“Una serie avvincente che parla a più generazioni”: Giada Prandi racconta “Io ti cercherò”

by Luana Martino

Una serie crime dai contorni decisamente intimisti e drammatici: questo e altro è la nuova fiction targata RaiFiction – Publispei, in onda tutti i lunedì in prima serata, su Rai 1.

Stiamo parlando di ‘Io ti cercherò’ realizzata dalla sapiente regia di Gianluca Maria Tavarelli ed interpretata da un cast d’eccezione che vede come protagonista Alessandro Gassmann supportato da Giada Prandi, Luigi Fedele, Maya Sansa, Andrea Sartoretti e Zoe Tavarelli. 

I fantasmi del passato riemergono prepotenti nella vita di Valerio (Alessandro Gassmann), ormai deciso a ricostruire le vicende che hanno portato alla morte del figlio Ettore (Luigi Fedele). Tutti i personaggi della serie sono ben costruiti e risultano essere di complessi e sfaccettati. Come Lisa (interpretata da Giada Prandi) moglie di Gianni (Andrea Sartoretti), il fratello di Valerio. Lisa è una donna affettuosa ed empatica, accogliente ed ironica che riuscirà a fare da mediatrice tra i due fratelli.

Per l’occasione abbiamo intervistato Giada Prandi che ci ha parlato del personaggio interpretato in ‘Io ti cercherò’ e dei suoi prossimi progetti.

Giada, nella serie “Io ti cercherò” interpreti Lisa. Parlaci un po’ del tuo personaggio. Quali sviluppi avrà nel corso delle puntate?

Per quanto riguarda il personaggio di Lisa è un ruolo al quale sono davvero affezionata e mi è piaciuto molto interpretare. Lei è la cognata di Gassmann -che interpreta Valerio il protagonista della serie- ed è un personaggio molto amorevole empatico, accogliente ma nello stesso tempo è molto riservata. Quindi da un lato ha grande pudore nei confronti di quello che accaduto alla sua famiglia, in particolare a suo cognato, riuscendo ad essere molto accogliente; dall’altro è ironica e ha sempre la battuta pronta.
 Lei fa l’infermiera ed è, quindi, abituata ad avere a che a fare con la sofferenza, con il dolore ma riesce ad affrontare la vita con il sorriso. Un personaggio con varie sfaccettature che riesce a vivere situazioni molto difficili mantenendo una delicatezza e una dolcezza nell’accogliere la situazione. Valerio, dopo aver perso il figlio, andrà a vivere a casa del fratello e quindi Lisa si troverà a dover interagire con una nuova esperienza di vita. Tra l’altro tra Gianni e Valerio ci sono delle dinamiche non chiare e quindi io (cioè Lisa) si troverà all’interno di questo rapporto che cela delle cose non ancora esplicite. Lisa sarà una sorta di ponte tra loro due e nell’arco delle puntate si esplicherà meglio cosa significhi il rapporto tra i due fratelli. Quello che posso dire dell’evoluzione del mio personaggio (senza fare troppe anticipazioni, sorride! N.d.r.) è che avrà sempre un rapporto più profondo con Valerio che è comunque un personalità molto spinosa e complessa.

Come spesso accade, il personaggio che si interpreta entra a far parte, almeno in parte, dell’attrice e della sua personalità. Per te è così? Come hai lavorato per interpretare Lisa? Cosa ti ha lasciato questo personaggio?

