Firefly Line, l’estate che imparammo a volare: due amiche possono essere anime gemelle per sempre

by Molly Clauds

Chi di voi ha la stessa amica del cuore dall’adolescenza alla vita adulta? La straordinarietà della serie Netflix “Firefly Line”, che in italiano riprende il titolo del romanzo di Kristin Hannah, edito da Mondadori nel 2014, da cui è tratto “L’estate in cui imparammo a volare” e la cui seconda e ultima stagione è stata lanciata sulla piattaforma alla fine di aprile 2023, sta nella unicità dell’amicizia tra due ragazze e poi donne, le amiche Tully e Kate, che si sostengono nelle difficoltà e nei momenti più belli grazie al legame profondo che le unisce dall’età di 13 anni fino ai 44 anni.

Per molte di noi l’amicizia al femminile segue fasi della vita, con dei cambi di rapporti e affinità. Ricordo tutte le mie amiche speciali: quella dell’età scolare fino al liceo, la briosa compagna di università partenopea e non fuori sede, la confidente futura psicologa, la partner di viaggi e scorribande culturali, la ritrovata amica di classe, la collega e socia.

Nella serie scritta dalla showrunner Maggie Friedman, già autrice di cult come Dawson’s Creek e Le Streghe dell’East End, Tully Hart e Kate Mularkey, interpretate da Katherine Heigl e Saeah Chalke da adulte e dalle giovani Ali Skovbye e Roan Curtis da ragazzine, tutte le versioni dell’amicizia, come per l’Amica Geniale ma con meno invidie e rivalità, si condensano in un’unica persona, che è anche anima gemella amicale.

Non è scontato parlare di donne e avere ben due protagoniste. Thelma & Louise è un film lontano nel tempo e non affronta di certo i temi di Firefly Line, che per alcune sensibilità assomiglia alla serie Dead to Me. La missione di Netflix sembra quella di raggiungere l’attenzione del pubblico femminile. Ma in Firefly Line c’è qualcosa in più. I temi dell’autoderminazione, della maternità, della identità delle donne, della carriera, del rapporto tra i sessi, del giornalismo e del suo innato sessismo, del #metoo, sono toccati con grande maestria e leggerezza, fino al secondo blocco di episodi della seconda stagione che commuove profondamente per come sono raccontati il dolore, la malattia, i sensi di colpa, la perdita. Ma stop spoiler.

Sulle prime battute la serie può apparire la solita americanata, ambientata a Seattle- il set è stato allestito nei teatri di posa di Netflix che lavora per lo più al confine con il Canada, anche Firefly Line è stato infatti girato a Vancouver come Virgin River- con tutti i cliché e le immagini seppiate e ipercolarate degli anni Settanta e Ottanta, ma scrollandosi di dosso i pigli snob, Firefly Line apre a sentimenti quasi dimenticati.

Tantissimi i personaggi, molti dei quali con impareggiabili doti comiche. Da Ben Lawson, che è l’amorevolissimo e incredibile uomo di Kate Johnny Ryan alla madre di Tully, Nuvola interpretata da Beau Garrett. Yael Yurman è Marah, la figlia di Johnny e Kate che lavora su se stessa e sulla sua omosessualità.

Il tutto è girato con continui salti temporali. L’adolescenza dove si incontra il lirismo delle ragazze che abbracciano le lucciole della omonima strada in bici, la giovinezza che di sicuro è la sezione più comica, e l’età adulta, piena di colpi di scena e di dramma. Una serie da vedere se non si temono le lacrime.

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