‘Retromania’: i mitici Ottanta e la televisione contemporanea

by Gabriella Longo

‘Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi’…ad esempio, gli anni Ottanta.

Mentre fra i delicati equilibri mondiali si riaprivano le maglie sul riarmo, al cinema esplodeva il blockbuster, e l’enorme progresso della grafica computerizzata, rendeva possibile la creazione di quelle che sarebbero diventate alcune delle più belle pellicole della storia.

Gli anni Ottanta furono come l’happy ending di una commedia con Eddie Murphy, (distruttivamente) sentimentali alla Dirty Dancing, ma furono anche la decade dei film “fast-food” di Steven Spielberg, di George Lucas, e dei vari Carpenter, Russel, Cronemberg, Hooper…Il cinema d’autore della New Hollywood, quello delle lunghe inquadrature e della contestazione, veniva sostituito da un prodotto caciarone, adesso più simile al b-movie d’un tempo, solo con molti più soldi, attorno al quale iniziava a formarsi un franchise che fruttava alle major cifre da capogiro.

Gli anni Ottanta sono stati soprattutto l’epoca d’oro delle cose impossibili, dai supereroi alle storie dell’orrore e fantascientifiche, sino a quelle dall’azione serrata. Ed esiste un’espressione perfettamente calzante a questo caso: lo spirito del tempo. Lo spirito degli Ottanta è iconico, riconoscibile, è la bicicletta di E.T., o la Millennium Falcon di Star Wars, è una camicia chiassosa alla Magnum P.I., o gli occhiali e la giacca di pelle di Schwarzenegger in Terminator, è Jack Nicholson che dà di matto. Uno dei periodi più felici dell’industria cinematografica è anche uno di quelli più riscoperti dalla televisione d’oggigiorno, essendo un passato non troppo lontano, in cui non solo c’eravamo, ma al quale è toccato di trovarsi nell’era della digitalizzazione e per questo a continua disposizione.

Basta sfogliare il catalogo di Netflix per averne immediata cognizione: la sua serie di punta, Stranger Things, è, la delizia che fa, da qualche anno a questa parte, tribolare di gioia il cuore dei nostalgici dell’epoca dei Goonies. E se nella fortunatissima serie dei Duffer non fossero bastate le innumerevoli citazioni culturali a quell’era, accorre una più che esplicita e decisamente memorabile performance canora di ‘Dusty Bon’ (Dustin/Gaten Matarazzo) e ‘Suzie Poo’ (Suzie/Gabriella Pizzolo) nell’ultima puntata della terza stagione, quando, per pochissimi minuti, il duetto via walkie talkie sulle note di Neverending Story, oscura persino la minaccia del Mind Flayer.

Il successo riscosso dalla serie di Matt e Ross Duffer, è in parte dovuto al sapiente riutilizzo e dell’intero immaginario pop degli 80s, ma il caso non è restato certo isolato, anzi, questa tendenza ‘retromaniaca’ si evolve giorno dopo giorno con sempre nuove uscite fra prodotti originali in stile, remake e molto altro. Da Dark Crystal: la resistenza, serie prequel al film dell’82 di quel Jim Henson creatore dei Muppets, passando per The Mandalorian un nuovo capitolo televisivo ambientato nell’universo di Star Wars (che sarà disponibile dal 12 novembre ad inaugurazione della nuova piattaforma Disney+), e per gli innumerevoli prequel, fra cui quello di Rocky, o quello animato dei Gremlins, sino a giungere ad un nuovo Ghostbusters nel 2020. Insomma, degli anni ’80 non ci si stanca proprio mai. Persino fra i documentari lo sguardo è a quel passato (decisamente molto presente) come nel caso de Il regista nudo, la fortunata serie semi-biografica di Netflix ideata da Masaharu Take e ispirata alla drammatica vita di Toru Muranishi che, nella Sapporo degli anni ’80, tentò rivoluzionare l’industria del porno giapponese.

Impossibile archiviare gli anni Ottanta, ma la linea che separa il citazionismo dalla mancanza di idee davvero nuove, si fa sempre più sottile. Viviamo in un’epoca ossessionata dal passato recente, Simon Reynolds l’ha definita Retromania. Ogni epoca ha voltato la testa all’indietro, ma il tentativo di riappropriazione del passato era una totale reinvenzione… un po’ come gli zombie di Romero rispetto alla lunga tradizione del cinema horror, idealmente incominciata con l’espressionismo tedesco. Oggi invece non è così semplice come lo è stato per gli Ottanta avere cognizione d’uno spirito del tempo del nostro secolo, della nostra decade. Fra dieci, vent’anni, potremo davvero dire se siamo stati degli inguaribili nostalgici… o una generazione orfana di quella fantasia. Per adesso, abbiamo ancora un disperato bisogno di giocare a Dungeons & Dragons e di cavalcare un Fortunadrago.

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