Assolutamente si. Qualche volta mi vengono alla mente delle parole e mi chiedo chi le abbia pronunciate. Mi rendo così conto che si tratta di battute del mio personaggio o di altri interpretati dai miei colleghi. Ogni personaggio ti lascia qualcosa dentro. Interpretare Lisa è stato bellissimo perché mi ha permesso di lavorare con Tavarelli e con attori strepitosi come Alessandro e tutti gli altri. Ho adorato, poi, la tematica della serie così avvincente e commovente insieme ed, inoltre, interpretare Lisa, pur essendo così distante da me, mi ha lasciato tanto. Alla fine abbiamo trovato un compromesso tra noi, io e Lisa. Dopo che si rintracciano le caratteristiche del personaggio, lo cogli nel suo modo di fare e con le sue peculiarità, puoi accoglierlo e aggiungere ad esso qualcosa di personale. Ho dato a Lisa il mio imprinting, ho cercato di darle diverse sfumature affinché fosse stratificata. Abbiamo dei punti in comune come l’essere accogliente, ironica ed empatica ma io, certamente, ho una personalità diversa dalla sua, sono più istrionica e sono meno dimessa. Quando, però, l’ho contestualizzata nella sua esistenza ho capito le sue reazioni e il suo modo di fare e l’ho accettato per, poi, fonderlo con la mia essenza. Mi piace molto che si riesca a trovare un punto d’incontro tra sé e il personaggio.

Come ti sei trovata sul set? Cosa ti affascina maggiormente di questa serie?

Come già ho detto prima lavorare ad ‘Io ti cercherò’ è stato davvero incredibile. La serie è stata diretta magistralmente da Tavarelli che è un bravissimo regista, con una fotografia cruda, calzante e con un bel cast. Alessandro Gassmann, Maya Sansa, Andrea Sartoretti, Luigi Fedele, Zoe Tavarelli e gli altri attori sono veramente bravi. E’ stata una bellissima esperienza. Le tematiche trattate, poi, sono davvero forti: oltre alla tematica della perdita (in questo caso una delle più drammatiche cioè la perdita di un figlio) si parla, anche, di immigrazione e di tematiche sociali in genere. E’ una serie che ha un respiro molto internazionale che si riscontra nel grande successo che sta avendo.
‘Io ti cercherò’, inoltre, è girata in notturna, con movimenti di macchina da presa che delineano un racconto moderno, realistico, con inquadrature che danno una sensazione di grande verità. Una Roma periferica che emerge dal racconto, dai personaggi e dalle immagini. Come se il regista e il direttore della fotografia avessero voluto dare una forma alla Roma che fa da sfondo a questa storia; una Roma ‘marginale’ ma piena di fascino e di vita. Mi è piaciuto molto il fatto che sia una serie avvincente, un thriller, un giallo, ma allo stesso tempo tocca tematiche, come ho detto, intime e parla a più generazioni. Ci sono, infatti, più livelli di racconto con una grande storia e tanti micro-argomenti e diverse emozioni analizzate.

Come vedi la figura della donna nell’ambito cinematografico? Credi che i ruoli femminili siano ancora pochi rispetto a quelli maschili?

E’ vero che nell’ambito cinematografico e anche teatrale si sia scritto, da sempre, molto di più per gli uomini. Certo, ci sono tanti bei ruoli femminili ma, certamente, sono meno rispetto a quelli maschili. Credo che, inevitabilmente, tutto sia legato ad un tipo di cultura e anche prima, nell’antichità, erano solo gli uomini, con l’auspicio di maschere, a recitare.  Con l’emancipazione della società, il femminismo e tutto quello che concerne i generi e i ruoli, credo che si siano fatti grandi passi avanti anche se siamo ancora legati ad un modo di fare non sempre inclusivo della donna.
E’ un discorso complicato, è difficile portare un cambiamento immediato ma ogni giorno si deve cercare di aggiungere un tassello per arrivare ad un’inclusione della donna sia per quanto riguarda i ruoli da interpretare che per le maestranze sul set, ad esempio. Possiamo evitare di assecondare un determinato modo di fare e lottare ogni giorno per questa inclusione partendo, per esempio, dalle sceneggiature, nelle quali inserire sempre di più ruoli femminili.

Nel tuo percorso artistico, si incrociano le strade del cinema e del teatro. A quale dei due sei più legata?

