The Watcher, l’occhio malevolo che inquieta e infesta la casa dei sogni

by Molly Clauds

Premessa necessaria. Non ho mai amato gli horror, per me il brivido si ferma ad Hitch. Così, da fifona qual sono, mi sono spinta con circospezione nella visione addivanata di The Watcher, l’ennesima produzione di Netflix di Ryan Murphy, in cima alla classifica dei più visti da parecchi giorni. Ma già al secondo episodio (sono sette), mi sono detta che la serie era potabilissima anche per me, nonostante il clima spooky di Halloween. Ergo gli amanti del genere devono trovarla pessima.

Non bastano certo una scalinata, un montacarichi di inizio Novecento e un sotterraneo, con tunnel e porte a scomparsa, per spaventare gli spettatori scafati.

Non bastano pochi artifizi a far diventare una casa un immobile degno di Shirley Jackson.

Se non fosse che la trama di The Watcher è ispirata da una storia verissima raccontata in un articolo di

Reeves Wiedeman uscito su The Cut nel 2018. E quindi forse anche le riserve più dure possono essere messe in soffitta. A me la serie non è dispiaciuta, sebbene ci sia più di una critica negativa. Una su tutte la godibilissima di Marco Giusti e la sua avversione per il look bianco panna nocciola dei due protagonisti.

Chi non si è mai svegliato al mattino per lo sguardo insistente e magari anche amorevole e affettuoso del proprio partner? Chi non si è mai girato per strada incrociando qualcuno che lo osservava con inquietante premura?

Nel Sud d’Italia la sola osservazione invidiosa (in-videre, vedere male) e malevola crea l’affascinatura, che si “curava” col rito indimenticato e sacrale del malocchio.

Insomma The Watcher, pur in salsa americanissima, riprende il tema archetipico dell’occhio che porta sventura e della felicità che acceca disturbando la vista.

Non prenderlo/a ad occhio, si dice ancora nei nostri borghi appenninici o garganici, quando qualcuno fa troppi complimenti ad un bambino o ad una giovane creatura, che ha tutta la vita davanti a sé.

Hanno tutta la loro splendida e luminosa vita i coniugi Brannock, gli assai in parte Naomi Watts e Bobby Cannavale, con i loro due figli, che decidono di comprare una splendida villa nel tranquillo New Jersey.

Subito però devono fare i conti con l’Osservatore, un ignoto/a individuo, che comincia a scrivere loro delle lettere minatorie, firmandosi The Watcher appunto e assicurando una cura preziosa per loro e per la casa, che si sarebbe inscenata con la vista, col guardarli da vicino, intimamente. “Vi osservo”, scrive.

È uno stalker? Un fantasma? Qualcuno che desidera la casa solo per sé? Qualche vecchio inquilino impazzito? È una sorta di catena di Sant’Antonio per cui, come sembra dal finale, chi sloggia dalla casa decide di terrorizzare i nuovi malcapitati acquirenti?

Nel corso dei sette episodi tutti i bizzarri vicini vengono più o meno sospettati di essere l’Osservatore, salvo poi scoprire che anche il protagonista Dean/Cannavale si sofferma ad autoscriversi una lettera per indurre la moglie a vendere la casa, per cui ha perso ogni risparmio e che lo manderà sul lastrico.

Il cast, davvero notevole, tiene incollati e giustifica anche qualche lungaggine di troppo. Io mi sono invaghita di Cannavale, stupendo. Vale da solo la serie.

Ma ci sono anche la meravigliosa detective interpretata da Alfre Woodard, con un americano e una voce da sogno, i caratteristi Margo Martindale e Richard Kind, Jennifer Coolidge, e perfino Mia Farrow con trecce amish, che si autocita ricordando il clima di Rosemery’s Baby (che ovviamente, essendo un horror vero, ho visto solo in parte).

Molto interessante la scelta cromatica di tutta la serie, con il contrasto tra la luce borghese del giorno che illumina il ricco e sontuoso sobborgo e il buio della casa infestata dalla paura e della ricerca della verità. Turba anche qualche scheggia di morbosità.

L’inseguimento nel tetro e umido tunnel appare il momento più pauroso, ma fortunatamente per me, si rivela a salve.

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