Non chiamatela Festa!

by Deborah Alice Riccelli

Non chiamatela festa! Ogni anno l’arrivo dell’otto marzo mi irrita non poco. Wikipedia scrive che la Giornata Internazionale della Donna ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo ed è per questo che viene associata al 25 novembre che è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere.

Ma, mentre il 25 novembre mi sento autorizzata a parlare di violenza e nessuno si permetterebbe mai di porgermi degli auguri, l’8 marzo mi tocca polemizzare con chi si ostina a farmeli. Con chi, con fare galante, mi porge mazzetti di mimosa e con alcune amiche che intasano le chat di whathApp con foto di uomini nudi coperti da tale fiore. Le signore entusiaste di poter uscire solo in quella data per fare baldoria con le amiche poi non le si può proprio sentire.

Il potere maschile

Molti anni orsono mi trovavo a Milano per i miei studi ed ero uscita la sera dell’8 marzo per attuare un esperimento sociale. Vi posso confidare che ciò che ho visto quella sera non lo dimenticherò mai. Senza dubbio ci troviamo sempre davanti ad un problema culturale, penso alle donne felici di essere celebrate, a quelle che si improntano verso la gestione del potere maschile che non otterranno mai proprio perché sono femmine, e ai non pochi uomini che tentano di avvicinarsi all’universo femminile, fingendosi paladini di una causa, agendo un insopportabile sessismo benevolo che fa più danni di uno spray urticante. Ovviamente esistono uomini consapevoli e totalmente meritevoli di essere ascoltati. Stiamo viaggiando velocemente verso ciò che pare ineluttabile.

Non chiamatela festa! Se i centri antiviolenza rischiano di perdere il poco potere conquistato in tanti anni di duro lavoro sul contrasto alla violenza maschile a causa di chi pretende di agire percorsi totalmente inadeguati rendendo comunque vittime le donne che giungono ignare al pronto soccorso. In questo modo mandano a monte anni e anni di sapere accumulato sul campo e in percorsi di autoconsapevolezza necessari all’autodeterminazione delle donne vittime di violenza.

Disegno di Legge Pillon

Non chiamatela festa! Se ci ritroviamo a lottare contro un disegno di legge che prende il nome dal senatore della Lega Simone Pillon che annulla in un colpo solo i diritti dei bambini e delle donne, che favorisce la violenza, gli abusi sessuali, la pedofilia e i maltrattamenti in famiglia. Una legge dotata di un impianto parossistico e incivile.

Non chiamatela festa! Se per l’8 marzo Trenitalia decide di omaggiare le donne con una caramella al limone. Badate bene, solo per chi viaggia in Executive sui Frecciarossa e fino ad esaurimento scorte. Non chiamatela festa! Se un volantino della Lega di Crotone si sente autorizzato a criticare l’autodeterminazione della donna. Non chiamatela festa! Se una ragazza di 24 anni viene violentata, all’interno della stazione della Circum, in un tardo pomeriggio e il presidente di Eav, Umberto De Gregorio, dice in un intervista che la ragazza avrebbe dovuto guardarsi bene dal frequentare certe amicizie.

Il femminicidio

Non chiamatela festa! Se all’interno di un aula dove si dovrebbe ottenere giustizia una pena viene ridotta da 30 a 16 anni perché l’imputato era “Così geloso e ossessionato da essere in preda ad una tempesta emotiva “. Non chiamatela festa! Se negli ultimi 13 mesi sono state uccise 95 donne perché…erano DONNE.

Vorrei che l’8 marzo fosse un’occasione e non una festa. Un’occasione per riflettere e agire. Dovremmo tutti insieme pensare alle donne che hanno combattuto perché altre godessero dei diritti che diamo per scontati. Dovremmo pensare a come educare i giovani ad una sana affettività che abolisce il senso di prevaricazione, sottomissione e possesso. Dovremmo pensare a quelle madri, le cui figlie non torneranno più a casa, solo perché hanno detto NO a chi voleva possederle. Simone de Beauvoir , circa settant’anni fa scrisse, “Non dimenticate mai che è sufficiente una crisi politica, economica e religiosa per mettere in discussione i diritti delle donne. Questi diritti non sono acquisiti per sempre. Dovrete restare vigili per tutta la vostra vita”. A queste sue profetiche parole che sono diventate il mio mantra quotidiano aggiungo soltanto non chiamatela festa!

Deborah Alice Riccelli*

*Deborah Alice Riccelli è Consigliera di Parità Supp. Prov. Imperia e si occupa di violenza di genere. Ha specializzazioni in criminologia, parafilie  e crimini famigliari ed è fondatrice di un centro antiviolenza Oltreilsilenzio Onlus e  consulente all’interno di un CAAV a Genova.  

Ha scritto “Solo dieci passi “ che ha vinto il Trofeo Luigi Camilli al Premio Letterario nazionale Città di Sarzana, un racconto dedicato ad Hagere Kilani. Hagere aveva solo quattro anni nell’agosto del 2000 quando è stata abusata e barbaramente uccisa nel quartiere Parasio di Imperia. 

Deborah è stata inserita dal Periodico F tra le 100 donne che si sono distinte nel campo della cultura e dello spettacolo nel 2018. Attualmente è in libreria con il suo nuovo lavoro “Mille e più farfalle”.

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