“Non ho voglia di soffrire. Questo virus non mi interessa”: parola di Natalia Aspesi

by Felice Sblendorio

Natalia Aspesi mi risponde dalla sua casa di Milano. Ma a chi vuole che interessino le idee di una vecchia?”: a tutti, vorrei rispondere, ma glisso. Come ha osservato Guia Soncini su Elle, non si diventa la Aspesi essendo sensibile alle lusinghe.

La mitica Natalia – persino il suo caschetto fa parte dell’immaginario collettivo italiano – dopo novant’anni di vita e più di sessantacinque anni di giornalismo è ancora così: cinica, ironica, autentica. Dopo aver raccontato gli uomini e le donne, le passioni e il dna del suo Paese, passando dalla moda ai delitti, dal cinema alla politica (Tangentopoli inclusa), “la Aspesi” descrive a bonculture la sua vita al tempo del coronavirus.

Come sta vivendo questa pandemia Natalia Aspesi?

Per me non è cambiato molto, ero già una persona che usciva poco. Prima alla sera andavo al cinema, al teatro, a cena da amici; però data la mia età comunque uscivo poco. In questo senso sono molto serena. Certo, se penso a quello che sta capitando a tante persone nel mondo lo sono molto meno.

Come si svolge la sua giornata?

Lavoro, scrivo: adesso sto preparando un pezzo proprio sui vecchietti reclusi in casa. Per il resto c’è una signora che vive con me e mi aiuta, i negozianti mi portano le cose di cui ho bisogno e sotto di me vive mia nipote con marito e figlio e spesso ci facciamo compagnia. Normalità.

Lei scrive e legge, mentre molti fanno fatica a concentrarsi.

Bisogna tener conto che le persone alla mia età non hanno più paura, tanto se non è il coronavirus ti colpisce qualcos’altro. Io sto benissimo, mi creda, e non riesco a spiegarmi come faccia a non avere problemi: forse mi sono instupidita!

L’anno scorso ha compiuto novant’anni. Come vive questa inedita attenzione nei confronti degli anziani?

Mi rompe un po’ le scatole, perché è una grande ipocrisia molto pubblicizzata sia per ragioni familiari che per ragioni politiche. A parte l’orrore di quello che sta succedendo in quei luoghi di cura, di cui dopo bisognerà naturalmente occuparsi, devo dire che prima dei vecchi non si interessava nessuno. Le confermo, personalmente, che non esistiamo. C’è gente che si offende per questa cosa, ma io invece mi diverto, la prendo a ridere. Per mia scelta sono solitaria, soprattutto dopo la morte del mio compagno che purtroppo da otto anni non è più con me. E poi a novant’anni si è sempre soli, anche in compagnia degli altri: noi siamo sempre soli con noi stessi, non c’è niente da fare.

La vecchiaia è una condanna?

Ma no: se non sei vecchio, sei morto. Dovendo proprio scegliere, preferisco la vecchiaia.

Eppure, molti lo dipingono come un momento meraviglioso della vita.

Nonostante ci siano tante persone anziane, soprattutto famose, che raccontano quanto sia bello essere vecchi, non è vero. È una stagione della vita che, affrontata bene, ti fa scoprire molte cose. Io leggo, scrivo, coltivo fiori, amicizie. E poi dobbiamo ricordarci che anche nell’adolescenza siamo stati infelici, così come nella giovinezza e nella maturità. La vecchiaia è un momento come gli altri, in cui ci sono affetti, comprensioni, scoperte e momenti orribili. Io non ci penso più. Ho doloretti qui, lì, fastidi; però se sai fare qualcosa che ami, come nel mio caso la scrittura, te li dimentichi.

Lei ha vissuto la guerra, quindi la fame e la paura. Cosa pensa quando sente le nuove generazioni paragonare il dover restare a casa a una tragedia?

