Il mondo “Sottosopra” di Stranger Things, in attesa della terza stagione

by Gabriella Longo

Cresce l’hype per il ritorno della crew di Hawkings; nel frattempo a fomentare l’attesa dei fan, il comparto marketing di Netflix lancia una serie di teaser/indizi: alquanto criptico è quello che annuncia la data ufficiale, stampata sullo schermo di una trasmissione disturbata da Stranger things, per l’appunto.

“Un’estate può cambiare tutto”, recita il messaggio che compare in sovrimpressione, alla fine del countdown per il capodanno del 1985. E sappiamo, finalmente, di dover aspettare il 4 luglio 2019 prima di scoprire cos’altro succederà al Sottosopra. E anche che la terza stagione di Stranger Things si svolgerà in estate, ad un anno di distanza dagli ultimi eventi.

Poi uno spot, in pieno stile 80s, annuncia l’apertura dello Starcourt Mall nella cittadina dell’Indiana; ma la notizia più sorprendente non è certo questa, quanto quella di ritrovarsi uno Steve (Joe Keery), al minuto 1.07 c.a., a fare il gelataio da “Ahoy”, una delle catene nate nel Mall. Ed ecco che un volto familiare, diventa l’immediato trait d’union con la storia che tutti conosciamo. In ultimo, un poster ufficiale raffigurante i ragazzi (ora diventati sei con la new entry, Mad Max), sui quali si affaccia l’incombenza di una creatura mostruosa.  

Insomma, non ci spiazza certo l’originalità delle strategie di posizionamento della piattaforma, che, ricordiamoci, per lanciare la seconda stagione in Italia, aveva realizzato un promo in collaborazione con Meteo.it, il quale annunciava “rovesci mostruosi e fenomeni paranormali in tutta la penisola”.

Ma al di là dell’abile campagna promozionale, il want to see generato nello spettatore è anche frutto della fortissima scrittura dei Duffer, i quali hanno creato un cult dai molteplici punti di forza. In primis, una fittissima tela di richiami alla cinematografia e alla cultura degli anni Ottanta (senza mai fare del fan service fine a sé stesso), nonché un vero e proprio fenomeno franchise.

Non solo una serie tv

Sebbene, a tal proposito, la produzione dichiari di non avvertire come prima necessità quella di una espansione diegetica rispetto al racconto principale, le potenzialità della serie conducono in quella direzione. Ed infatti, la prospettiva della nascita di un vero e proprio storyworld transmediale non sembra certo così lontana: il 29 maggio del 2019 è, ad esempio, la data di uscita di un fumetto/prequel (edito da Dark Horse, Disegnato da Edgar Salazar e scritto da Jody Houser)dal titolo Stranger Things: Six’s, laddove verranno raccontate le vicende di Sei/Francine, che condivide con Undici e Otto dei poteri speciali nonché un triste passato nel laboratorio del Dr. Brenner.

Un mese esatto prima dell’uscita della terza stagione, è prevista, poi, la pubblicazione del secondo libro ufficiale della storia scritta e diretta dai Duffer: Stranger Things, Darkness on the Edge of Town, uno spin-off della serie che indaga il passato di Hopper pre-Hawkings.

Ma il 2019 sarà anche l’anno di Stranger Things 3, il videogioco della Bonus XP che, a differenza del suo predecessore nato esclusivamente per lo smartphone, sarà fruibile su molteplici piattaforme. In attesa di ulteriori informazioni, ci basti sapere che ne verrà confermata la grafica “retrò”: i nostalgici dei 16-bit avranno di che rallegrarsi.

Dove eravamo rimasti

Nell’ultimo episodio della seconda stagione, avevamo lasciato Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo), Will (Noah Schnapp), Lucas (Caleb McLaughlin), ad un ballo d’inverno, intenti a fare incetta di prime goffe effusioni con le rispettive partner; un idillico quadretto ripristinato faticosamente dopo che Undici aveva salvato il “sopra” chiudendo la porta del “sotto”. Ma un ribaltamento di prospettiva – vero e proprio grazie ad una rotazione della mdp- ci porta alla versione peggiore del nostro mondo, laddove sulla Hawkings Middle School aleggia lo spettro del mostro al quale si accenna nel poster, il temibile Mind Flayer.

Così abbiamo già qualche assumption confermata: sappiamo che il cattivo delle visioni e dei disegni di Will è lui, e che tornerà. Ma siamo anche felici di rivedere Steve nel teaser e scoprire del suo nuovo impiego post-diploma, dopo che, per tutto l’arco della seconda stagione, ha saputo sorprenderci riscattandosi dal ruolo di bad boy della scuola (che adesso è passato a Billy, fratello di Max) e mettendosi a fare la “baby sitter” dei ragazzi. Adorabile è la bromance nata fra lui e Dustin, al quale svela persino il preziosissimo segreto per avere dei capelli impeccabili.

Ma molti altri interrogativi restano in sospeso sino al 4 luglio. Ad esempio: Dustin e Hopper. Saranno stati contagiati dalle malsane esalazioni del Sottosopra? Per adesso il primo, si gode il ballo con Nancy (Natalia Dyer), sfoggiando con disinvoltura gli irresistibili ricci acconciati con la lacca di Steve, mentre l’altro si smezza una sigaretta con Joyce (Winona Ryder) all’esterno della scuola, come amavano fare ai tempi del liceo nascondendosi da un professore pedante. Dopotutto, il grande topic della seconda stagione sembra essere proprio quello della crescita.

