Alessia, la trans che sta per incatenarsi a Palazzo Chigi. “Lo Stato non pensa a noi. Il Covid? Mi ha tolto tanti soldi, ma c’è una voglia pazza di sesso”

by Lia Mintrone

“Chi dice che il mio sex working sia una bella vita, venisse a farla al posto mio, io vorrei solo un lavoro normale. Sono costretta a fare quello che faccio altrimenti non saprei come vivere, per noi trans non c’è lavoro, solo pregiudizio. E condanna”.

Alessia Nobile, la trans più famosa di Bari, potremmo dire che è nobile di nome e di fatto. Ha un’anima particolare, dotata di grande sensibilità e di amore verso il prossimo. Ha una laurea triennale in Scienze Sociali conseguita a Chieti, vorrebbe un matrimonio classico, si vorrebbe occupare del recupero dei tossicodipendenti e le piacerebbe adottare un bambino.  Ed è anche una fervente credente, per questo qualche anno fa volle sfilare nel corteo storico di San Nicola.  La becchiamo alla fine del lockdown, da poco ha lasciato andare via un cliente impegnativo. Ovviamente sposato. Il Covid-19 ha travolto anche lei, costretta a casa in assoluto riposo. Ma da 4 maggio, tanti uomini disperati per la convivenza forzata con le mogli, sono tornati imploranti da Alessia. 

Alessia, per te è sempre smart working o sex working, tu lavori da casa

Se vogliamo ironizzare, certo, sono in smart working da una vita. Ma è una vita imposta, altrimenti non saprei come mantenermi. Per una trans non c’è mai lavoro, da nessuna parte. E infatti ho mandato delle pec a mezzo Governo durante la quarantena

A chi?

Al presidente Mattarella, al presidente Conte e al ministro Speranza. Ora sto per scrivere anche a Michele Emiliano e Antonio Decaro

Che hai scritto?

Questa quarantena mi ha dato il tempo di riflettere su tante cose. Il mio è stato un grido di disperazione. Noi trans, costrette a fare questo lavoro per mantenerci, non siamo state considerate in nessun decreto e in nessuna manovra. Io non voglio che lo Stato mi mantenga, io voglio un lavoro, con la stessa dignità degli altri esseri umani. Ho bisogno di una svolta, non voglio morire così, voglio un lavoro normale, è il traguardo della mia vita. Se ho un lavoro potrò anche adottare un bambino e i miei genitori finalmente potranno essere sereni

Ti hanno risposto?

Non ancora, aspetterò, altrimenti il 3 giugno andrò a incatenarmi davanti a Palazzo Chigi

Come hai fatto in questi mesi di fermo?

Sono una parsimoniosa, avevo risparmi da parte che mi hanno permesso di vivere.  E se non li avessi avuti? Mi sarei rivolta anche io all’assessore Francesca Bottalico (assessore al Welfare del Comune di Bari, ndr.) e a Don Angelo Cassano, sono gli unici ad essersi preoccupati  per noi, e infatti hanno inviato dei pacchi alimentari a chi era in difficoltà

Alessia

Sei arrabbiata e pensierosa

Certo, e se torna il lockdown? E se arriva un altro virus? Non sappiamo cosa accadrà e noi non abbiamo nulla, nessun paracadute. Il mio lavoro, chiamiamolo così, non si può fare per sempre, la mente si lacera , è  un lavoro distruttivo ed è anche legato all’età. Ora ho 41 anni, e dopo? Sono una ragazza transgender e la vita che faccio non è vita

Perché non lo trovi?

Perché nessuno dà un lavoro a una trans, sa quanti curriculum ho mandato? Una infinità, mai nessuna risposta. E in molti mi chiedono perché non vado via dall’Italia dove c’è un’altra mentalità. E perché dovrei andare via? Io amo il mio Paese e voglio restare qui, anche se è vero che in nazioni tipo la Germania non c’è alcuna discriminazione sul lavoro tra le trans e gli altri

Davvero ti sei astenuta durante la quarantena? Nessun sotterfugio?

