Quartieri Spagnoli. Una casting director venne a fare la spesa nel negozio dei miei zii, e mi notò. Mi chiese se avessi voluto fare un provino per un film, io in quel momento mi sentii un attimo interdetto, perché la sua proposta mi aveva spiazzato. Comunque, accettai il provino e dopo mesi di selezioni e preparazione sono stato scelto per il film di Leonardo di Costanzo, L’intervallo. Un anno dopo la fine delle riprese, il film è stato presentato, fuori concorso, alla 69esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Praticamente ho sognato tenendo, però, i piedi per terra.

Poi è arrivato il ruolo in Gomorra…

Gomorra è stato il mio terzo progetto importante: inizialmente, avevo sostenuto i provini per la parte di Genny Savastano, e arrivammo in finale io e Salvatore Esposito. Il regista Stefano Sollima scelse Salvatore, però lui si prese la briga di telefonarmi personalmente per ringraziarmi del lavoro che avevo portato avanti in quei mesi, con i provini, e aggiunse: “Alessio, abbiamo apprezzato il tuo lavoro, e abbiamo deciso di assegnarti un altro ruolo”.

Il primo giorno di set de L’Amica Geniale, quali sono state le tue sensazioni, cosa hai percepito?

Venendo da un set famoso come quello di Gomorra, e avendo un briciolo di esperienza, ho avuto la consapevolezza del lavoro che stavo intraprendendo. Arrivare su un set che è stato costruito dal nulla, guarda è una cosa che ti spiazza ma allo stesso tempo ti da soddisfazione. Forse è il lavoro più importante che ho fatto, finora. Mi sono sentito un po’ come Alice nel Paese delle Meraviglie: stavo realmente sognando ad occhi aperti! Ricordando sempre che questo è un lavoro che ti regala molte soddisfazioni non all’uscita del film, e le persone ti fanno i complimenti, ma soprattutto quello che rimane a noi attori a livello umano e di rapporti che si stringono sul set. Noi de L’Amica Geniale siamo, ormai, una famiglia ed è stato difficile lasciare il set l’ultimo giorno di riprese della seconda stagione. Ho cercato di non piangere per l’emozione. All’inizio ti trovi a lavorare con persone che sono degli estranei, poi inizi a rapportarti e nascono dei sentimenti: non siamo dei mercenari, gli attori vivono di emozioni. Recitare ne L’Amica Geniale è stato un qualcosa di molto appagante e gratificante.

Invece, quali sono state le tue emozioni, rispetto al personaggio di Michele Solara, quando hai letto i libri di Elena Ferrante?

La scena che più mi ha colpito, nei libri, è quella di quando Michele arriva ad Ischia, e scopre il tradimento di Lila e Nino Sarratore. Leggendo, mi sono ritrovato a tremare per la tensione, perché è una scena molto forte. Avevo paura di non riuscire a trasmettere l’effetto che il libro, con le parole, ottiene…

Ci sei riuscito alla perfezione!

Grazie! Credimi, all’inizio della seconda stagione, quando abbiamo iniziato a studiare e preparare tutte le scene, io mi sono trovato molto in difficoltà, e ti dico la verità ho pianto per paura, pensavo di non riuscire a farcela. Però, grazie ad Antonio Calone, che è stato il mio primo coach nel film L’Intervallo, mi ha aiutato tanto a far fuoriuscire oltre alla crudeltà e la cattiveria di Michele, anche il suo lato sensibile e umano. Perché Michele un lato umano ce l’ha, anche se lo nasconde bene. Credo di esser riuscito a portare a casa il risultato, sono soddisfatto anche per il lavoro svolto col regista Saverio Costanzo. È stata una mia gratificazione personale, perché magari le persone sapendo che provengo dall’esperienza di Gomorra, pensano mi risulti facile interpretare il cattivo. Invece non lo è, come non è semplice trasmettere quel minimo di emozione che si nasconde dietro il personaggio di Michele, e dell’amore che prova per Lila.

Il regista Saverio Costanzo ha affermato che la parola chiave di questa seconda stagione è Evoluzione. Allora, come si è evoluto il personaggio di Michele?

Quello che mi diceva sempre Saverio era che dovevamo ‘trovare’ Michele, dovevamo andare oltre quella personalità arrogante e spudorata e svelare le sue debolezze, e tra queste c’è ovviamente l’amore per Lila. È racchiusa tutta lì l’evoluzione del mio personaggio. Quindi Michele, in questa stagione, doveva essere crudele ma, allo stesso tempo, debole e quindi attaccabile. Nella prima stagione, dato che si dimostra spietato, Michele è inattaccabile. In questo secondo capitolo doveva uscire fuori quella sensibilità, quell’emozione che lo doveva diversificare dalla prima stagione.

Michele è quello che più sovverte gli equilibri della storia: lo potremmo definire, appunto, il ‘cattivo’ della serie. Però è un cattivo un po’ diverso, come hai detto Michele dimostra di avere un’anima. Come hai fatto a riportare questa caratteristica nella tua interpretazione?

È servita molta preparazione, e tanta fiducia da parte dei nostri coach che ci hanno aiutato coi personaggi. Michele cerca sempre di non mostrare la sua sensibilità, perché lui crede che quando ci si mostra deboli, è la fine. Quindi devo ringraziare, oltre a Saverio Costanzo che è stato un maestro, anche Antonio Calone perché mai come in questa stagione, mi sono trovato in momenti di grande difficoltà. In privato, ho chiamato spesso Antonio perché, col suo aiuto, avevo bisogno di trovare questo equilibrio tra il Michele Solara perfido, e quello innamorato di Lila.

Napoli e L’Amica Geniale: dalla lingua ai paesaggi, la città è una presenza costante nella serie TV, anche se non è ‘presenzialista’. Qual è il peso della napoletanità nella fiction?

Napoli è fondamentale ne L’Amica Geniale: è l’unica serie girata interamente in napoletano, e dove hanno dato spazio a noi giovani attori di questa città. Dalla sceneggiatura ai costumi, dietro c’è una preparazione impeccabile e dettagliata. Non è stato solo un lavoro di attori e regista, per rendere la napoletanità è servito un lavoro di gruppo. La vittoria della serie è un risultato di tutti, dal cast alla troupe tecnica. Come ti dicevo prima, ad un certo punto ci siamo sentiti legati come una famiglia. L’Amica Geniale non avrebbe senso senza Napoli, perché racconta quelle sfumature di una città nostalgica e passata, che adesso non esiste più. All’epoca c’era molta violenza, soprattutto domestica, tra genitori e figli. I genitori si imponevano su di loro, ordinando chi sposare per esempio, o quale lavoro fare. La serie racconta una Napoli diversa da quella di oggi.

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