“Volevo i pantaloni”, il caso editoriale anni Ottanta di Lara Cardella contro la schiavitù del giudizio patriarcale che ingabbia le donne

by Paola Manno

“Non ho mai sognato il Principe Azzurro” è l’incipit-manifesto di “Volevo i pantaloni”, un romanzo che, appena pubblicato, ha fatto scalpore “ E, dalle mie parti, chi non sogna il Principe Azzurro o sogna il Re dei Cieli o non sogna proprio”. Quelle parti sono la Sicilia degli anni ’90 e la sintesi è che per una donna le scelte sono tre: puoi essere sposa, suora o ragazza perduta. È il 1988 e la diciannovenne Lara Cardella invia il suo manoscritto al concorso letterario indetto dalla rivista “Cento Cose”, che lo pubblica senza esitazione.

Così “Volevo i pantaloni” diventa un caso editoriale, vendendo oltre due milioni di copie e in seguito tradotto in quindici lingue. Scritto in prima persona, il romanzo ripercorre la storia di Anna, una studentessa del ginnasio che ha il coraggio di sognare una vita diversa, fatta di libertà e rispetto. Una ragazza che ha il coraggio di sognare i pantaloni. Sincera e cruda, la penna di Cardella racconta, in una storia parzialmente autobiografica, il paese nel quale è nata e cresciuta, la gente che lo abita: le chiacchiere del fruttivendolo, del salumiere, del macellaio, ma pure lo sguardo delle altre donne che esprimono giudizi severissimi. “ In paese si sapeva sempre tutto di tutti e nessuno era risparmiato, nessuno era indifferente a nulla e tutto interessava a tutti. E in un certo senso, questo è il lato umano della mia gente: sicuramente non hai libertà di agire, ma non hai nemmeno la libertà e il diritto di crepare da solo. Neppure un cane crepa da solo, nel mio paese”. La schiavitù del giudizio è tuttavia riservata in particolar modo alle donne che si ritrovano, sin da ragazzine, a dover tenere comportamenti definiti “adeguati” , pena l’esclusione, ma anche la violenza fisica.

“Ero una donna e una donna, dalle mie parti per il padre è sinonimo di preoccupazioni, fino a quando non le viene trovato un altro padre che, solo incidentalmente e per convenzione, prende il nome di marito. Donna è moglie, donna è madre, ma non è persona”. Eppure le ragazze hanno bisogno di esprimersi e una volta arrivate a scuola si rintanano nei bagni e tiran fuori i loro armamenti da donne fatali: rossetti lucidi all’ultima moda di Parigi, ombretti e ciprie, si sbottonano le camicette per riabbottonarle solo sull’autobus verso casa. Scoperte, le ragazze vengono picchiate con la cinghia o a mani nude, mentre le loro madri vanno a fare la spesa con gli occhi bassi per la vergogna, per il disonore. Nonostante il dolore, dopo le botte , tirano su col naso e di fronte alle amiche affermano a voce alta “Passami u rossettu, và!”.

Per Anna sarà fondamentale l’amicizia con Angelina, una compagna di classe più emancipata, che le fa scoprire le ingiustizie di cui è quotidianamente vittima e che le fa capire che c’è un muro troppo alto tra l’essere donna e l’essere persona. Decisa a vivere la sua storia d’amore con Nicola, una volta scoperta Anna è obbligata a lasciare il paesino per tutelare il buon nome della famiglia, ma sarà proprio in casa della zia che conoscerà un altro orrore, la tentata violenza da parte dello zio, che la giovane avrà il coraggio di denunciare.

Costretta a un matrimonio riparatore con Nicola, Anna si ritrova giovanissima incinta di una bambina. Sua figlia, sostiene, indosserà un paio di pantaloni, simbolo di libertà e uguaglianza, in un finale che lascia l’amaro in bocca perché l’unica speranza è legata al futuro, a nuove rivendicazioni, e non al presente che si vive. Una denuncia dolorosa che alla fine degli anni ’80 suscitò un putiferio a Licata, cittadina natale della scrittrice, e che portò l’autrice a una causa per diffamazione contro l’ex sindaco democristiano Angelo Rinascente, che tentò di infangarne la reputazione e allo stesso tempo sostenne che quel ritratto impietoso della violenza del dominio maschile non rifletteva la reale condizione femminile a Licata. Vinse lei, sia in sede penale che civile. Eppure nel 2009, quando in occasione del ventesimo anniversario del libro è stata pubblicata una nuova edizione negli Oscar Mondadori con in appendice un’intervista inedita all’autrice, Cardella ha dichiarato che i suoi paesani non l’hanno mai perdonata

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.