Io penso che la mia generazione sia stata molto fortunata: abbiamo sì vissuto la guerra, la solitudine, ma poi è arrivata la ricostruzione. E a quel tempo c’era la certezza di un futuro meraviglioso che, infatti, ognuno a suo modo ha avuto. Oggi ho l’impressione che ai giovani stare in casa darà sicuramente un certo fastidio, ma anche quando usciranno saranno molto inquieti perché loro non vedono il futuro nel modo in cui potevamo vederlo noi. 

Lei ha riconosciuto il suo futuro sin da subito.

A diciott’anni non sapevo niente di niente, non avevo fatto neanche il liceo. Sfogliai il Corriere della Sera e lessi le offerte di lavoro: pur senza sapere fare nulla, il giorno dopo avevo un lavoro stabile, quindi uno stipendio, delle certezze. Continuo a ripetere che la mia è stata una generazione fortunata, e lo penso anche adesso grazie a questa forza ironica che non mi fa pensare alla mia salute. Io tocco ferro, ovviamente. Per ora va così, domani non so.

Non pensa mai al futuro?

Il futuro io non ce l’ho, il mio futuro finisce con me. Non penso neanche a una vacanza, non mi interessa. Come non mi interessa il passato: io vivo il presente. Per esempio, in questi giorni, a proposito di virus sto leggendo un libro di Philip Roth, “Nemesi”. Vado avanti così: eccomi qua.


Foto di Laila Pozzo per la rivista “E”, il mensile di Emergency

Molti si chiedono come ne usciremo.

Io non sono una maga, e detesto chi prevede che cosa succederà. Soprattutto i giornalisti che lo chiedono.

Chiedo umilmente scusa.

Si figuri! Se guardo i social penso che staremo peggio, molto peggio. Comunque mi astengo dall’avere un giudizio sul futuro, così come dal potervi partecipare.

Lei ha scritto che vorrebbe morire in silenzio, scomparendo nel nulla. La morte oggi le fa più paura?

Io non voglio morire di questa cosa, se è possibile, più che altro perché è molto dolorosa: non riuscire a respirare è una delle esperienze più terrorizzanti che esistano. Non ho voglia di soffrire. Questo virus non mi interessa.

In queste settimane ha continuato a rispondere alle lettere della sua celebre rubrica “Questioni di cuore”. La passione, causa virus, è sospesa?

Ma io non credo che sia sospesa. Adesso non vorrei sembrare una vecchia sporcacciona, ma ci sono tanti modi per amare. E quelli, glielo assicuro, non hanno epoca. Basta! Non mi faccia dire cose che una signora in età deve aver dimenticato.

Ammetterà, però, che è un periodo nero per gli amanti.

Ma la lontananza fa venire una voglia doppia, è sempre stato così. Oggi ciò che manca è il desiderio: basta uno sguardo e, prima di dirsi come ci si chiama, si va subito a letto insieme. Molto carino, ma se non ci sono il desiderio e l’attesa, momenti del genere diventano una esperienza comune. Una cosa come le altre, come farsi la pastasciutta.

La lontananza aiuta l’amore, allora.

Se è di settimane, e non di anni, io credo di sì. Poi avete Skype, ragazzi, non sono io a dovervelo dire. Bisogna adattarsi alle circostanze!

Qualche giorno fa un quarantenne di Cuneo è andato a Torino dalla sua amante ed è stato multato.

Che sia dall’amante, dalla mamma o dalla zia, non si tratta di una roba impellente: se il decreto dice che non bisogna uscire di casa, non bisogna farlo qualunque sia la ragione. Ma potrebbe anche essere giusto andare dall’amante, per assurdo: per quale ragione è giusto andare a fare la spesa e non andare dall’amante? Non vedo la differenza, sinceramente. Il fatto è che siamo anche un po’ cattolici: quindi andare dall’amante è peccato, fare la spesa no.

Non credo, però, sia una priorità.

Ma non è lei che mi ha chiesto della disperazione di alcuni amanti? A quanto pare non riescono a trattenersi. Ma poi, sa cosa le dico? A me degli amanti degli altri non importa nulla.

