Euphoria, l’ottovolante emozionale dalle tinte forti della generazione Z

by Nicola Signorile

Ah, i giovani d’oggi. Quante volte abbiamo sentito l’espressione adoperata, di volta in volta, per affibbiare a teenager, o giù di lì, qualunque genere di nefandezza. Le cose non miglioreranno con l’arrivo in Italia, su Sky Atlantic e Now Tv, della serie del momento che ha fatto scandalo negli Stati Uniti con un punto di vista provocatorio sulla generazione Z.

Di certo, Euphoria, serie in 8 episodi ideata da Sam Levinson, figlio di Barry, il regista di Rain Man e Sleepers, per il network Hbo liberamente ispirata a una serie israeliana (come altre serial di successo come Homeland e In Treatment) non potrà lasciarvi indifferenti: estetica estremamente cool, colonna sonora perfetta curata dal producer Labrinth (con, tra gli altri, Madonna, Beyoncè, Randy Newman, lo stesso Labrinth, Megan Thee Stallion), Drake tra i produttori e una teen star come Zendaya, protagonista e voce narrante delle vicende di un gruppo di liceali alle prese con traumi, violenze, droghe (quante droghe!), sesso piuttosto sfrenato, famiglie disfunzionali.

Euphoria seduce e respinge, non conosce mezze misure: ci spiattella in faccia la tossicodipendenza della protagonista Rue che, reduce da un’estate in rehab, torna dal suo pusher bambino per comprare le sostanze preferite. La confezione impeccabile fa da disturbante contraltare a una narrazione lisergica, in cui la pornografia è compagna di viaggio quotidiano e non si può fare a meno delle app di dating; in una scena Rue spiega le regole per giudicare come si deve le foto di peni che le ragazze abitualmente ricevono sul proprio smartphone.

La provocazione è un elemento chiave per entrare nel mondo di Euphoria, che apparentemente potrebbe sembrare una serie per adolescenti, ma che può facilmente diventare un manuale d’istruzioni per adulti, o almeno per quelli di loro che riescono ad andare oltre la prima puntata. Molto criticata negli Stati Uniti per aver reso l’intera operazione troppo sexy,  quindi a rischio emulazione. Sky, come Hbo in America, ha scelto di accompagnare la visione con messaggi al termine di ogni puntata rivolti a chi “sta vivendo problemi di dipendenze o situazioni di disagio” con relativo link per ricevere informazioni e supporto. Non è una novità: era già avvenuto per 13 Reasons Why, la serie Netflix incentrata sul suicidio di un adolescente. In effetti le scene di “sballo” o di sesso sono curate nei minimi dettagli, così come tutto il resto: il montaggio, i costumi e il look dei personaggi, le ambientazioni, i colori accattivanti, la fotografia, la già citata soundtrack.

Euphoria è un mosaico sensuale che pecca per eccesso. Eccesso di peni esibiti, di droghe, di depressione, di adulti che adescano adolescenti online. Di tutto questo sono protagonisti esseri umani che si affacciano alla vita con un bagaglio troppo ponderoso di dolore e malinconia, per non parlare della consapevolezza incredibilmente precoce dei meccanismi di seduzione e di utilizzo del proprio corpo come merce. Eccessi che a tratti hanno il sapore dell’autocompiacimento e della voglia di stupire a tutti costi lo spettatore attonito, se genitore, persino sconvolto. Mettiamola così: se Euphoria è un ritratto fedele degli adolescenti americani, Houston, abbiamo un problema!

