Ines Pierucci, Assessora alla Cultura nella Bari, bella e plurale, delle possibilità

by redazione

“Sono una ragazza di periferia, una ragazza, una donna che ce l’ha fatta”.  Nelle sue prime parole dopo la nomina del sindaco Antonio Decaro, Ines Pierucci ha illustrato quello che oggi è diventata Bari, in 20 anni di amministrazioni di centrosinistra: una città delle possibilità.

La notizia era nell’aria da qualche giorno, ma la conferma ufficiale si è avuta ieri alla Caserma Rossani. Ines Pierucci è la nuova assessora alla Cultura del Comune di Bari.

Conosciamo Ines abbastanza bene, essendosi imbarcata con noi, lo scorso gennaio, in questa nostra folle e bellissima avventura editoriale. Potremmo esordire dicendo che è una persona preparatissima: i suoi articoli, il suo lavoro sempre preciso e sul pezzo meglio di tante parole la descrivono. Generosa, sempre disponibile, piena di vita, di intuizioni e di idee formidabili, appassionata di letteratura russa (lingua che parla fluentemente) e divoratrice seriale di libri, Ines è una persona sincera. La classica persona che aiuta chiunque e per questo si spiega anche quanto sia molto amata.

La classica persona con una marcia in più.

Una marcia e una sincerità applicate anche anacronisticamente alla politica.

Vendoliana della prima ora, ancora vicinissima all’ex Governatore, non ha mai rinnegato la sua storia e il suo passato che ricorda sempre con molta emozione. Ha militato nelle Fabbriche di Nichi, i primi meetup d’Occidente virtuali e reali insieme, vivendo una delle stagioni politiche per certi aspetti migliori della nostra regione, la primavera pugliese.

A differenza di alcuni la militanza non le porterà “ricompense” lavorative. L’opportunismo non fa parte di lei, identità e appartenenza sono tutt’uno col suo impegno. Ines dell’anima mia, potrebbe pronunciare chiunque la conosca.

Quando arriva nelle Fabbriche ha già un lavoro, che manterrà per molti anni ancora.

Quell’esperimento politico, che aveva anticipato Tsipras, Podemos, Ciudadanos e anche l’attuale Labour, è naufragato di fronte ad una egemonia, per dirla gramscianamente, costruita solo nell’immaginario filmico e turistico e non in tutte le prassi pugliesi e meridionali. E si infrange definitivamente alle Politiche del 2013.

Nichi Vendola decide di ritirarsi a vita privata, la primavera pugliese evapora, si dissolve in amore finito, tra militanti increduli e indecisi.

Molti, moltissimi di loro, anche coloro che maggiormente avevano avuto in termini di ripagamento professionale, si ricollegheranno nell’area PD e resteranno talmente folgorati da inveire contro il vecchio sogno ogni tanto nelle discussioni social.

Non Ines. L’immagine felice del suo matrimonio al Fortino (è di dominio pubblico Ines, non prendertela) con Nichi al suo fianco da testimone, è la fotografia di un ideale che permane allo scorrere del tempo. Fedele e orgoglioso della sua storia. L’ideale di una Puglia plurale, differente, aperta e colta. 

Come la ragazza di Japigia con una vita difficile alle spalle ma che mai ha dato un prezzo alla sua dignità. E come la Bari che tutti noi desideriamo, ancora più bella, plurale, differente, aperta e colta.

Buon lavoro!

Daniela Tonti, Antonella Soccio

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