La storia infinita, il messaggio di Bastiano a tutti i ragazzi del mondo perché non smettano mai di sognare

by Paola Manno

Guardare la trasposizione cinematografica di un’opera letteraria, dopo averla letta e amata, lascia spesso a molti lettori e spettatori, bisogna ammetterlo, un po’ d’amaro in bocca. A me capita, a volte, di sentire un dolore quasi fisico quando, al cinema, ripenso alle scene di una storia che ho letto e che il regista ha dovuto, per forza di cose, escludere dalla sceneggiatura. –Non avere paura di tagliare – mi dice sempre un mio amico montatore. Eppure le scelte restano sempre molto personali, e complicate.

A volte, nella lettura, ci siamo figurati Nataša Rostova o il principe Andrej con i volti del nostro primo amore al liceo. Il prato in cui Watanabe Tōru ha amato Naoko è come quello inglese, ricordo delle prime vacanze da soli, o un prato seccato che ogni mattina vediamo dalle nostre finestre. Vedere un film dopo essercelo fatto in testa, ecco, può essere un’esperienza deludente proprio perché la fantasia di ognuno resta lo strumento più potente, e arriva dove una macchina da presa difficilmente riesce a fare.

Io adoro, al contrario, leggere i romanzi dopo aver visto il film. Non sono una di quelle lettrici che legge solo per vedere come va a finire. La trama è quasi sempre l’ultima delle mie preoccupazioni. Se so già che alla fine la protagonista morirà, so che comunque non è un buon motivo per accantonare il libro, tutt’altro! Quali saranno le frasi scelte dall’autore per dire quella morte? Ebbene sì, le parole mi piacciono molto più dei fatti (ma solo in letteratura, beninteso!)

Con queste mie salde convinzioni qualche mese fa ho finalmente deciso di leggere “La storia infinita”, di Michael Ende, pubblicato nel 1979, romanzo che ha venduto oltre 10 milioni di copie.

Naturalmente il film di Wolfgang Petersen (The NeverEnding), uscito nel 1984, è stato un must per quelli della mia generazione. Del film dirò due cose: a quasi 40 anni dalla sua uscita, io trovo che sia davvero un’opera notevole! Sebbene il drago della fortuna sembri un grosso cane e nonostante effetti speciali che oggi fanno sorridere, noi non smettiamo di volare accanto ad Atreiu, alzando il pugno canticchiando la meravigliosa colonna sonora del film. Secondo: come tutti i classici, il film funziona ancora. L’ho rivisto più volte insieme ai miei bambini, cresciuti a pane ed effetti speciali, e anche loro hanno pianto alla morte del fedele cavallo Artax e hanno tremato davanti al terribile Gmork.

Il romanzo, esattamente come il film, ti cattura l’anima sin dalle prime pagine. Davvero vorresti che la storia non finisse mai. L’avventura di Atreiu è solo la prima parte del romanzo in cui il vero protagonista è invece Bastiano Baldassarre Bucci che, leggendo un libro, si ritrova progressivamente coinvolto nelle avventure del Regno di Fantàsia. Atreiu e Bastiano sono due ragazzini molto diversi.

Chi ti ha allevato?” Chiesero al ragazzo. “Tutti gli uomini e le donne insieme. Per questo mi hanno dato il nome di Atreiu, che tradotto nella Grande Lingua significa: figlio di tutti

Bastiano è invece uno a cui “Non piacevano i libri in cui di malumore e con la luna di traverso si raccontavano le vicende qualsiasi della vita qualsiasi di persone terribilmente qualsiasi”.

Bastiano è un bambino la cui solitudine viene cullata dalle storie straordinarie che troverà in questo libro speciale del quale arriverà ad esserne il protagonista, e che dovrà infine abbandonare, per tornare a vivere nel mondo reale. Bastiano ha bisogno di ascoltare delle storie fantastiche, e davvero tante ne troverà durante la lettura. Il lettore visiterà Perelun, il bosco notturno, Goab, il deserto colorato, Amarganta, la città d’argento, La città degli Imperatori, il Monastero delle stelle, la miniera delle immagini, conoscerà Graogramàan, la Morte multicolore, gli Acharai, la Mano che vede, la meravigliosa Donna Aiuola, tutti personaggi che nel film non compaiono. Credo che la ricchezza del romanzo risieda proprio nella capacità di evocazione, nel suggerire l’idea della potenza della parola scritta. Un personaggio, quando lo hai scoperto, non ti abbandona più anche se non sai come va a finire la sua storia. Di più, puoi immaginarla, inventarla tu stesso.

Non morì né ritornò alla torre d’avorio. La sua sorte doveva condurlo per una strada del tutto diversa, assolutamente inattesa. Ma questa è un’altra storia e si dovrà raccontare un’altra volta”…

Ogni azione nasce dal mescolarsi di paure e atti coraggiosi, di afflizione e ilarità.

Durante la sua Grande Ricerca Atreiu aveva ormai fatto parecchie esperienze, aveva visto cose meravigliose e orribili, ma fino a quel momento non sapeva che entrambe queste cose, la bellezza suprema e l’orrore, potessero raccogliersi in una cosa sola e cioè che la bellezza potesse essere orribile.

Le storie, quelle cose che ti salvano la vita.

«Capisci ora, Atreiu», domandò l’Infanta Imperatrice, «perché ho dovuto sottoporti a tante prove? Solo attraverso una lunga storia piena di avventure, di meraviglie e di pericoli, tu potevi condurre a me il nostro salvatore. E questa è stata la tua storia.»

Il romanzo di Ende ci ricorda che la letteratura nasce dal sogno e dal desiderio. L’urlo di Bastiano è il manifesto del suo pensiero, strillato ai ragazzi di tutto il mondo perché non smettano mai di sognare: Mia Fiordiluna! Vengo, mia Fiordiluna! Fiordiluna questa è la fine -No, questo è il principio! Fantasia rinascerà dai tuoi desideri! Desiderio dopo desiderio….

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