Assolutamente no, se invoco i diritti rispetto anche i doveri di una cittadina.  Ho fatto solo qualcosa in cam o su skype, tutto virtuale. Poi, i miei clienti storici, quelli con cui ormai c’è un rapporto di affetto e amicizia, mi hanno aiutata facendomi dei versamenti su posta pay. Oggi uno di loro addirittura mi ha portato un mio ritratto dipinto da lui in quarantena, un olio su tela, bellissimo. In fondo è grazie ai miei clienti se esisto, non certo grazie alla politica. Ecco perché sto per scrivere anche a Michele Emiliano e ad Antonio Decaro.

Cosa gli vuoi dire?

Che non basta mettere sulle proprie bacheche gli arcobaleni durante la giornata contro la transfofia, quelli li possono mettere tutti, che ci vuole. Occorre un impegno, da parte della politica, per farci considerare cittadine italiane, pugliesi e baresi esattamente come tutte le altre.  Sono iscritta all’albo degli assistenti sociali, perché non posso fare il mio lavoro normalmente? Perché non posso vivere come tutte le altre?

Quanti soldi ti ha fatto perdere il Covid-19?

Tanti, decine di migliaia di euro. Mi sono fermata il 9 marzo, ma già da prima sentivo che stava per arrivare da noi quello che accadeva a Wuhan. Quindi, di fatto, sto ferma da febbraio, infatti quest’anno non sono andata né a Sanremo né al Berlinale, il Festival del Cinema di Berlino. E per me sono soldi quando vado lì, tanti. Così come ho annullato tutti i tour

Che sarebbero i tour?

Vado in varie città, italiane e anche straniere, dove mi fermo alcuni giorni per riuscire a vedere più clienti possibili. Brescia, Parma, l’Emilia Romagna in generale, ma anche Torino sono città nelle quali torno sempre perché ormai ho clienti fissi. Alcuni ho saputo anche essere morti a causa del Covd-19

Facendo due rapidi calcoli, guadagni circa 8-9 mila euro al giorno. Una cifra importante

Sì, ma non è un lavoro che ho scelto, sono costretta a farlo. E poi, la gente deve anche sapere che spendo 2.500 euro al mese di inserzioni pubblicitarie sui siti di incontri e che quando mi sposto è tutto a spese mie, treni, aerei, alberghi, case, ristoranti. Comunque, quanto guadagno al mese dipende anche dal periodo. A Natale, per esempio, che gli uomini stanno tutti a casa con le mogli o le fidanzate, è un periodo in cui guadagno pochissimo. E poi ci sono gli imprevisti come il coronavirus. Con i soldi che ho perso a causa del Covid-19 mi sarei dovuta fare il viso, doveva essere il regalo peri miei 40 anni

 In che senso? Sei così bella

No, avevo già prenotato un chirurgo maxillo facciale di Anversa specializzato nelle operazioni alle trans, mi avrebbe dovuto addolcire il viso, limarlo. L’intervento mi sarebbe costato 21mila euro, ma non l’ho più fatto, non potevo né spostarmi in Belgio né avevo quei soldi non avendoli guadagnati

Ma dal 4 maggio hai ripreso la tua attività

Un po’, a piccole dosi. Sto ricevendo i clienti più affezionati. Ma c’è paura, da parte mia e da parte loro. Il mio lavoro si basa sul contatto fisico, è impossibile mantenere il distanziamento

Che accorgimenti stai usando?

Il termoscanner, l’Amuchina, le salviette igienizzanti, gli asciugamani monouso

E la mascherina?

Dipende, se è possibile la uso, ci sono anche quelli che mi chiedono di toglierla

Chi sono stati i primi a chiamarti?

I clienti storici, quelli che già venivano fissi una volta alla settimana, ora vengono anche due volte. Vogliono recuperare

Quanti ne hai visti dal 4 maggio?

Non sono ancora a pieno ritmo, d’altronde anche dal 4 maggio ci voleva comunque l’autocertificazione, quelli che vengono da fuori Bari non li ho ancora visti. E’ una ripresa molto lenta, l’unica cosa positiva è che stanno venendo tanti volti nuovi, di Bari, forse andavano da altre prima di me. Ma con la paura che c’è, preferiscono venire da me, sono più cara ma anche più sicura, do fiducia. Io ho osservato veramente la quarantena

Non hai paura che gli accorgimenti usati non possano non bastare?

