“Passeggeri notturni”: la serie RaiPlay sull’universo narrativo, spiazzante e affascinante, di Gianrico Carofiglio

by Michela Conoscitore

Rai Fiction, negli ultimi tempi, sta esplorando nuovi linguaggi filmici per offrire al pubblico prodotti innovativi, provando anche a sorprendere gli spettatori. Spesso, rampa di lancio di queste sperimentazioni è la piattaforma streaming della Rai, RaiPlay ed è qui che dal 25 febbraio è online la serie televisiva Passeggeri Notturni, dieci episodi da tredici minuti.

La serie è tratta dalle raccolte di racconti Passeggeri notturni (Einaudi 2016) e Non esiste saggezza (Rizzoli 2010) dello scrittore barese Gianrico Carofiglio, che ha collaborato al soggetto con la sua supervisione editoriale, e compare inoltre in un piccolo cammeo nell’ultimo episodio della fiction. La serie è ambientata tra Bari e Terlizzi, la Puglia quindi è tra i protagonisti del nuovo prodotto di viale Mazzini, ed è proprio il nostro capoluogo che esercita notevole fascinazione sullo spettatore perché attraverso la fiction giunge la visione originale e noir che Carofiglio possiede della sua città: i vicoli di Bari Vecchia diventano labirinti in cui perdersi, la pietra calcarea delle strade nel centro storico non sembra più così bianca, e il Lungomare accoglie viandanti persi nelle loro stesse vite.

Passeggeri Notturni racconta la storia di Enrico, un conduttore radiofonico che dai microfoni di RadioFuturo conduce un programma serale dove accoglie le storie dei suoi ascoltatori che telefonano in trasmissione per confidarsi con lui, e alleviare le proprie sofferenze. Una sera, in radio, telefona Sabrina: racconta la sua storia e il suo problema, Enrico comprende subito che è una ragazza fragilissima, e con bonarietà cerca di scuoterla e motivarla all’azione. Giorni dopo, scopre che la ragazza si è suicidata, e questo evento imprevisto in cui si sente direttamente coinvolto, coincide con un incontro che lo ha segnato: sul treno di ritorno da Milano, dopo aver trascorso del tempo con la figlia Matilde che vive lì, Enrico ha incontrato Valeria, una donna affascinante e misteriosa che ha smosso dentro di lui qualcosa. Valeria, all’arrivo a Bari, scompare. Però Enrico la ritrova proprio al funerale di Sabrina, e da allora la sua vita non sarà più la stessa.

Enrico è impersonato da Claudio Gioè, affiancato da Nicole Grimaudo e Gianmarco Tognazzi che interpreta l’amico Nicola. Un cast che raggruppa altri nomi importanti tra cui Alessio Vassallo, Alessandro Tiberi, Paolo Sassanelli e Ivana Lotito. La storia di Enrico tiene insieme quelle raccontate puntata per puntata, che gli fanno da controcanto, un’architettura inedita che appassiona: le creazioni letterarie di Carofiglio sono quest’ultime, mentre la vicenda del conduttore radiofonico è stata creata ex novo dallo scrittore, appositamente per la serie.

Addentrarsi nell’universo narrativo di Carofiglio è sempre spiazzante e affascinante: equivale a mettersi a nudo, a confrontarsi con le proprie paure, i propri limiti, lo scrittore sa analizzare come pochi la natura umana dell’epoca contemporanea. Accanto a temi importanti, come quello della giustizia e la violenza sulle donne, la fiction attraverso i racconti di Carofiglio conduce lo spettatore, paradossalmente, in un viaggio che accantona la vista prediligendo altri sensi come il tatto, l’odorato, l’udito e il sesto, l’intuito, quello razionale ed emozionale. Si parla di occasioni perse, amori non colti e lasciati indietro, affetti e lezioni durevoli che solo durante l’infanzia si possono sperimentare, insomma un mix significativo che tocca aspetti fondamentali della natura umana.

Gli attori hanno suonato le giuste corde recitative, proponendo interpretazioni dove protagoniste più che le espressioni dei volti sono le intonazioni delle voci, ora calme, poi accattivanti, ora timorose, poi alterate. Un’onda lunga che trascina lo spettatore agilmente nella storia: Claudio Gioè torna dietro un microfono radiofonico dopo I cento passi, e lo fa mirabilmente, dettando il ritmo ai suoi colleghi di scena.

Le storie di cronaca spalancano le porte su mondi in ombra, proprio come la Bari notturna ritratta nella serie, come a voler far capire che è necessario, sempre, andare oltre le apparenze, camminare nell’oscurità e frugare dentro di sé per comprendere una realtà che sembra vicina al nostro raziocinio ma se ne allontana, impercettibilmente, quanto più noi pensiamo di averla raggiunta. Perché “non esiste saggezza, non esiste la vecchiezza e forse nemmeno la morte”.

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