«Elevare Daunia e Gargano a destination wedding tra mare, borghi, dimore storiche e castelli». La missione della specialista italiana delle nozze Ines Pesce

by Anna Maria Giannone

È la prima Wedding Marketing Specialist italiana, che ha pubblicato un’analisi approfondita sugli effetti che l’emergenza sanitaria ha causato alla wedding industry del Bel Paese, un comparto oggi in forte crisi e che ha registrato nel 2020 perdite per 5 miliardi di euro.

Ines Pesce, CMO dell’agenzia Daruma Studio, ha consegnato in questi mesi agli imprenditori del settore (Wedding Planner, Floral Designer, Fotografi, Location per eventi e tutti i professionisti del matrimonio) una disamina dettagliata della situazione delle aziende, fornendo delle risposte concrete e alimentando prospettive future.

Per le spose del 2022/2023 la contrazione dell’occupazione potrebbe ripercuotersi nel medio periodo e, quindi, sulle coppie che intendono convolare a nozze nei prossimi due/tre anni. Ecco perché per Ines Pesce “vince chi è più più smart, sia in termini di interconnessione che di comunicazione”.

Utilità del servizio proposto, disponibilità (da non confondere con l’attitudine da zerbino!) e lealtà sono i tre asset su cui costruire una strategia di marketing per gli esperti delle nozze.

Aggiungendo sempre qualcosa in più.

Noi di bonculture l’abbiamo intervistata.

Il vantaggio competitivo, violet cow o il Gold flamingo, come lo tu lo hai definito, quanto è riconoscibile dalla clientela?

«Quella che può sembrare una cosa molto ovvia in verità è davvero difficile da determinare in autonomia per qualunque professionista o imprenditore. Si tratta infatti della domanda a cui difficilmente i miei clienti riescono a dare una risposta, se non banale, fino a che non li accompagno in un’analisi dalla quale tale vantaggio competitivo fuoriesce come esito di un processo».

Perché hai scelto il settore wedding come tuo principale segmento di interesse e business? Il matrimonio è ancora l’evento della vita? E se sì come è cambiato dopo la pandemia?

«Il mio interesse verso il settore matrimoni nasce da un’intuizione.

Lavoravo per una multinazionale e parlavo ogni giorno al telefono con persone da tutto il mondo: il loro comune denominatore era la passione e l’amore verso l’Italia e molti di questi sognavano il nostro paese come destinazione in cui convolare a nozze.

Da lì un guizzo: “Ma costoro dall’altra parte del mondo come faranno a organizzare tutto a distanza?”

Segue la mia partecipazione ad una fiera b2b a Roma alla seconda edizione in cui veniva data la possibilità a professionisti italiani di incontrare tour operator e wedding planner estere interessate all’Italia come destinazione di nozze.

L’esito di quella fiera per me, in cui mi presentai come location scouter, rappresentò il guizzo nel guizzo, quest’ultimo di sicuro più nelle mie corde: la constatazione che i professionisti del matrimonio presenti a questa fiera non avevano un minimo di cura della propria immagine né tanto meno immaginavano cosa fosse una strategia di marketing.

Il mio rientro fu un costruire ed un susseguirsi di consulenze a sempre più professionisti del wedding, prima locali poi nazionali, fino a portarmi a dove sono oggi: la prima consulente marketing specializzata nel settore matrimoni, ideatrice del wedding marketing e autrice del primo manuale di marketing strategico per il wedding. Il matrimonio rimane l’evento della vita sebbene l’Istat ci racconta che dal 2018 al 2019 abbiamo avuto 10.000 matrimoni in meno celebrati. La pandemia ha rimescolato le carte e registrerà sicuramente delle cifre fuorvianti fino al 2023 ma a partire da quella data io credo che i matrimoni celebrati saranno meno dei 185 mila registrati nel 2019».

Chi si rivolge a te principalmente? Solo le professioniste del wedding in senso stretto o anche i proprietari di location?

«I miei clienti sono proprietari di location senz’altro e poi wedding planner, fotografi, floral designer, atelier e in generale chiunque operi nel settore».

Da esperta, su quale destinazione di Capitanata punteresti per costruire un marketing territoriale tale da far crescere quella località in destinazione? C’è qualche località che può avere la crescita di Procida? Perché le Tremiti non sono ancora cool?

«Nel 2017 ho tenuto una conferenza stampa in Provincia proprio su questo tema. Elevare la nostra Capitanata a destination wedding sarebbe bellissimo e di opportunità ne avremmo: il Gargano con le Tremiti ma anche i borghi medievali, le dimore d’epoca e i castelli sarebbero uno scenario molto attraente per gli stranieri. Ciò che manca è la facile raggiungibilità della nostra Daunia e l’impegno dell’imprenditoria locale».

Quanto è in voga ancora tra le location l’offerta “pacchettizzata”, come tu la chiami?

«L’offerta pacchettizzata è un must delle strutture locali per matrimoni.

Tale strumento è agevole per garantisce una gestione agevole degli eventi in considerazione della quantità e della loro concentrazione nel tempo.

Per gli stranieri il discorso è un po’ diverso:

– gli stranieri non sono tutti uguali: se provengono da paesi differenti essi hanno tradizioni ed esigenze completamente diverse che un pacchetto non può accontentare

– se si ambisce ai destination wedding quelli da sogno, il pacchetto è sinonimo di low quality per cui è sconsigliabile in tal senso

– siamo in un epoca in cui gli sposi stranieri vogliono personalizzare tutto perché personalizzare è esclusività».

Mi sembra che oggi sia data molta più importanza all’aspetto artistico delle nozze, dalle architetture floreali agli allestimenti. Quanto è difficile per un professionista del wedding entrare in contatto col mondo dell’arte e creare atmosfere nuove?

«Hai ragione: le coppie pensano solo all’aspetto scenografico perché questo è entrato nelle loro teste grazie/a causa dei programmi sul matrimonio. I professionisti dunque hanno davvero tante difficoltà a far capire agli sposi che dietro quella scenografia ci sono tante professionalità, tante materie prime, tante ore di lavoro, per cui è molto difficile far digerire loro certi compensi. Una strategia di wedding marketing potrebbe sicuramente aiutarli in questo processo di consapevolezza degli sposi»

Sei anche una coach di bridal influencer e di marketing influencer.

Qual è l’errore più comune che si può commettere su Instagram?

«Potrei farti una lunga lista ma l’errore più determinante l’insuccesso è non porsi quattro domande fondamentali prima di pubblicare:

– Chi sono?

– Per chi sto scrivendo?

– Dove voglio arrivare?

– Qual’è il motivo per cui la gente dovrebbe seguirmi su instagram?»

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