Leonardo, la serie tv romanzata che ha perso la verità del Vasari

by Michela Conoscitore

Più che la serie, bisognerebbe commentare le polemiche che hanno interessato la nuova fiction Rai, Leonardo. Una co-produzione internazionale le cui mancanze, secondo i più integralisti, sarebbero innumerevoli. Nonostante i sette milioni di telespettatori dell’ultimo episodio, non si sono fermate analisi e critiche riguardanti il suo impianto narrativo. Seppur il produttore Luca Bernabei di Lux Vide, in varie interviste, ha specificato che quello mandato in onda non è un documentario ma una fiction, per molti non è lecito che la vita del genio di Vinci sia stata romanzata per adattarla ad un pubblico contemporaneo.

Matilda De Angelis che, nella serie, interpreta una dei protagonisti, Caterina da Cremona personaggio inventato (ma forse, non così tanto) in un’intervista ha detto: “Non è che se poteva fà ‘na rottura de p… su Leonardo Da Vinci”, la colorita e divertente affermazione dell’attrice può benissimo valere come vox populi e farsi portavoce dei gusti della gente in prodotti televisivi. Infatti, la colpa principale della fiction sarebbe proprio la mancata aderenza della storia raccontata in televisione rispetto alla vita di Leonardo. Obiettivo di produttori e sceneggiatori è stato quello di creare una serie con appeal affinchè il prodotto non solo dovesse fare ascolti ma anche essere venduto all’estero. Cosa che, infatti, si sta già verificando. Gli integralisti, probabilmente, hanno dimenticato che film, serie tv e fiction sono prodotti che si vendono, non vengono girati soltanto per il pubblico ludibrio.

Leonardo Da Vinci è al centro di un giallo, un omicidio poco chiaro che vede come vittima proprio Matilda/Caterina, sua amica e musa. Da qui parte l’indagine di Stefano Giraldi, interpretato da Freddie Highmore che è anche produttore della serie; nel corso dei suoi interrogatori all’artista e ad amici e conoscenti, è narrata la storia del genio fiorentino. Ad impersonare Leonardo, l’attore irlandese Aidan Turner, sconosciuto al grande pubblico in Italia ma molto celebre nello showbiz mondiale grazie alle sue interpretazioni ne Lo Hobbit di Peter Jackson, e in uno dei suoi più grandi successi, la serie tv britannica Poldark. Turner è stato scelto proprio per dare respiro internazionale alla serie tv, e donare a Leonardo Da Vinci quel quid di tenebroso. L’attore, tuttavia, non si ferma all’ombrosità del personaggio ma regala anche sfaccettature più umane che emotivamente avvicinano la vita del genio allo spettatore. Tra gli appunti più critici indirizzati alla serie c’è l’abbandono, quello del padre che, in realtà, non è mai avvenuto; la storia prosegue con l’entrata nella bottega di Andrea del Verrocchio, suo maestro, interpretato da Giancarlo Giannini. In ogni puntata, la narrazione si origina da un’opera dell’artista che viene quindi fatta conoscere al pubblico, immersa nel procedere dell’indagine sulla morte di Caterina.

Quindi, opere di Leonardo che magari non tutti conoscono e diventano mainstream, un arricchimento per chi guarda la serie, una contestualizzazione storica abbastanza fedele e quel crescendo di mistero che spinge lo spettatore a proseguire nella visione della serie. Conta che Leonardo non sia stato abbandonato dal padre? La risposta è no, perché comunque il manchevole genitore torna nella sua vita, nel corso della serie, e lo supporta nel percorso d’artista, cosa che è avvenuta davvero nella realtà. Se ci si riflette, più che sul televisivo abbandono paterno si sarebbe dovuto discutere su quanto, in passato, l’arte contasse e rivestisse un ruolo centrale in società. I genitori di figli artisti non vivevano la cosa come una colpa ma come un eccezionale privilegio, tanto da aiutarli nel trasformare quel dono in un mestiere. Riflettiamo più su questo aspetto, un vero e proprio handicap della società contemporanea, che relega l’arte e la cultura nella sezione hobby dimenticabili.

Poi c’è la questione omosessualità, su cui anche si è tanto discusso: non si sa per certo se Leonardo lo fosse, fu accusato di sodomia nel 1476 a ventiquattro anni quando ancora lavorava presso il Verrocchio, ma gli studiosi pensano sia stata un’accusa politicamente pilotata. In Italia, dove il Ddl Zan è ancora fortemente osteggiato, anche dei normalissimi baci omosessuali fanno paura. Purtroppo non c’è da meravigliarsi, e tanti cari saluti a Brokeback Mountain che se fosse stato girato nel nostro Paese non solo non avrebbe mai vinto alcun premio, ma non sarebbe mai stato prodotto.

Grandissimi doni si veggono piovere dagli influssi celesti ne’ corpi umani molte volte naturalmente, e sopra naturali, talvolta, strabocchevolmente accozzarsi in un corpo solo bellezza, grazia e virtù, in una maniera, che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua azzione è tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gl’altri uomini, manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è) largita da Dio e non acquistata per arte umana. Questo lo videro gli uomini in Lionardo da Vinci, nel quale oltra la bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era la grazia più che infinita in qualunque sua azzione; e tanta e sì fatta poi la virtù, che dovunque l’animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute. La forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza, l’animo e ’l valore, sempre regio e magnanimo. E la fama del suo nome tanto s’allargò, che non solo nel suo tempo fu tenuto in pregio, ma pervenne ancora molto più ne’ posteri dopo la morte sua.

Giorgio Vasari, Le Vite

Chi fosse davvero Leonardo Da Vinci, forse, può svelarcelo Vasari che ne scrisse un ritratto circa cinquant’anni dopo la sua morte. Dicerie e leggende si erano già sommate all’esistenza dell’artista, infatti quel che Vasari consegna ai posteri è una narrazione romanzata della vicenda leonardesca. Certo, Vasari non si soffermò ad analizzarne i costumi sessuali o i legami famigliari, ma quella che più che una biografia pare un’agiografia artistica di Leonardo non gli fu additata come colpa. Il mistero già la faceva da padrone, perché nessuno aveva più memoria certa di Leonardo. Nessuno lo aveva mai conosciuto. Ciò vale soprattutto per i contemporanei che non conoscono loro stessi, figurarsi un uomo di cinquecento anni fa.

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