Amy Judith Levy, la outsider New Woman che per prima scrisse contro antisemitismo e misoginia

by Daniela Tonti

“…Non ho mai suscitato in nessuno il desiderio di dimenticare se stesso..”

Amy Judith Levy è stata una saggista, poetessa e scrittrice britannica il cui immenso talento letterario è stato riscoperto solo negli ultimi anni. Autrice di sferzanti critiche alle condizioni e all’orizzonte possibile delle aspirazioni delle donne in epoca vittoriana, fu una donna dall’animo fortemente combattuto, tanto anticonformista e coraggiosa nel portare avanti scelte anticonvenzionali nella sua vita quanto fragile e disarmata di fronte alle delusioni, all’inquietudine dell’esistenza e alle pene d’amore non corrisposto.

Definita da Oscar Wilde un genio, fu amica di colleghi letterati e politici come Clementia Black, Eleanor Marx, della scrittrice Olive Shreiner e del drammaturgo George Bernard Shaw. Seguì con interesse i seguaci di Charles Darwin e le sue idee rivoluzionarie.

Amy Levy è nata a Clapham, seconda dei sette figli di Lewis e Isobel Levy, il 10 novembre nel 1861. I Levy erano una famiglia ebrea della classe media, suo padre era un commerciante e mandò Amy a scuola a Brighton, dove studiò alla Brighton High School.

Amy iniziò a scrivere giovanissima e come molti aspiranti scrittori dell’epoca inviò le sue poesie e racconti ai direttori di vari periodici. 

Dopo aver lasciato il liceo, Amy frequentò la Newnham University, dove divenne la prima studentessa ebrea.  Aveva già alle spalle un piccolo corpus di opere pubblicate e nel 1881 pubblicò una raccolta di poesie “Santippe e altri versi”.

La forma è un monologo drammatico raccontato da Santippe sul letto di morte che ricorda la sua giovinezza e confessa che suo marito aveva bisogno di avere solo una moglie serva e non una compagna intellettuale.

Da giovane, Santippe aveva coltivato ambizioni intellettuali sperando che non sarebbe stata confinata a star seduta al telaio, ma il matrimonio con Socrate le ha portato principalmente frustrazione e alienazione.

Che m’importava delle allegre prese in giro
di altre fanciulle sedute al telaio?
O per voci acute, che mi ordinano di tornare
al lavoro di fanciulla? Non eravamo separati,
io e i miei alti pensieri, e i miei sogni d’oro, la
mia anima che anelava alla conoscenza, a una lingua
che proclamasse i misteri maestosi
di questo bel mondo e dei santi dei?

Nella visione di Amy Levy, il destino di Santippe era simile a quello di un gran numero di donne vittoriane, che non potevano perseguire la loro vocazione intellettuale perché era loro negata l’istruzione ed erano confinate nella sfera domestica.

Dopo tre anni lasciò la Newnham e iniziò a viaggiare in Europa dove iniziò a muoversi in un contesto sociale molto diverso da quello della sua famiglia ebrea conformista e lottò per vivere entrambi i mondi, trovandosi continuamente bloccata nel divario tra i due.

Nel 1886 Amy a Firenze conobbe la scrittrice Violet Paget (meglio conosciuta con il suo pseudonimo di Vernon Lee, sotto il quale scrisse narrativa soprannaturale, oltre a saggi sulle arti). Violet era lesbica ed era legata alla poetessa Agnes Mary Robinson.

Violet Paget

Amy si innamorò perdutamente e al suo ritorno in Inghilterra le inviò molte lettere, ma Violet non l’amava come Amy voleva essere amata, totalmente, fino a perdere il senso di sè (“… l’amo, ma è una persona povera e intelligente e sa dire poesie…”, scrisse Violet a sua madre).

Amy Levy rimane un argomento di discussione tra gli studiosi sul fatto se debba o meno essere considerata una scrittrice queer vittoriana.

Ha pubblicato una quantità impressionante di poesie che trattano principalmente questioni femministe. I suoi versi si distinguono per una varietà di forme e temi, tra cui monologo drammatico e intensi testi confessionali, che descrivono una donna sopraffatta da un profondo pessimismo sulla natura dell’esistenza e delle relazioni umane. Alcune delle sue liriche sono state influenzate dalla poesia di Heinrich Heine e dal romanticismo tedesco e parlano di amori delusi e pensieri suicidi.

