Il Trono di Spade, le ragioni di un fenomeno planetario

by Daniela Tonti

L’annuncio di HBO della data in cui sarebbe stato messo online il primo trailer dell’ottava e ultima stagione che fa condivisioni da record, il video caricato alle tre di notte – ora italiana –  che in pochissimi minuti raggiunge milioni di visualizzazioni e condivisioni, fan che passano le nottate in bianco e siti che non reggono l’eccessivo traffico tra i quali proprio quello dell’HBO che va in crash per i troppi accessi. E poi dibattiti, forum, fanpage, merchandising, cosplay, scommesse sul gran finale e isterismo collettivo.

Tutto questo è Game of Thrones nell’anno della stagione finale che arriva a due anni di distanza dalla settima. Dimenticate le magliette con su scritto Chi ha ucciso Laura Palmer? Io ho ucciso Laura Palmer negli anni Novanta che indossavano i fan della prima ora di Twin Peaks, l’antesignano per eccellenza della serialità televisiva americana.  L’isteria collettiva è decuplicata dalla rete che sviscera, analizza, spoilera, leaka, si imbuca sui set e azzarda. Chi salirà sul Trono di spade?

Una serie da numeri miracolosi e senza precedenti. Ogni episodio di Game of Thrones è visto da una media di circa 25 milioni di spettatori, e questa è solo la cifra fornita dall’emittente statunitense HBO. Detiene attualmente il record di Emmy Award vinti per una serie in prime time. È stata mandata in onda in più di 170 Paesi al mondo. E mentre gli spettatori di tutto il mondo si sintonizzano con entusiasmo su diversi canali, moltissimi altri lo guardano illegalmente e la serie detiene anche il record per lo show televisivo più piratato del mondo .

Non c’è da meravigliarsi se recentemente Game of Thrones è stata etichettata da The Ringer come l’unica serie di successo della televisione, sostenendo che: “Sia come fenomeno sia come macchina gestita con cura, GoT ha più in comune con Star Wars che Veep.”

Quali sono le ragioni di tanto successo? Sicuramente un prodotto curatissimo in ogni dettaglio dalla sceneggiatura, ai costumi, agli attrezzi di scena, al budget stellare della post produzione ma anche grazie al plot, al mondo fantastico ideato dello scrittore George R. Martin che ruota intorno alla sempreverde lotta per il potere, agli intrighi, ai tradimenti, alla caducità della natura umana, sempre divisa tra il bene collettivo e l’interesse personale.

Per stessa ammissione di Martin l’universo di GoT deve molto al mondo fantasy di Tolkien, al pessimismo di Lovecraft, ai tempi scenici della tragedia shakespeariana e all’idea, già sostenuta da Faulkner, che l’animo umano e i conflitti che lo attanagliano sia l’unica cosa di cui vale la pena scrivere. Rispetto ai quali passano in secondo piano anche i giganti, i draghi, i metalupi, i figli della foresta e persino gli estranei.  La storia di Game of Thrones non richiede ai suoi attori di diventare completamente buoni o cattivi: gli spettatori restano sintonizzati soprattutto a causa della mutevolezza morale dei personaggi. Altro tema è la guerra, oltre che una questione di potere, è anche il grande tema economico che coinvolge tutte le casate dei Sette Regni.

Bisogna sempre tenere i propri avversari in uno stato di confusione. Se non riescono a capire chi sei o che cosa vuoi, non saranno nemmeno in grado di prevedere la tua prossima mossa. A volte, il modo migliore per disorientarli è compiere mosse che non hanno alcuno scopo, che addirittura sembrano andare contro di te. Ricordalo, Sansa, nel momento in cui deciderai di partecipare al gioco.
Lord Baelish

Il 14 aprile andrà in onda il primo episodio dell’ultima stagione che ruoterà intorno alla Grande Guerra, vivi contro morti e ora che il conflitto sta per arrivare alle battute finali, che i draghi sono in volo e il Re della notte è in marcia è facile dimenticare che il motivo principale del successo di GoT è il fatto che è davvero un dramma basato sui personaggi. I giocatori minori come Lady Mormont e Tormund hanno avuto un successo clamoroso tra i fan perché sono così specificatamente e memorabilmente ritratti. Molte delle più grandi scene della storia del Trono di Spade consistono in dialoghi tra due bravi attori – o un attore che interpreta un monologo, come fece Tyrion (Peter Dinklage) durante il suo processo della quarta stagione.

La saga mostra una società dura, spietata, ma anche libertaria e viziosa non lesinando colpi di scena, morti tanto violentissime quanto inattese, ambiguità sessuale e scontri all’ultimo sangue. Perché come sanno bene i fan che hanno visto capitolare senza pietà nelle primissime puntate quello che sembrava il protagonista e l’eroe buono della serie, nessuno è al sicuro e chiunque può morire. Perché al gioco del trono o si vince o si muore.

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