Odio il Natale, Pilar Fogliati pedala a Chioggia in cerca del grande amore

by Molly Clauds
Odio il Natale

Per pulire il cervello dopo giornate di pastine, libri pop up, pannolini, Rai YoYo, balletti col Topo Tip ed estenuanti dibattiti meloniani tv su contanti, pos ed evasione fiscale, ho visto con piacere addivanata di notte la serie Netflix “Odio il Natale”, con una straordinaria Pilar Fogliati, che non conoscevo, ma che è davvero una attrice completa, con una verve comica niente male.

Le sei puntate semplici e godibili di 30 minuti, che si snocciolano con grande facilità, tutte disponibili sulla piattaforma streaming, sono l’adattamento italiano della serie norvegese “Natale con uno sconosciuto” di Per-Olav Sørensen (“Hjem til jul“, 2019-20, 2 stagioni su Netflix).

Protagonisti della versione italiana sono Pilar Fogliati appunto, Beatrice Arnera, Fiorenza Pieri, Marco Rossetti, Nicolas Maupas, per la società di produzione Lux Vide di Luca e Matilde Bernabei (figli del mitico Ettore Bernabei della Rai degli sceneggiati), la stessa casa del fortunato “Don Matteo“, tra le più prolifiche, nel campo della serialità italiana.

La serie è stata girata a Chioggia, location insolita e stupefacente per luce e orizzonte. Non mancano neppure le baruffe chiozzotte di goldoniana memoria, mentre la protagonista, infermiera, raggiunge di volta in volta l’ospedale, la casa dei genitori e le varie incursioni negli appuntamenti amorosi.

Fra il Ponte Vigo e Palazzo Ravagnan, fra Fondamenta Canal Vena e vecchie caffetterie, si svolgono le passeggiate in bici di Gianna, i suoi incontri con le amiche, che strizzano l’occhio ai tavoli a 4 di Sex&City in versione provinciale con i quattro tipi femminili e le scene più iconiche della serie.

La trama è semplice: Gianna, trentenne single con un lungo fidanzamento alle spalle finito male, per le pressioni sociali e familiari, s’inventa una storia sentimentale. Ha meno di un mese, prima della cena della Vigilia di Natale, per trovare un moroso rispettabile da presentare in famiglia.

Seguiranno le situazioni più strampalate e i pretendenti più strani ed improbabili.

Dal ricco ed esagerato imprenditore di prosecco disabile al pescivendolo iracondo fino all’ex politico sfigato ed agè e il toyboy fascinoso ed impossibile. L’unico uomo, il medico belloccio, per cui gli spettatori fanno un po’ il tifo, finisce per essere sempre travolto dallo sliding doors di una ascensore.

La serie a tratti sembra ricordarci il classico cliché della donna, che non è realizzata se non è madre e non è moglie, a cui si associano altri luoghi comuni, sfortunatamente veri, come quello della sorella, madre e moglie insoddisfatta, senza un attimo di tempo per lei e dai capelli perennemente unti.

C’è anche la mangiauomini sul modello della Samantha newyorkese che poi trova il grande amore e la passione e si scioglie nel pigiamone. Nel mezzo storie di presepi e di bambinelli che si perdono nel canale o tra le fiamme. E matrimoni perfetti che tanto perfetti non sono.

Diciamo che la visione della donna non è proprio il massimo dell’originalità, nonostante un bacio saffico sul vaporetto e la mancata relazione lesbo nella nurse, ma le gag tuttavia funzionano, grazie ad una Pilar Fogliati sempre giusta e spigliata, soprattutto nei monologhi e negli a parte, che fanno il verso a Woody Allen.

Gianna, la bella trentenne dalle gambe pedalanti, pensa che il Natale le chieda, ogni anno con più insistenza, di fare un bilancio della sua vita. Ha un lavoro che le piace, delle amiche preziose su cui contare, un padre che ama. Ma a Natale sembra che siano tutti felici, tutti in coppia. In 24 giorni di appuntamenti al buio, incontri disastrosi e notti di pianti, riuscirà ad accasarsi?

Non vi riveliamo il finale. Ci sarà di certo una seconda stagione.

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