Heartstopper, la serie Netflix sulla tenera scoperta di sé e della propria sessualità

by Michela Conoscitore

Gli appassionati di serie TV sono ormai abituati ai successi rilasciati sulla piattaforma streaming Netflix. Ciclicamente, scoppia un fenomeno mediatico che, più o meno, lascia presupporre quanto il colosso di Los Gatos sia attento ai desideri e gusti del pubblico. Tuttavia, parlando di prodotti d’intrattenimento, le serie televisive non vanno oltre la godibilità e professionalità con cui sono girate. Rimangono, appunto, un passatempo passeggero. Perché nell’epoca dell’effimero, dura tutto molto poco.

Netflix, in un caso specifico però, ha dimostrato di voler cambiare rotta: la piattaforma streaming inclusiva lo è sempre stata. Ma il discorso sull’inclusività sarebbe fine a sé stesso se fosse ridotto a un arido messaggio etico, liquidato in puntate da trenta minuti. Quindi, come veicolare l’inclusività e rendere quel messaggio prezioso, da condividere? Rivolgendosi a chi conosce perfettamente l’argomento, e ne ha parlato in una serie di fumetti che stanno riscuotendo successo globalmente.

La serie, giunta alla seconda stagione, è Heartstopper (cuore in gola in inglese, ndr.), ed è tratta dal webcomic di Alice Oseman, fumettista asessuale britannica. Questa la storia: i protagonisti sono Charlie Spring e Nick Nelson, due adolescenti che frequentano il Truham College. Charlie è un nerd, timido e riservato, che è stato bullizzato per il suo orientamento sessuale. A soli quattordici anni ha dovuto dichiarare di essere gay, un coming out il suo, forzato dalla società. Nick, invece, è quanto di più lontano si possa immaginare da Charlie: capitano della squadra di rugby, bello come il sole, idolo della sua scuola e delle ragazze. I ragazzi si incontrano durante un progetto scolastico, diventano compagni di banco e iniziano a conoscersi meglio. E poi si innamorano. La strada verso la consapevolezza, per Nick, sarà più tortuosa poiché comprenderà di essere bisessuale. Il ragazzo lo vivrà con difficoltà, ma sempre supportato da Charlie che conosce già il cammino in salita del fidanzato.

Heartstopper è una serie sulla scoperta di sé, sulla propria sessualità, che è un argomento troppo spesso taciuto, e lasciato fermentare nelle teste di giovani adolescenti in cerca di risposte. È una serie sulle prime volte, ed è ciò che la rende la cosa più tenera che vedrete in TV per i prossimi vent’anni.

Alice Oseman conosce benissimo gli adolescenti, e il mondo LGBTQIA+, e non solo ci ha riportato le dinamiche, spesso dolorose e impegnative, per chi come un sedicenne intraprende un percorso di consapevolezza sulla propria sessualità, ma soprattutto lo ha normalizzato. La naturalezza manca nel mondo reale, la possibilità di esprimere la propria essenza senza essere etichettati. Subire tali ‘procedure’, di rito ormai quando ci si trova davanti a storie come quella di Nick e Charlie, da adolescenti non è un qualcosa che ti fa vivere il tuo orientamento sessuale con spontaneità, e senza senso di colpa. Oseman insegna ai suoi giovani, e meno giovani, spettatori a coltivare la libertà di essere chi si vuole, che è il bene più prezioso. Non solo, di abbracciare le proprie fragilità, la propria diversità e non nasconderla, ma trasformarla in un vessillo di cui andare fieri.

La serie è impreziosita da regia, sceneggiatori e un cast che ha colto splendidamente il messaggio insito nei fumetti, rendendo Heartstopper non solo una serie televisiva di culto ma anche un validissimo strumento educativo. Da docente di adolescenti, questa è una serie che sento spassionatamente di consigliare ai colleghi,in primis, e poi di portarla nelle scuole dove queste tematiche sono spesso taciute, o addirittura additate.

Ad una prima visione di entrambe le stagioni, non solo arriva prepotente la delicatezza dell’amore di Nick e Charlie, ma anche la preziosità delle ‘avventure’ emozionali vissute dagli altri personaggi. A successivi re-watching emerge, invece, la complessità della tematica affrontata, le sfaccettature di una realtà che molto spesso, soprattutto in Italia, i ragazzi sono lasciati a comprendere in solitudine. L’accettazione della propria sessualità, dall’eterosessualità all’omosessualità, dalla bisessualità fino ad arrivare all’asessualità, la transizione di genere, come difendersi dalla mascolinità tossica, i disordini alimentari, la non accettazione da parte dei genitori delle scelte di vita dei propri figli, i bulli che possiedono purtroppo un potere assoluto sulle vite delle loro ‘vittime’. Heartstopper ci indica la strada per intraprendere una rieducazione etica, inclusiva e civile della società.

Il cast è formato essenzialmente da giovanissimi, preciso desiderio di Alice Oseman. Unica eccezione la straordinaria Olivia Colman, che interpreta la madre di Nick Nelson. Con lei, una delle scene più commoventi della prima stagione. I due attori protagonisti, Kit Connor e Joe Locke hanno accolto con una sensibilità enorme le storie dei loro personaggi. Una bravura, la loro, che sorprende per l’immediatezza con cui riescono ad esprimere anche le più sottili sfumature del sentimento che Nick e Charlie provano l’uno per l’altro. L’evoluzione dei personaggi è narrata efficacemente, in modo molto credibile, facendo maggiormente apprezzare allo spettatore le vicende dei ragazzi protagonisti. Heartstopper ha il superpotere di rendere partecipe chi la vede, nel senso etimologico del termine: prendere parte alle vite degli altri, provare i loro sentimenti e vivere le loro difficoltà.

Come ha tristemente dimostrato, giorni fa, il folle Roberto Vannacci, quello in cui viviamo non è un mondo dove poter esplorare e vivere liberamente la propria sessualità. I protagonisti di Heartstopper, comunque, decidono di non omologarsi, di non nascondersi, di vivere le esperienze irripetibili che tutti dovrebbero sperimentare per una sana vita emotiva. Che è anche l’unica che conta.

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