Ferragosto 2021 e la lunga calda estate post pandemica tra mascherine manifesto, sagre cancellate e immutabili addii

by Paola Manno

Ferragosto, festa antichissima; il suo nome lo ricorda: le Feriae Augusti erano i giorni di vacanza voluti dall’imperatore Ottaviano Augusto nel I secolo avanti Cristo per celebrare la fine dei lavori agricoli. Oggi è una cerimonia religiosa che ricorda l’assunzione della vergine Maria in cielo, ma è soprattutto l’evento nazional popolare dell’estate. Ferragosto è la festa dell’incontro, delle gite fuori porta con gli amici, delle lunghe ore trascorse su spiagge affollatissime, degli stanati di parmigiana e delle birre nelle borse frigo.

Agosto è il mese dell’amore, dei flirt, degli addii e del ritrovarsi, è il mese più cantato e più narrato, quello che racconta un periodo di relax e con esso i vizi e le virtù di un popolo. Da sempre, infatti, agosto è il mese delle vacanze degli italiani, che si mostrano splendenti in storiche narrazioni: come non pensare all’indimenticabile “Il sorpasso”, film cult che più di tutti racconta le caciarone, favolose vacanze di due giovani italiani negli anni ’60?

Come non citare le vacanze raccontate dai Vanzina in “Sapore di Mare”, in cui giovani spensierati trascorrono giorni felici a Forte dei Marmi? Ricordate le vacanze “politiche”, dolci e amare insieme, raccontate in “Ferie d’agosto”, con l’intenso Silvio Orlando  o quelle tragicomiche di “Odio l’estate” del trio Aldo, Giovanni e Giacomo? Ecco, oggi io mi chiedo quale sarà il racconto di questa lunga, calda estate post-pandemia. 

Il Salento, dove vivo, è stracolmo di turisti, e questo è un fatto che, covid o non covid, da oltre vent’anni è immutabile. Ciò che neppure, purtroppo, cambia è la continua, estenuante lotta  contro i roghi nelle campagne, così che chi viene a ballare in Puglia oggi ascolta mille accenti diversi e, in sottofondo, il costante rumore delle fiamme che distruggono gli ultimi ulivi malati di xylella e la macchia mediterranea che resiste, come gli abitanti locali che non si arrendono. 

Il mare invece resta sempre bellissimo, azzurro e trasparente e le acque restano l’attrattiva principale di chi raggiunge Porto Cesareo o le Maldive del Salento, ma sulle spiagge stracolme oggi la gente usa parole nuove come “ distanziamento” e “assembramenti” e litiga per un centimetro o un asciugamano spostato un po’ più in qua. Le mascherine sotto il mento, appese al braccio, alla borsetta, nella custodia trasparente del telefonino, tirate fuori alla fila del bar, un tempo arma di difesa, sono diventate oggi  il manifesto di chi continua a rispettare le regole o di chi, stanco dei paradossi, ostenta la sua ribellione. Più di tutto sono gli occhi che parlano, e a volte sfuggono – “Scusami, con la mascherina mica ti avevo riconosciuto”. Occhi che rubano la scena ma che a volte ingannano, come la famosa scritta sul muro che ha circolato a lungo sulle bacheche dei social: “Stavi meglio con la mascherina”. E poi le sagre cancellate, le discoteche chiuse, le feste clandestine, le processioni religiose, se  all’aperto regna l’incertezza, nei locali al chiuso un’altra guerra si combatte, scanner in mano. Serenamente prende il caffè e prenota il pranzo di Ferragosto chi ha il green pass aggiornato e in regola, ma per le migliaia di persone che non hanno voluto, o potuto vaccinarsi, la storia è un’altra. In ogni comitiva che si rispetti, capita sempre chi il famoso pass non lo possiede, così il povero esercente si strugge tra il senso del dovere e quello del diritto al lavoro. Il mio barista, l’altro giorno, ha fatto una sfuriata davanti a due carabinieri “Faccio più di 150 caffè all’ora…ma vi pare che posso controllare documenti e cellulari a tutti quanti?” sfidandoli a viso aperto sfilandosi la mascherina, contando sulla clemenza e su due amari offerti. È l’estate dei messaggi su whatsapp di inviti a concerti all’aperto solo con il certificato, l’estate incattivita di gente che dopo un anno e mezzo non ce la fa più e proprio per questo crede di aver diritto, ancora di più, a una vacanza come si deve. È l’estate dei musei per i vaccinati e dei tamponi per ogni cerimonia. Ho visto liste aperte ai laboratori analisi, con gli sposi che pagano i tamponi agli invitati. Gente che non si spinge più, che se si sfiora per caso è una tragedia e che se starnutisce rischia il linciaggio in pubblico. Me lo immagino De Sica con la mascherina tricolore e la Ferilli  con quella con gli strass. Me li figuro i discorsi sulla dittatura sanitaria di un Silvio Orlando e quelli sui diritti dei no vax di una Morante. Aspetto con ansia nuove immagini e nuove risate, nuove amare riflessioni, nuove prospettive. E aspetto, soprattutto, che tutto diventi un ricordo lontano.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.