Le due strade si fondono. Amo il teatro, il contatto con il pubblico, amo ripetere quel personaggio sul palco e cercare, ogni sera, di dare qualcosa in più, di renderlo diverso aggiungendo qualche elemento all’interpretazione. Dall’altra parte amo lavorare sul set, interagire con la macchina da presa e con il linguaggio cinematografico. Quindi non posso scegliere una cosa o l’altra; sono due linguaggi diversi ma la matrice è la stessa: la credibilità. Per arrivare ad essa devi ricercare la naturalezza e lavorare sul personaggio in maniera approfondita. E’ il modo di veicolare questi messaggi che cambia: nel teatro devi modulare la voce, ad esempio, sono due modi diversi di arrivare al pubblico ma adoro entrambi gli ambiti. Sono cresciuta con un papà appassionato di cinema e teatro. Sin da piccola mi portava al cinema, mi raccontava storie sui film visti o ne inventava altre prendendo spunto dalle avventure di Ulisse o di tantissimi altri personaggi. Inscenava delle vere e proprie recite ed io mi divertivo tantissimo.
Ho sempre sentito parlare di arte in tutte le sue forme e tutto ciò mi ha sempre affascinato.
Tra cinema e teatro, dunque, non saprei scegliere: entrambi i percorsi mi hanno fatto diventare quella che sono.


Come vedi il futuro del cinema e del teatro dopo la pandemia?

Purtroppo è stato il primo settore a chiudere e l’ultimo a ricominciare. Ci stiamo abituando alle mascherine, ai tamponi, le produzioni cinematografiche e televisive sono ripartite dopo il lockdown ma ora l’incertezza torna ad esserci. Il problema si pone quando un attore sta girando e magari si scopre che è positivo. Mi preoccupa molto l’affluenza sia nei cinema che nei teatri, la gente nonostante la distanza e le mascherine ha timore ad andarci ed è un peccato perché sono luoghi sicuri in questo momento, molto di più di altri. Nei teatri stanno mettendo in scena spettacoli bloccati nella passata stagione e qualche nuova produzione ma il problema è che se il pubblico non va a vederli rischiano di chiudere. Il Covid-19 ha, purtroppo, enfatizzato una situazione che il cinema e il teatro stavano vivendo prima della pandemia. E’ una situazione davvero complicata, la cosa che mi fa piacere è che tutta la categoria si è unita per un fronte comune per ricostituendo come categoria in primis.

Presto ti vedremo anche in una veste diversa ne ‘I Cavalieri di Castelcorvo’.

La serie andrà in onda dal 6 novembre su Disney+ con la regia di Riccardo Antonaroli e Alessandro Celli. E’ un fantasy molto carino, sono una zia un po’ sui generis, sopra le righe. Margherita è una zia sui generis, una zia che tutti vorrebbero avere, è simpatica ed un’eterna bambina. E’ un personaggio diverso da Lisa e mi sono divertita molto ad interpretarlo. Passare da un crime così profondo come Io ti cercherò ad una dimensione giocosa e fantasy è stato davvero divertente, ho fatto riemergere il mio lato infantile grazie al lavoro con i bambini che ti insegnano sempre tanto.

Cosa ti piacerebbe interpretare?

In realtà a teatro reciterò in “Anna Cappelli”, uno spettacolo con la regia di Renato Chiocca, tratto da un testo molto bello di Annibale Ruccello che hanno interpretato tante attrici bravissime.
Anna è uno dei personaggi che avrei voluto da sempre interpretare, è una donna degli anni Sessanta, giovane, ingenua, perbenista, si trasferisce a Latina che poi è anche la mia città, con dei desideri, delle aspettative che non riesce a concretizzare e questo farà emergere il suo lato oscuro. E’ un testo avvincente, difficile, un piccolo capolavoro. E’ un personaggio chiuso in questa provincia ma risulta attuale, dice di essere emancipata ma non lo è, quando va a vivere con l’ingegnere si professa contraria al matrimonio ma in realtà non è così, ha un’ossessione forte per il possesso che la travolgerà e la porterà alla follia e rimarrà sottomessa al mondo in cui vive.
Con il regista abbiamo fatto parecchio tavolino da casa durante il lockdown e ora abbiamo ripreso a vederci dal vivo rispettando le misure di sicurezza. Stiamo cercando di capire quando potremo debuttare.

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