Prendiamo la storia di Kat, in principio la classica amica in sovrappeso. È ancora vergine, una delle poche all’East Highland. Si è fatta un nome in rete scrivendo racconti erotici, in particolare una fan fiction che fantastica su una relazione tra Harry Styles e Louis Tomlinson degli One Direction, mostrando i due alle prese con il sesso orale: cosa che ha scatenato l’ira dei due cantanti e dei di loro fan che hanno avviato una petizione per eliminare la scena incriminata. Quando finalmente Kat perderà la verginità a una festa, la sua prima volta finirà su youporn. Ma se vi aspettate l’ennesima tirata sul cyberbullismo, siete fuori strada: dopo l’iniziale smarrimento, la giovane curvy sfrutterà la situazione a suo vantaggio trasformandosi, con sfrontato opportunismo, in una valchiria mangiauomini. Il suo personaggio, interpretato da Barbie Ferreira, alla spericolata scoperta del proprio potere sessuale, è uno dei punti di forza del cast. Un gruppo di giovani attori in cui la bellissima attrice e cantante Zendaya (presto la vedremo nel nuovo Spider-Man: Far from Home) si muove da interprete consumata, facendo ciao con la manina alle serie e ai film per Disney Channel che l’hanno resa famosa negli States. Il teen drama con la serie di Levinson vive una maturazione, probabilmente una mutazione definitiva, allontanandosi alla svelta dagli adolescenti di 13 contenente già alcuni dei temi qui affrontati, ma che ora sembra un antipasto light alla visione di Euphoria.

La macchina da presa si muove veloce, scandendo accelerazioni e brusche frenate nelle vite di Rue e dei suoi amici, tra un amplesso al luna park e un trip da Fentanyl. Le droghe hanno il loro fascino ed Euphoria non finge che non sia così, senza dimenticare di mostrarne gli effetti devastanti sul corpo e sulla psiche dei ragazzi. La voce di Rue all’inizio di ogni puntata ci accompagna nelle vite di ognuno dei personaggi principali; spesso ci aiuta a capire le ragioni di quello che accade loro, non risparmiando colpi alla società americana alla deriva e a famiglie che, dietro apparenze irreprensibili, celano violenze e soprusi. Le sequenze drammatiche tuttavia si alternano a momenti più leggeri e divertenti, soprattutto quando origliamo le chiacchiere su sesso e dintorni del gruppo di amiche o nei rari attimi di serenità della protagonista in compagnia della madre Leslie e della sorellina tredicenne Gia. Scampoli di dolcezza e romanticismo fanno capolino, grazie al rapporto tra Rue e Jules, l’amica appena trasferitasi in città.

Il personaggio interpretato dalla modella attivista transgender e attrice esordiente Hunter Schafer è uno dei punti di forza di Euphoria. La chimica tra le due teenager è evidente dalla prima puntata, sebbene la figura angelica di Jules sia esibita da subito nella sua ricerca spasmodica di identità, nell’esplorazione bulimica del suo corpo e della sua sessualità. Sulla sua strada dovrà confrontarsi anche con Nate Jacobs, il quarterback della locale squadra di football, arrogante, violento, un perfetto stereotipo da liceo americano. Ma come per tutti i personaggi di Euphoria, anche il bel liceale con problemi di gestione della rabbia incarnato da Jacob Elordi è figura più complessa di quanto appaia a prima vista. Lo scopriamo presto attraverso l’amore tossico con la sua Maddy, le malcelate confusioni sessuali e le scoperte fatte dal Nate bambino sul computer di suo padre, l’inquietante Cal, uno dei notabili della città.

Una ennesima virata sorprendente per Hbo che fa centro con un’opera coraggiosa, di grande impatto visivo e dall’altissimo valore formale. Un altro tassello di qualità nell’offerta d’eccellenza del network che richiama alla memoria il cinema di Harmony Korine e Larry Clark come The Rules of Attraction di Roger Avary, tratto dal romanzo di Bret Easton Ellis. A volte si potrà avere la sensazione di assistere a un lungo videoclip, un ottovolante emozionale in cui le tinte forti prevalgono decisamente,  ma la scrittura solida e la complessità dei personaggi lasciano il segno. Fatte le dovute avvertenze, Euphoria è una serie da non perdere.

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