Buona scuola, tiriamoci su la mascherina!

by Paola Manno

Lo zaino è tornato a circolare dentro casa. Giace in un angolo della camera dei bambini, in bella vista; manca ancora qualcosa, la gomma nuova, la penna rossa cancellabile, ma siamo quasi pronti. Qualche sparuto, timido messaggio appare sulle chat scolastiche. Tra poco sarà l’inferno, ma adesso quasi tutto tace, possiamo goderci il silenzio prima della grande ripresa.

La borsa del mare, le infradito per casa e la sabbia in auto ci ricordano che in Puglia l’estate non è ancora finita ma domani i bambini e i ragazzi torneranno a scuola, dopo lunghissimi mesi di vacanze al mare. Da piccola, settembre era il mese della disperazione. La libertà estiva non mi bastava mai. Non è che odiassi la scuola, tutt’altro, ma i pomeriggi in giardino con gli amici e le serate a giocare in strada non erano comparabili con nessun’altra gioia al mondo.

Oggi, da genitore, settembre è un sollievo. Nulla mi sembra più prezioso di una cara, rassicurante routine. È la dolce calma prima della ripartenza, che quest’anno più che gli altri mi sembra abbia un senso simbolico. Che anno ci aspetta? Torneranno le doppie file davanti alle scuole, molte donne che scappano da un plesso ad un altro con un bambino in braccio, qualche uomo con gli zainetti in spalla -Buona scuola, tirati su la mascherina! E noi dietro ai cancelli a pensare al loro primo giorno di scuola, ma anche un po’ al nostro, alle nostre emozioni, alle nostre paure. Io lo ricordo bene, quel giorno, a 6 anni, nella scuola “dei grandi”: ero curiosa ma di più avevo voglia di piangere. Tutto il resto è venuto dopo, la fatica dell’apprendimento e la gioia dell’indipendenza, ma quel giorno in quel grembiulino rosa mi sentivo sola e spaurita.

Torneranno i lunghi pomeriggi a correggere le addizioni con il cambio e ad ascoltare i riassunti sugli etruschi, le telefonate coi compagni di scuola e il confronto sulle verifiche di scienze.

Torneranno le ansie per le interrogazioni, le ricerche su Wikipedia, la merenda alle 5 di pomeriggio. Torneranno gli sport, le feste degli amici, il cinema come premio per quell’8 in matematica? Torneranno le riunioni di classe, quelle con lunghissime code di genitori in attesa di un discorso di 5 minuti, o incontreremo, come lo scorso anno, i professori in comode riunioni su Zoom, con la cesta di panni da stirare sullo sfondo?

Torneranno i kit pulizia, l’amuchina, le mascherine con le squadre di calcio, le finestre spalancate. Torneranno le pause in giardino, anche se fa freddo e piove.

Torneranno gli insegnanti dello scorso anno, forse più stanchi, forse più carichi, più determinati, qualcuno non tornerà per le leggi nuove che sono state scritte. Ci saranno alunni vaccinati e ragazzi che non se la sono sentita, ognuno con le proprie legittime ragioni, e genitori che non potranno accompagnarli all’entrata della scuola.

Torneranno le lunghe discussioni, e con queste le critiche, i giudizi, i botta e risposta sulle chat e le scelte individuali. Torneranno le quarantene?

Tornerà la DAD?

Impareremo a gestire, noi genitori, la diversità di opinioni, la differenza di esigenze? Impareranno, i nostri figli, il rispetto per l’altro? Seguiremo con attenzione le regole del distanziamento e del lavaggio delle mani, ma pure quelle del buon senso, legate alla gentilezza nel dire, al garbo nel discutere? L’incubo del covid, quello delle chiusure, dei divieti continueranno a tormentarci per mesi, ma è la gestione della situazione ciò che preoccupa di più.

Ne usciremo migliori? La scuola (che sono i politici, i dirigenti, i docenti, i ragazzi, che siamo anche noi genitori), ne uscirà migliore?

Domani le bacheche social saranno piene di zainetti, di “in bocca al lupo” e di consigli emozionati. Conserviamo questi buoni propositi per noi stessi. Ripetiamoci, ogni giorno, che la scuola insegna a leggere e a far di conto, ma soprattutto a vivere in mezzo agli uomini, come uomini.

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