«Sogno di vestire Angelina Jolie». Intervista allo stilista foggiano Francesco Paolo Salerno

by Claudio Botta

“Il cinema da sempre evoca atmosfere suggestive, da sogno, e vestire le grandi attrici, le dive italiane e hollywoodiane per me – come immagino per qualunque stilista – rappresenta un’ambizione primaria e un traguardo importante nella propria carriera”. Francesco Paolo Salerno è un couturier sospeso nel tempo, la sua ispirazione pesca dal passato e dalla tradizione artigianale del sud Italia (l’attenzione estrema ai dettagli, la selezione di stoffe e tessuti di gran pregio, la manualità sempre più merce rara anche nell’élite dell’alta moda) per rileggerli e riplasmarli in chiave modernissima, rendendo ‘ogni donna una dea’ (citazione di Luca Carboni). Sensualità, esaltazione della femminilità e della personalità, glamour sono le sue impronte, rintracciabili collezione dopo collezione e creazione dopo creazione. Lo abbiamo intervistato dopo il red carpet nell’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia per la premiere di The Palace (l’attesissimo nuovo film di Roman Polanski, prodotto da Luca Barbareschi) dell’attrice lucerina Martina Difonte, che ha incantato addetti ai lavori, fotografi, stampa specializzata e spettatori con un abito disegnato da lui “dall’identità marcata e la forte connotazione dark, in chiffon, leggeri drappeggi davanti e tagli mirati a valorizzare la figura”.

Qual è il confine tra l’osare e il volere semplicemente far parlare di sé, attraverso un vestito?

Per me è dettato dall’eleganza e dal buon gusto, che non devono mai mancare e che devono segnare una netta demarcazione da ogni possibile sconfinamento nella volgarità. I red carpet richiedono sempre un’attenzione maggiore per gli ulteriori aspetti da considerare, oltre alla visibilità che garantiscono ma può diventare un boomerang, in caso di una creazione non in linea con il contesto o non adatta all’attrice che indosserà la creazione: le luci, le riprese e le differenti angolazioni, per fare solo qualche esempio. Con Martina per la sua prima volta a Venezia, lo scorso anno, abbiamo scelto un abito a sirena color fragola, e siamo stati entrambi molto soddisfatti per i riscontri ottenuti. Quest’anno abbiamo alzato ancora più l’asticella e abbiamo osato con scollature e trasparenze, ma il messaggio era quello di trasmettere la piena consapevolezza e affermazione di sé, non la semplice ricerca di visualizzazioni sui social e polemiche mediatiche: lei lo ha trasmesso perfettamente.

Hai vestito diverse attrici, da Sabrina Ferilli ad Ambra Angiolini, da Claudia Gerini a Sveva Arviti, da Rossi De Palma (una delle icone di Pedro Almodovar) a Molly Parker (una delle star di House of Cards), ad Amanda Lear. Cosa le accomuna?

L’avere ognuna di loro molteplici sfumature, il non rifugiarsi mai in una comfort zone, il coraggio nell’affrontare nuove sfide, la personalità con cui sono riuscite ad abbattere pregiudizi e continuamente rinnovarsi, andando oltre steccati in cui la critica aveva magari cercato di circoscriverle. Sono ‘avanti’, bravissime nel loro lavoro ma anche pronte a misurarsi in ambiti differenti con altrettanta passione e tenacia. E donne che ammiro moltissimo anche nel privato, proprio perché non sono differenti da come appaiono in pubblico e quindi è facile entrare in sintonia con loro.

Il complimento più grande che hai ricevuto da una di loro?

Probabilmente quel ‘mi ricordi tanto Gianni mio’ che una volta Sabrina Ferilli mi ha detto dopo aver visto un mio modello, in riferimento a Gianni Versace, cui era legatissima. E’ stata l’attestazione più importante che potessi ricevere, per quanto lo ammiro – non riesco a parlarne al passato, perché la sua arte ha lasciato un segno profondo che rimarrà indelebile – anche io.

La telefonata dei sogni da chi vorresti riceverla?

Da Angelina Jolie, la vera Diva del nostro tempo, carismatica, fascinosa, seducente, bellissima, ma anche un riferimento mondiale per l’impegno umanitario in tante battaglie, e madre che antepone il benessere e la felicità dei suoi figli a tutto il resto. Ogni sua apparizione è un evento, ed è lei a renderlo tale, a prescindere dal contesto. Vestire lei un giorno sarebbe il mio Oscar, da conservare gelosamente per il resto della vita.

Una curiosità, legata al mondo dello spettacolo: hai vestito Ilary Blasi, e Greta Scarano, che ha interpretato Ilary Blasi proprio nella serie Speravo de mori’ prima, diretta da Luca Ribuoli dedicata a Francesco Totti.

Sì, una richiesta arrivata direttamente dalla produzione per rendere ancora più evidente l’adesione dell’attrice al personaggio interpretato. E’ stato strano anche per me vedere gli stessi abiti indossati da due donne differenti, ma Greta Scarano è stata bravissima e superato lo stupore e l’imbarazzo iniziali ho visto le varie puntate con l’occhio dello spettatore e non dello stilista/costumista per l’occasione.

Hai anche dovuto cimentarti con linee premaman.

Sì, in due occasioni: con Antonia Truppo, vincitrice di due David di Donatello come migliore attrice non protagonista: il primo nel 2016 con Lo chiamavano Jeeg Robot, il secondo l’anno successivo per Indivisibili. Era in dolce attesa (sesto mese) quando ha ritirato il secondo premio, e per me è stata l’occasione di raccontare e omaggiare la bellezza di un corpo che genera una nuova vita, l’esperienza più intensa che una donna possa provare nella sua vita e l’emozione più grande che può trasmettere. Anche per Francesca Sofia Novello, compagna di Valentino Rossi, nel 2021 ho realizzato due creazioni che lei ha indossato per partecipare a un red carpet e al Gala Amfar, sempre a Venezia, ed è stata emozionante vederla così sorridente e a suo agio in un’occasione così speciale.

Ti piacerebbe lavorare per un film o una serie?

Sarebbe una sfida e un onore, così come per il teatro. Si cresce professionalmente e umanamente soltanto aggiornandosi, confrontandosi con realtà lontane solo in apparenza, aprendosi a nuove prospettive ed esperienze e cercando ulteriori sfide. Altrimenti si rischia di cadere nella routine, e non vorrei mai che potesse accadermi.

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