“Le donne tutte belle di Letizia Battaglia”: Corpo di Donna la mostra a Firenze

by Michela Conoscitore

Le mostre e le esposizioni bloccate dalla pandemia, a Firenze, hanno finalmente l’occasione di svelarsi ai visitatori, e una di queste, decisamente da visitare, è quella ospitata alla Crumb Gallery, in via San Gallo: Corpo di donna, mostra fotografica della celebre Letizia Battaglia ha riaperto i battenti lo scorso 28 maggio.

Per le donne significa entrare in un mondo intimo: varcata la soglia della galleria si lasciano fuori apparenze e falsi miti, come se ci riappropriassimo del significato essenziale di femminilità. Osservando le fotografie della Battaglia, si percepiscono sentimenti molteplici come la riconoscenza, la commozione e una famigliarità che solo occhi di donna possono regalare al proprio sesso: Corpo di donna è tutto questo, è quasi un’esperienza mistica, un recupero della semplicità possente delle donne, ritratte appunto nude, ma mai inermi perché i loro corpi a favore di obiettivo non sono sviscerati, analizzati e mercificati. La Battaglia accarezza e ammira, con il suo sguardo, donne, ragazze, amiche che si sono mostrate senza filtri, con corpi reali e non patinati, naturali e imperfette, dove l’imperfezione non è un disvalore ma un prezioso diamante rivelato. Si esce dalla galleria con un debito di riconoscenza nei confronti di Letizia Battaglia, perché ci ha raccontate nell’unico modo possibile: senza archetipi, accolte in uno scatto irripetibile nella propria unicità. E ad un uomo la mostra esemplificherebbe ciò che loro ritengono un enigma, quel corpo che rincorrono, posseggono ma non comprendono nella sua vitale linearità.

Noi di bonculture abbiamo intervistato una delle fondatrici della Crumb Gallery, l’architetto Emanuela Mollica, per parlare non solo della mostra ma anche di questa recente realtà culturale fiorentina.

Quando e come nasce la Crumb Gallery?

La Crumb nasce dalla mia idea di usare questo spazio per gli artisti, ma soprattutto uno spazio per donne. È stato un progetto che è nato tra amiche, così io, la pittrice Adriana Luperto, Rory Cappelli, giornalista de La Repubblica e Lea Codognato, fondatrice della Davis&co, abbiamo dato vita al progetto Crumb Gallery, che è giovane e in piena evoluzione avendo aperto a maggio dello scorso anno. L’abbiamo pensato come il regno dell’espressione al femminile. Accogliamo richieste d’artiste o le cerchiamo noi, quindi sostegno e divulgazione della loro arte.

Come nasce la collaborazione con la fotografa Letizia Battaglia?

La collaborazione è nata in un modo assolutamente spontaneo: una sera stavo guardando in televisione la trasmissione di Serena Dandini, Gli Stati Generali, che stava intervistando la Battaglia, artista che già conoscevo. Nel corso della loro chiacchierata, Letizia ha detto: non rinunciate ai vostri sogni. Ho pensato subito, forse sarà stata anche la provenienza catanese ad influenzarmi: io devo chiamarla! Ho deciso di provare, perché mi sono detta che al massimo avrei potuto ricevere un no come risposta. Mi sono preparata, cercando di capire tutta la sua storia anche come femminista e politica. Una mattina, a gennaio, le ho telefonato presentandomi e spiegando il progetto artistico della Crumb Gallery. Lei ha risposto dicendomi: “Se mi dai del lei, chiudo subito! Perché sono davvero una comunista. Se passiamo al tu, allora parliamo del tuo spazio perché mi piace il progetto”. Quindi, l’abbiamo costruita insieme questa mostra: ha accettato suggerimenti su quello che ci aspettavamo dal progetto, ha scelto lei le foto perché era un’idea che maturava da tempo di attuare.

Qual è il significato della mostra?

Letizia Battaglia ha voluto rappresentare, in queste immagini, le donne così come sono. Non ha chiesto alle protagoniste ritratte di essere in un modo diverso. Sono occhi che hanno fotografato delle donne, senza pregiudizi. Quale spazio migliore di questo, per ospitare una mostra del genere? Posto che siamo riuscite a realizzarla perché Letizia Battaglia è una donna molto generosa, ci tengo a sottolinearlo. Perché la Crumb come galleria è nata da poco, la autofinanziamo, i cataloghi delle mostre li stampiamo a nostre spese, ognuna mette in campo le competenze che ha.

Le fotografie più celebri di Letizia Battaglia sono quelle che hanno documentato il periodo delle stragi di mafia, in Sicilia, tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento: numerosi i ritratti che hanno seguito l’operato del giudice Giovanni Falcone, oppure quello emozionante di Rosaria Schifani del 1993, una delle vedove degli agenti di scorta morti il 23 maggio del 1992. Invece, le opere di Corpo di donna si discostano da quelle tematiche, proprio perché la Battaglia desiderava tornare alla vita, dopo che i suoi occhi avevano osservato troppo dolore e macerie.

La mostra è animata da due tipologie di ritratti differenti, ci sono i nudi e poi le rielaborazioni di foto molto conosciute della fotografa palermitana, quelle del periodo delle stragi di mafia, associate però ai nudi di donna. Come nascono?

Letizia ha sentito la necessità di rivedere queste fotografie, che ritraevano fatti di sangue, delitti, e quindi ha percepito che associando il corpo della donna a quei momenti che lei aveva fotografato, avrebbe esorcizzato quel periodo. Queste rielaborazioni fanno parte di un percorso molto preciso in cui lei non poteva più avere a che fare con la violenza, e quindi prova a dare un senso a delle foto che l’hanno resa famosa in tutto il mondo, ma che lei stessa non voleva più vedere. Le altre che costituiscono il percorso espositivo sono un suo studio specifico sulla donna, che è partito nel 1979: lei ha affermato che le donne sono tutte belle, possono anche essere stronze ma sono belle. Ognuna si presenta a Letizia com’è, senza trucco e lifting.

Le donne mi piacciono, mi piacciono tutte, mi piace la loro grazia, la loro forza, la loro femminilità e voglio raccontarla questa grazia, questa forza, questa femminilità in un modo diverso da quello a cui siamo abituati. Voglio donare alle donne uno sguardo che non sia lo sguardo di un uomo ma lo sguardo di una donna che vede le altre donne per quello che sono. Che non le manipola. Che non le altera. Che non le fruga. Che non le influenza con le sue certezze su quello che dovrebbero essere.
Letizia Battaglia

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