The Crown 5, la monarchia britannica è “nuda” e vivisezionata

by Molly Clauds

Ho letto molte recensioni negative sulla quinta stagione del capolavoro Netflix The Crown. La morte di Queen Elisabeth deve aver offuscato e invelenito gli animi, troppo presi da funerali e magnificenze. L’hanno stroncata sul Corriere, sull’Espresso e in molti altri giornali online. Per un po’ ho visto gli episodi, con un occhio prevenuto, ma nella seconda parte mi sono davvero appassionata, tanto che al decimo mi son ritrovata del tutto sorpresa della chiosa con la partenza della Principessa nel Sud della Francia per l’estate ospite del magnate egiziano.

Davvero è già finita?

Volevo ardentemente vedere la nascita dell’amore tra Lady D e Dodi Al Fayed, di cui ci si occuperà in seguito.

Il tempo raccontato è così tanto vicino che il mistero crolla. È questa la tesi di chi ha bocciato The Crown 5.

Di certo, non siamo nelle prime due stagioni, lì si toccò la perfezione. Per le ambientazioni, la recitazione, il tuffo nella Storia del Commonwealth, l’autorevolezza mitica di Churchill, la love story sfortunata e contrastata di Margaret, il ruolo tormentato del Principe Filippo interpretato da un affascinate Tobias Menzies.

Tuttavia questo cambio di attori mi ha convinto molto di più rispetto a quello del secondo blocco, sebbene ovviamente, come da più parti sottolineato, il Principe Carlo, attuale Re Carlo III non abbia un briciolo dello charme seduttivo di Dominic West.

La regina che per me resta perfetta col volto e il corpo di Claire Foy, dopo essere stata interpretata da Olivia Colman giunge nella recitazione di una impeccabile Imelda Staunton, nota al grande pubblico per il magnifico “Il segreto di Vera Drake”. Staunton restituisce alla regina la sua umanità, le sue fragilità, anche mediocri, come quanto si impunta, in un verso e poi nell’altro, sul Britannia. La sua interpretazione è meno regale di quella di chi l’ha preceduta, ma gli anni di Regno che indossa furono per la Queen Elisabeth II i più difficili. Era davvero poco amata a quel tempo. Vecchissima negli anni Novanta, molto più che successivamente. Chi l’avrebbe detto che invece dopo la morte di Lady D sarebbe diventata una vera icona pop.

Sulla inadeguatezza di Elisabeth Debicki che ha l’impossibile compito di riportare in scena e in vita Diana si sono spesi fiumi di inchiostro. La classe della principessa del popolo è inimitabile. Le sue movenze, il suo capo reclinato, gli occhi che ruotano dal basso verso l’alto, l’uso abile delle mani, della gambe, la destrezza del passo, certe impulsività generosissime dei sorrisi e delle strette di mano. Basta vedere i tanti fotogrammi che affiancano Debicki alla falcata dell’originale col revenge dress per capire l’ineguagliabile portamento e personalità della principessa del Galles. La sua nobiltà era assoluta. L’attrice la sfiora soltanto, ma fa comunque un ottimo lavoro, anche quando sembra un po’ caricaturale.

Non leggo cronache gossip reali e non sapevo dell’amicizia di Filippo con Penny Knatchbu, moglie del figlioccio e donna molto più giovane di lui con la quale intesse, dopo il terribile lutto di lei, una relazione sportiva tutta centrata sulla guida delle carrozze, gli attacchi. Le loro scene insieme a quelle col dottor Khan, l’amore pachistano di Diana, sono forse quelle più avvincenti della stagione. Ci fu altro? The Crown insinua di sì, per le fonti della Casa Reale si tratta di una sporca messinscena.

Splendido l’episodio sul divorzio, tutto costruito sulle sentenze del tribunale, con le storie di coppia, fino al magnificente dialogo tra Diana e Carlo, una sceneggiatura d’invenzione teatrale di grandissimo impatto emotivo ed attoriale.

Dopo la visione della stagione resta un interrogativo incredibile: come fanno gli inglesi a non ridere dinanzi ad un re e ad una quasi regina, Camilla, che hanno spiato in ogni dove, fino alla lettura della loro famosa telefonata del Tampax? Con The Crown l’intercettazione viene ansimata, il desiderio è agito alla cornetta: a pochi mesi dall’incoronazione Carlo è ancora più nudo. Cosa rimane di regale in un re così tanto vivisezionato?

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