Nel 1888 uscì il suo primo romanzo Romance of a Shop, così  descritto da Oscar Wilde, il suo editore:

Il libro è scritto mirabilmente, lo stile è intelligente e rivelatore di una profonda capacità di osservazione. L’osservazione è forse la facoltà più preziosa per uno scrittore di narrativa…”

La scrittura di Levy è malinconica e comica, compassionevole e tagliente. Era consapevole della sua posizione di outsider: una donna ebrea che affrontava l’antisemitismo e la misoginia; una pioniera di quel modello che in seguito sarebbe stato chiamato la “New Woman”, che segnava praticamente un abisso tra lei e le figlie di famiglie ebree più conservatrici.

Romance of a Shop è la storia di quattro giovani donne che, in seguito alla morte del padre, aprono uno studio fotografico in un quartiere bohémien di Londra, deludendo profondamente i parenti retrogradi.

Il romanzo contrappone le differenze tra la storia di una famosa signora vittoriana, felice di essere tenuta in casa dal marito e vincolata da codici di condotta sociali e morali, e quella delle “nuove donne” che iniziarono a spuntare alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento.

Donne che, come le protagoniste, decidono di badare da sole a loro stesse.

L’anno seguente fu pubblicato il secondo romanzo di Amy, “Reuben Sachs”, che mise in luce la vita della comunità ebraica di Londra.

Il personaggio di Reuben Sachs è un giovane ebreo ben inserito nella comunità. Lo attende una brillante carriera politica ma per mantenersi deve sposare una donna benestante. Reuben, invece, è innamorato di una povera ragazza, Judith. La comunità che circonda Reuben e Judith li distrugge e il romanzo critica ferocemente i codici e le morale di una società claustrofobica che antepone i matrimoni di interesse ai sentimenti.  

La comunità ebraica londinese, in cui Levy era già una sorta di outsider, incassò le feroci critiche non senza conseguenze.

 La sua verità intransigente, la sua profondità di sentimento e, soprattutto, la sua assenza di ogni singola parola superflua, ne fanno, in qualche modo, un classico.”

Oscar Wilde su Reuben Sachs

Fino ad oggi rimane il romanzo di maggior successo di Amy Levy. Tuttavia proprio mentre iniziava a godere dei successi letterari, il suo giovane corpo iniziò a venirle meno. Soffriva di numerosi ascessi, infezioni agli occhi, nevralgie dolorose e stava iniziando a diventare sorda.

Così scriveva alla sorella:

Dio deve amarmi terribilmente perché mi castiga senza sosta…”

Nell’estate del 1889 fece una vacanza in un cottage con un amico.  Passavano il tempo a camminare e parlare e Amy sembrava apparentemente felice. Tornò a Londra, si chiuse nella sua camera da letto e si suicidò con il monossido di carbonio.

Quando ha deciso di togliersi la vita Amy Levy aveva quasi 28 anni. Profondamente romantica e forse gay, nonostante il suo successo come scrittrice e la sua relativa libertà, la strada da percorrere deve esserle sembrata ancora tutta in salita per un’ebrea anche se single e brillante ancora profondamente depressa, censurata e di salute malferma.

Forse temeva che la gioia che desiderava, quella di essere amata, fosse chimerica, come esprime in questa poesia dalla sua raccolta finale pubblicata postuma, A London Plane-Tree, and Other Verse :

Non so cosa possa alleviare le mie pene,
né cosa desidero;
La passione alle corde del mio cuore tende
come una tigre al guinzaglio.

La notte del l9 settembre 1889 si chiuse in una stanza della casa dei suoi genitori a Bloomsbury, bloccò qualsiasi fonte di ventilazione e andò a letto con una stufa a carboni accesa, sapendo che il monossido di carbonio sarebbe stato fatale. Secondo le istruzioni nel suo testamento, è stata la prima donna ebrea in Gran Bretagna ad essere cremata.

Abbiamo scalato l’altezza più alta della scala,
e ci siamo seduti a parlare per metà della notte;
E, guardando la folla di sotto, ha
ringraziato il destino e il cielo che ci hanno fatto così;–

Per contenere le delizie pure del cervello
Sopra gli amori leggeri e il dolce champagne.
Perché, tu ed io, abbiamo evitato
l’egoistico “io” e “tu”;

E tutte le nostre osservazioni correvano
Su Arte e Lettere, Vita e Uomo.
Orgogliosamente sedevamo, noi due, in alto, in
trono nella nostra oggettività;

Pochi amici, non amanti (ognuno asserisce),
ma asessuati, sicuri Filosofi.

AMY LEVY


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