Tutto ciò che usiamo è sempre troppo poco. Anche prima, con l’Aids o con altre malattie sessualmente trasmissibili. E’ sempre poco quello che una come me può fare per salvarsi. Ma io purtroppo non posso fare altro, già non posso spostarmi in Italia, e la perdita è tanta

Ti aspettavi che lo Stato pensasse anche a voi?

Non ho mai preteso un supporto economico, ma dei buoni potevano darceli, noi siamo inoccupate da sempre

Hai fatto la domanda per avere i 600 euro?

Sì, ma proprio l’altro giorno mi è arrivata la lettera dall’Inps con la quale mi è stato detto che la mia domanda non è stata accettata

Perché?

Io faccio anche le stagioni estive come barista nei lidi, forse hanno ritenuto che io potessi riprendere presto a lavorare. Ma non è così. Resta il fatto che non c’è stato alcun decreto che abbia menzionato le sex worker, speravo che lo facessero almeno la Regione Puglia o il Comune di Bari

In che modo?

Avrebbero potuto aprire un fondo di solidarietà, una piattaforma pubblica dove chi voleva poteva versare un contributo e noi potevamo essere al servizio della comunità, per esempio consegnando i medicinali a domicilio o ciò che servisse.  L’unica che si è interessata è stata l’assessore Bottalico che mi ha chiesto una lista delle ragazze come me in difficoltà. A loro sono stati inviati dei pacchi alimentari. Ma il sindaco Decaro e il presidente Emiliano non hanno pensato a noi.   

Il Covid-19 ha cambiato il rapporto con i clienti?

All’inizio sì, c’era più cautela. Ora no, è come se non fosse mai accaduto nulla. E’ come se i clienti non vogliano ricordare quello che è successo, vengono per concedersi un’evasione in tranquillità, senza più l’incubo delle mogli. Mi dicono che nella mia casa cercano un po’ di serenità. Però, chiariamoci, non è che ci sia la fila dietro la porta, tutto sta riprendendo ma con molta lentezza, non c’è stato quell’exploit sperato   

Secondo te il Covid-19 ha cambiato in generale il rapporto con il sesso?

Il sesso, se non hai l’umore giusto, non ti va di farlo. Il Covid-19 ha portato e ha lasciato una tristezza di fondo. Io sento e vedo che la situazione cambiata, anche camminare per Bari non è la stessa cosa, è come se nell’aria si sentisse una sofferenza di base, una preoccupazione. Poi, c’è anche da dire che il virus a molti ha creato anche problemi economici. Lo vedo da alcuni clienti che prima venivano due volte alla settimana e ora solo una, risparmiano. Tanto è vero che io, proprio per risollevargli il morale, non mi vesto più di nero come facevo prima ma li accolgo in abiti colorati. Questi poveracci arrivano distrutti, hanno il velo della tristezza sugli occhi, la convivenza con le mogli è stata pesante, dovevano elemosinare da loro anche il sesso, qualora si concedano, come dei questuanti.  Io, ormai, con i miei clienti oltre a fare sesso faccio anche la psicologa

Quindi, se c’è meno voglia di fare sesso, ci sarà più voglia di amore?

Io sono una disincantata ormai, se all’inizio pensavo che tutto questo avrebbe cambiato le persone in positivo, ora credo che tutto sia ancora più esasperato e ancora più fisico. Il Coronavirus ha trasmesso una sensazione di fragilità, abbiamo avuto tutti paura di ammalarci e di poter morire. Questo ha spinto le persone a ritenere che sia giusto vivere l’attimo, perché non abbiamo certezza del domani. Ecco, il virus è stato una spinta esasperata al carpe diem. Quindi, a mio modesto parere, nonostante il periodo, ci sarà ancora più voglia di fisicità, di piacere, frutto della reclusione e dell’astinenza per tantissimi.  C’è voglia non di corpo, ma proprio di carne. Un corpo va rispettato, la carne è da macello. Io sono corpo, non carne, e mi hanno sempre trattata come corpo.

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