Storia di Nilde, la celebrazione fagocita la narrazione?

by Nicola Signorile

Quando la celebrazione fagocita la narrazione. Storia di Nilde è una docu-fiction  andata in onda su Rai Uno (disponibile su Raiplay) a vent’anni dalla scomparsa di Nilde Iotti (4 dicembre 1999) e a 40 dalla sua nomina a Presidente della Camera dei Deputati. Un esperimento televisivo interessante che cerca di intersecare tre diverse modalità di racconto: la fiction, i filmati d’epoca e le interviste a testimoni, giornalisti e politici. Una strada già percorsa lo scorso anno con Maxi – Il grande processo alla mafia (anche questo disponibile su Raiplay), sette puntate in onda su Rai Storia che raccontano in modo coinvolgente il maxiprocesso di Palermo, cucendo materiale delle Teche Rai a momenti di finzione interpretati da attori.

In questo caso la vicenda umana e politica di Nilde Iotti viene ripercorsa prendendo liberamente spunto da un fatto realmente accaduto: una lettera inviata all’Avanguardia da Rosanna, una ragazza che subisce le imposizioni del fidanzato sulle proprie scelte di vita, alla quale la politica emiliana rispose spronandola a prendere in mano la propria vita con autonomia e libertà. La voce narrante di Rosanna è il filo conduttore del racconto di un percorso umano e professionale – Iotti fu una delle ventuno donne nell’Assemblea Costituente nel 1946 e la prima eletta Presidente della Camera – nel segno dell’autorevolezza, dell’impegno politico, delle battaglie per i diritti e per l’emancipazione delle donne italiane. Il rispetto che la fiction mostra per la sua grandezza è tale da rendere un po’ monodimensionale la figura interpretata da una Anna Foglietta molto credibile e evidentemente ispirata. Però la sua Nilde parla spesso come un libro stampato, è figura appiattita, che in alcuni frangenti appare troppo perfetta per essere vera. Non ha ombre, né tentennamenti. La sua traiettoria esistenziale segue una linea retta che parte dall’adesione alla Resistenza, passa per la partecipazione alla Costituente, l’inizio dell’attività parlamentare nel Pci e le tante battaglie civili (il diritto di famiglia, la pensione per le casalinghe, il divorzio), per approdare sullo scranno più alto di Montecitorio, in un percorso sin troppo lineare. Non si può guardare tuttavia a una operazione televisiva di questo tipo, basata sulla sceneggiatura di Salvatore De Mola (con la collaborazione di Marco Dell’Omo e del regista Emanuele Imbucci), senza considerarne il valore divulgativo e didattico. Questo aspetto prende il sopravvento, come accade quasi sempre con i biopic dell’azienda di stato. L’agiografia è dietro l’angolo e chissà se sia davvero la strada giusta per avvicinare le giovani generazioni ai migliori personaggi della nostra Storia!

Detto dei limiti di Storia di Nilde, non si può negargli alcuni meriti. Ad essere raccontata è anche la Iotti privata e la relazione con Palmiro Togliatti,  impersonato da Francesco Colella, segretario del Partito Comunista Italiano, all’epoca sposato con Rita Montagnana. Una relazione che allora fece scalpore, attirando una pioggia di critiche sui due deputati Pci. In un paese gretto, ancora acerbo nel campo dei diritti sociali e individuali, Nilde Iotti porta avanti la liaison con fermezza. Dovendo dribblare anche gli sgambetti dei suoi, perché anche l’integerrimo Pci, che tanto fece per l’emancipazione della classe operaia italiana, non risulta immune dal pervasivo maschilismo di quegli anni. Una storia d’amore capace di superare l’attentato al Migliore che tenne col fiato sospeso almeno mezza Italia. Foglietta e Colella mostrano un’ottima chimica, dando vita ad alcuni dei migliori momenti di Storia di Nilde, tranche de vie di una famiglia allargata ante litteram: prima la convivenza, poi l’adozione della sorellina di un operaio morto durante le manifestazioni del 1950, Marisa Malagoli che vediamo, adulta, tra gli intervistati. Il regista Emanuele Imbucci incastra senza sbavature fiction e filmati di repertorio. La storia irrompe con tutta la sua forza grazie ai materiali d’archivio (bellissime le interviste alle donne durante le manifestazioni degli anni ’60), un giacimento di inestimabile valore che surclassa qualunque sequenza di fiction. Grazie alla preziosa consulenza storica di Beppe Vacca, c’è studio e attenzione filologica agli eventi storici e ai personaggi realmente esistiti che gravitano intorno a Nilde: Giovanni Leone (Giovanni Esposito), Giulio Andreotti (Massimo De Rossi), Pietro Secchia (Pietro Ragusa), Enrico Berlinguer (Vincenzo Amato). Gli stessi movimenti di macchina di Imbucci spesso sono calibrati su specifici passaggi di repertorio, in modo da collegarli al materiale girato decine di anni prima dai cine-operatori della Rai, dell’Istituto Luce, della Aamod. A stimolare interpreti e regia, tra le altre cose, l’esclusiva opportunità di girare all’interno della Camera dei Deputati e nei corridoi e stanze di Montecitorio. Meno riusciti gli inserti delle interviste a personaggi illustri – ci sono Giorgio Napolitano, Giuliano Amato, Emanuele Macaluso, Giorgio Frasca Polara, Livia Turco, Filippo Ceccarelli e  Marcello Sorgi tra gli altri – che il più delle volte non spiegano i fatti, né aiutano a metterli nella corretta prospettiva storica, optando per un’aneddotica egoriferita poco attenta allo spettatore. Storia di Nilde è prodotta da Gloria Giorgianni per Anele con la collaborazione di Rai Fiction: è il primo atto di un trittico di storie della seconda metà del secolo scorso scelte dalla Rai per rappresentare gli avvenimenti nel dopoguerra; prossimi atti Io Ricordo, il 12 dicembre, sui tragici eventi di Piazza Fontana con Giovanna Mezzogiorno, e Giorgio Ambrosoli – Il Prezzo del Coraggio, in onda il 18 dicembre con Alessio Boni, in occasione dei 40 anni dall’omicidio dell’eroe borghese.

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