Il Premier Conte è molto amato sui social per il suo fascino. Attrae anche lei?

A me non affascina nessun politico, sono tutti molto modesti. O sono mascalzoni o sono modesti. Conte è una brava persona e sta facendo quello che può. Fra l’altro, credo che sia più bravo di Trump, Johnson, Macron, per non parlare di Bolsonaro. Come premier si sta comportando bene e trovo assurdo che lo si critichi in questa situazione. Vorrei vedere quelli che io considero mascalzoni al suo posto. Se ci fossero stati loro a quest’ora lei non starebbe parlando con me: tutti morti.

Conte ha fatto bene a denunciare il comportamento scorretto delle opposizioni?

Io non guardo la televisione per principio, perché è una fonte di ignoranza, è veramente bestiale. Quella sera, però, siccome non c’era la trasmissione di un cuoco che vedo sempre su Gambero Rosso, ho girato su la7. Quello che ha fatto Mentana è stato vergognoso: prima ha dato la parola senza contraddittorio a Salvini e Meloni, e poi ha trasmesso queste dichiarazioni di Conte che, secondo lui, non aveva il diritto di dire a reti unificate. Lui l’ha contestato ma non si è permesso di contestare gli attacchi fatti da Salvini e Meloni a Conte. Nessuno ricorda che ha lasciato libero sfogo a quei due. E poi se la prende con il Premier? Basta!

Per molti osservatori il “machismo populista” di Trump e Johnson ha già fallito. È così?

No, non è una questione di maschi: è una questione di politica. Non sono democratici. Se ci fosse stata una donna come la Santanchè sarebbe andata anche peggio. Non facciamo sempre questa storia delle donne e degli uomini in continuazione: ci sono delle ragioni per cui queste differenze vanno fatte, ma per altre no. E lo dice una che ha fatto le lotte ed è scesa in piazza per il femminismo. Ma davanti a queste cose dico: vinca il migliore. Sennò ti becchi una donna, e se è come la Santanchè…

I populismi, invece, che vita avranno?

Aumenteranno. E lo deduco anche dai social, che mi fanno rabbrividire. Io mi domando: ma cosa ha fatto la scuola italiana? Quale ignoranza ha prodotto? Sui social c’è gente che non sa l’italiano, non legge un libro, un giornale, una notizia vera, ma ascolta fedelmente questi mascalzoni che le inventano per loro. Per forza siamo un Paese destinato a scomparire. Noi guardiamo solo i social e la televisione. No, non va bene. Poi non me ne frega nulla, sia chiaro, perché tanto morirò presto. Gli altri si arrangino.

Questa pandemia potrebbe essere considerata una delle prime risposte della natura ai nostri continui abusi?

Noi abbiamo sempre abusato della natura. Le posso dire una mia invenzione?

La ascolto.

Il pianeta si è così rotto le scatole del nostro comportamento che ha deciso per tutto il mondo, dall’Italia all’Isola di Pasqua in Amazzonia, di eliminare due miliardi di persone inutili. Furbamente ha scelto i vecchi, non i giovani. È un modo per ridare alla terra un po’ di fiato, perché l’abbiamo distrutta. Dovremmo cambiare vita, ma non la cambieremo mai.

Neanche il mondo globalizzato così come lo conosciamo cambierà?

Ma come fa a cambiare? Pensi solo a questa notizia: il primo giorno di riapertura dei negozi a Canton, in Cina, Hermès ha fatturato 2,7 milioni di dollari. Hanno venduto anche la borsa Himalayan Birkin tempestata di diamanti e creata apposta per l’occasione. Come vede, il mondo non cambia.

Quando tutto sarà finito, lei cosa farà?

Nulla! Io non esco. Non voglio fare quello che fanno gli altri. Poi, perché devo uscire? Ho una bellissima terrazza tutta fiorita che mi produce insalata, pomodori, erbe. Ho tutto!

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