E fanno bene Joyce ed Hopper ad aspettare fuori i propri figli in quel modo un po’ preoccupato, perché diventare grandi non significa soltanto sconfiggere i vari Demogorgoni e D’ Artagnan del caso. Ma buttarsi in pista e ballare. Letteralmente.

Le ragioni del successo

Ed è questa la cosa che di Stranger Things coinvolge più di ogni altra: l’importanza che assumono le piccole cose – amore, amicizia, famiglia – in un mondo minacciato non solo dai mostri ma dalle guerre, dagli abusi di potere e dalle prevaricazioni sociali. Tutto questo accade in stagioni da otto/nove puntate – una vera sfida al binge watching – nelle quali si muovono dei personaggi che, in breve tempo, sono riusciti ad imporsi come icone dalla grandissima trasversalità generazionale.

Si pensi proprio allo sceriffo Hopper (David Harbour) che, di questa seconda stagione, è stata la vera rivelazione. Lo vediamo impegnato nelle ricerche attorno al Laboratorio di Hawkings ma, soprattutto, a tenere Undici nascosta dagli agenti governativi; scopriamo man mano che dietro la facciata da agente burbero e un po’ ubriacone, si nasconde un uomo segnato, spezzato, dalla perdita della figlia e della moglie. Il suo modo (eccessivamente) protettivo manifestato nei confronti della ragazza, dunque, non è solo quello che la sua professione gli impone o che gli ultimi misteriosi eventi lo costringono ad assumere. Il suo atteggiamento è quello che, più comunemente, adotterebbe un genitore. Vediamo Hopper alle prese con il diventare padre, e non di una bambina “speciale”, ma un qualunque padre di un qualunque adolescente. Un padre che, come molti altri, troppo spesso crede basti chiudere una porta per tenere i figli lontani dai guai e che – come anche Joyce d’altronde – teme più l’idea che quei figli possano, un giorno o l’altro, combattere i mostri senza bisogno del loro aiuto.

Sebbene la casa che ha da offrire alla ragazzina non sia niente di più che una baracca in mezzo ai boschi, Hopper rappresenta, rispetto alle famiglie di tutti gli altri ragazzi dell’universo di Stranger Things, nelle quali a dominare è l’indifferenza, un modello di adulto che, quantomeno, ce la sta mettendo tutta. Non esistono famiglie perfette, questo è certo. E di sicuro Joyce e Hopper non ne possiedono una, ma entrambi non hanno mai mollato. Trovano sempre il modo di comunicare con i propri figli, per quanto “strambi” possano essere; non importa questo comporti appendere delle luci di Natale alla parete o insegnare loro l’alfabeto Morse.

Undici

Impossibile non nominare, a questo punto, Undici, la ragazza dai poteri psicocinetici, ora diventata ufficialmente Jane Hopper. E’ interpretata da una giovanissima Millie Bobby Brown che ha dovuto, a soli 13 anni, rinunciare ai suoi capelli per esigenze di copione. «Non hai bisogno dei capelli per essere bella. Lo sei con o senza»,scriveva l’attrice in un tweet. Un personaggio femminile forte ma, soprattutto, non convenzionale. Vederla nella prima stagione con la testa rasata, ci fa apprezzare una icona di bellezza nuova per una serie mainstrem. Ma ci piace anche nel suo cambio look – dopo aver conosciuto la “punk” Otto – con i capelli ormai un po’ cresciuti e portati all’indietro, vagamente alla Trinity di Matrix. L’abbiamo vista crescere, scoprire cose terribili sul suo conto e sugli esperimenti che il villain di turno, il Dr. Martin Brenner (Matthew Modine), a capo del progetto nel quale scopriamo essere malauguratamente coinvolti altri ragazzi dagli straordinari poteri. Undici comincia ad utilizzare il “linguaggio degli umani” grazie ai suoi amici, nonché ad apprezzare i Waffles della Kellog’s Eggo. Ma fra tutte, la cosa più importante, è vederla acquisire pian piano la capacità di provare sentimenti.

E da questo, avendo guardato la stagione, traiamo una sintetica conclusione: mai far arrabbiare una adolescente. Perlopiù con la telecinesi.

Un ennesimo tiro in porta per Netflix, dunque. Una serie che deve il suo successo a molteplici fattori, ma il cui ingrediente segreto pare essere proprio “l’incontro fra ordinario e straordinario”, come gli stessi Duffer hanno dichiarato su Wired. Una serie che ci insegna, infatti, che per essere dei supereroi non serve per forza avere i poteri; basta avere degli amici con cui giocare a Dungeons and Dragons, o con cui andare in bici vestiti da Ghostbusters la sera di Halloween. Un cult che ci fa riflettere sul senso della parola stranger. Chi lo è realmente?

Una creatura del “sotto”, un umano del “sopra”? Lo è il Demogorgone, il Mind Flayer o “Papa” Brenner con i suoi esperimenti alla MK-Ultra in piena guerra fredda? Lo è forse una ragazzina dotata di poteri? O un bambino come Dustin con la displasia cleidocranica? Lo è Will quando ha le “visioni” dopo essere stato rapito? Lo è Lucas perché di colore? O forse lo è Joyce che tenta disperatamente di avere una “famiglia normale” con Bob? Lo è suo figlio maggiore Jonathan che vive nel mondo dei dischi dei Clash e con la videocamera? O lo sono anche la ragazzina con lo skate, Max, e il suo violento fratellastro Billy?

Una cosa è certa. Nessuno di loro sarà mai troppo umano per non poter essere anche un po’… stranger.

Gabriella Longo

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.