Aleksandra Kollontaj, l’emancipazione sessuale delle donne e un nuovo modello di Amore alato per una società solidaristica e libera

by Elena Marino

L’essere esclusivi in amore, l’esigere “totalmente assorbiti” dall’amore, non può costituire l’ideale dei rapporti tra i sessi dal punto di vista dell’ideologia proletaria. Al contrario, lo scoprire che Eros alato è multiforme e multicorde non produce nel proletariato né orrore né indignazione come avviene per l’ipocrita morale borghese. Al contrario il proletariato tenterà con tutte le sue forze di indirizzare questo fenomeno (risultato di complesse cause sociali) nella direzione corrispondente ai suoi compiti di classe in un dato momento della lotta, in un dato momento della costruzione della società comunista.

Nata a San Pietroburgo il 31 marzo del 1872, Aleksandra Kollontaj inizia giovanissima a collaborare con riviste e circoli di ispirazione marxista. Già appartenente al Partito Operaio Socialdemocratico Russo, aderisce alla frazione bolscevica e sarà nominata Commissario del Popolo all’indomani della vittoriosa rivoluzione di Ottobre: prima donna al mondo a ottenere un incarico di governo.

Nel suo caso, si tratta di un mandato come ministra degli esteri dell’Unione Sovietica, che ha dal ’26 al ’45 prima in Messico e poi in Svezia, dove successivamente diventa ambasciatrice dell’URSS.

Figlia di un generale zarista, è giovanissima quando, insieme al matrimonio, rifiuta la vita che la famiglia ha immaginato per lei. Si tratta del primo di una infinita serie di atti di ribellione con i qual Kollontaj- nemica giurata delle istituzioni patriarcali- coniuga la propria determinazione rivoluzionaria con la necessità di sconvolgere radicalmente quello schema di oppressione capaci di riprodursi nel rapporto tra capitale e lavoro così come nel rapporto tra i generi.

Oratrice di rara potenza, con le sue Idee di una comunista sessualmente emancipata, Aleksandra Kollontaj rende in prima persona una testimonianza capace di proiettare nel futuro un nuovo concetto di amore e di lotta, di impegno rivoluzionario e irriducibile passione per la libertà.

Tra i vari testi, quello forse più interessante è Largo all’Eros alato, una lettera che nel 1923 Kollontaj indirizza alla gioventù lavoratrice.

L’amore è una parte importante delle nostre vite private, ma per Kollontaj è essenziale nei rapporti di forza politici e nella costruzione di una società solidaristica e c

In Largo all’Eros alato Kollontaj evidenzia che la visione privata dell’amore è tipica della società borghese e dei suoi valori, e offre un’interessante analisi di come le diverse società hanno interpretato questo sentimento in modo differente a seconda delle epoche e delle necessità delle classi dominanti.

«Con l’instaurazione dei rapporti capitalistici e con l’insediamento della società borghese, la sola famiglia solida poteva essere quella in cui, accanto alla buona amministrazione economica, esistesse una cooperazione di tutti i componenti della famiglia interessati all’atto di accumulazione delle ricchezze».

L’amore borghese, che vede nel matrimonio eterosessuale il suo solo spazio di realizzazione, è fonte di molti conflitti interiori, perché la rigida morale che lo norma non tiene conto della caratteristica complessità di questo sentimento, che non si presta a essere espresso completamente e con soddisfazione all’interno di un solo rapporto.

Con lucidità Kollontaj analizza invece il carattere “multiforme e multicorde” dell’amore, che si rivolge al tempo stesso a persone diverse per aspetti differenti, e non può essere ridotto a un sentimento assoluto e totalizzante che proviamo per un individuo soltanto.

L’amore comunista è molto lontano da quello borghese.

Anzitutto c’è uguaglianza reciproca ossia nessuna predominanza maschile né schiavitù e annullamento della personalità della donna nei rapporti d’amore. Esiste poi riconoscimento reciproco dei diritti dell’altro, il che esclude la pretesa di possedere interamente il cuore e l’anima del partner (sentimento di proprietà creato e conservato dalla cultura borghese). Infine c’è la sollecitudine da compagni, attitudine ad ascoltare e comprendere i moti dell’animo dell’essere caro.

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