Bettie Page, la regina delle Pin Up, una miscela incendiaria di timidezza, sfrontatezza e allegria

by Caterina Del Grande

Sorridente e accattivante, timida e audace, semplice ed esotica, Bettie Page brillava di una freschezza mai vista prima nell’industria della moda. Senza particolari oggetti di scena, costumi o allestimenti elaborati, Bettie ha dato vita ad alcuni degli scatti più belli che siano mai apparsi sulle copertine di centinaia di riviste. 

Il suo sorriso perfetto, la pelle abbronzata, i profondi occhi blu e i capelli neri come il carbone con la sua frangia caratteristica erano fonte d’ispirazione anche per i fotografi meno esperti. Pur essendosi ritirata abbastanza presto dalle scene divenne negli anni ‘80 un’icona di trasgressione e sensualità. Bettie soffriva di un disturbo bipolare e combattè tutta la vita contro i suoi demoni in un’epoca in cui lo stigma sulla malattia mentale era ancora fortissimo.

La Regina delle Pinup è nata il 22 aprile 1923 a Nashville, nel Tennessee seconda di sei figli. I genitori divorziarono quando aveva dieci anni e sua madre fece di tutto per mantenere la famiglia, barcamenandosi tra molti lavori, ma non vi riuscì e per un anno fu costretta a lasciare i figli in orfanotrofio. Il padre, spesso ubriaco, molestò ripetutamente le tre figlie femmine.

«Eravamo così poveri che se trovavamo un’arancia nella calza di Natale facevamo festa».

Nonostante la sua infanzia turbolenta, Bettie divenne una studentessa modello molto portata per le discipline matematiche e artistiche. Sin da giovane inoltre aveva imparato a cucire per necessità ed era abituata a crearsi da sola gli abiti.  Frequentò il George Peabody College, inizialmente studiando per diventare insegnante, ma poi cambiò corso dedicandosi alla recitazione. Prima di laurearsi, sposò Billy Neal nel 1943, anche se il matrimonio finì nel 1947. Il suo primo lavoro di modella fu per un pellicciaio, a San Francisco, dove si era trasferita per stare con Billy.   

Nel 1950 mentre passeggiava vicino a Coney Island conobbe Jerry Tibbs, un ufficiale e fotografo della polizia di New York, che le diede il suo biglietto da visita offrendosi di creare il suo  primo portfolio pinup gratuitamente se gli avesse permesso di fotografarla . Le foto erano meravigliose e iniziarono a girare nell’ambiente dei fotografi professionisti sempre in cerca di modelle per nudi artistici. A Bettie bastarono poche pose  per rivoluzionare la fotografia erotica inventando, di fatto, la professione della pin-up.

Molti i fotografi con cui lavorò tra i quali Irvin Klaw, artista all’avanguardia, che la convinse a pettinarsi con la frangetta per nascondere la fronte alta. La immortalò in decine d’immagini sexy, anche a tema bondage e sadomaso. In men che non si dica, Bettie Page diventa un’icona in tutti gli Stati Uniti: la prima pin-up della storia.

Le pin-up (traducibile con “da appendere”) erano ragazze ammiccanti e sorridenti fotografate in costumi da bagno o abiti succinti. Foto che attiravano l’attenzione di milioni di lettori, in particolar dei soldati, che usavano appunto “appenderle” negli armadietti delle caserme.

Bettie Page apparve anche in brevi film per club fotografici. Questi “club fotografici” operavano con il pretesto di produrre fotografia artistica, ma erano in realtà una facciata per la pornografia. Fu etichettata come la “Regina della schiavitù”, anche se, come disse in seguito, accettò di posare per quelle foto solo per soldi.

In un momento in cui ci si aspettava che le donne fossero infantili e sessualmente inconsapevoli, Bettie era capace e sicura di sé nelle scenette inventate che recitava davanti alla telecamera. Il suo fascino derivava da una miscela incendiaria di timidezza, sfrontatezza e allegria.

In alcuni di questi film in realtà non faceva granché se non stare in piedi su tacchi alti e camminare avanti e indietro davanti alla telecamera. In episodi più spinti, Bettie si dondolava sospesa da elaborate piattaforme di funi e pulegge o faceva finta di rapire altri modelli e caricarli nei bauli delle auto. Che fosse una severa dominatrice o una sfortunata prigioniera questi film ebbero un enorme seguito. Uno degli incontri più importanti fu quello con Bunny Yaeger ex modella e aspirante fotografa che realizzò il servizio “Bettie nella giungla”.

Bettie aveva l’abitudine di disegnare i suoi costumi da bagno, creando costumi originali che si allontanavano dai modelli dell’epoca. Sfortunatamente, i suoi disegni sono stati copiati a man bassa da altri designer e lei ha ricevuto alcun compenso. Inoltre, non ricevette mai nessun diritto di utilizzo per le molte volte in cui la sua immagine era stata utilizzata e alla fine intentò anche una causa.

Nel gennaio 1955, divenne la protagonista di Playboy, il successo fu enorme e le sue foto apparvero ovunque, dalle carte da gioco, alle t-shirt, agli album dei dischi.

Alcuni leader civili e religiosi denunciarono i suoi lavori accusandoli di perversione e di “cospirazione finalizzata alla distribuzione di materiale osceno”. Il senatore del Tennessee Estes Keafauver ordinò un’inchiesta congressuale anche contro di lei.

Così, a causa di un bigottismo istituzionalizzato Bettie si ritirò dalle scene all’apice della sua carriera scomparendo dalla vista del pubblico a soli 37 anni.

«Non ho cercato di essere scandalosa o di essere una pioniera. Non ho cercato di cambiare la società o di anticipare i tempi. Non ho pensato di essere un’emancipata e non credo di aver fatto qualcosa d’importante. Sono solo stata me stessa. Non conosco altro modo di essere o di vivere».

Anche il suo terzo e ultimo matrimonio, con Harry Lear, sarebbe finito con un divorzio. Lui l’accusò di essere violenta e di agitare spesso in aria una pistola o un coltello in segno di minaccia. Fu accusata di aver aggredito il suo padrone di casa con un coltello e fu dichiarata non colpevole per infermità mentale. Le diagnosticano un’acuta forma di schizofrenia con tendenze alla violenza e rimase ricoverata per due anni in un ospedale psichiatrico.

Bettie soffriva di disturbo bipolare era depressa e disorientata, provò a diventare insegnante di coreografa in California senza molto successo. Rifiutava di farsi fotografare e quando qualcuno la riconosceva per la strada, rispondeva: «Bettie chi?»

C’è chi sostiene che il motivo del suo rifiuto a farsi fotografare sia dovuto al suo riavvicinamento al cristianesimo. Fatto sta che per anni non si seppe nulla di lei, nemmeno se fosse ancora viva e le teorie erano moltissime e fantasiose. Alcuni dicevano che vivesse in una roulotte, altri che fosse entrata in convento o che fosse state uccisa. Le speculazioni furono così intense che il Chicago Tribune offrì una ricompensa di mille dollari a chiunque potesse dimostrare se fosse viva o morta.

La bellezza di Bettie Page ha trionfato su tutto il resto e continua a ispirare film documentari, mode di stilisti, feticci di artisti e fantasie di fan. La ragazza dai capelli scuri di Nashville è diventata una leggenda vivente, un’icona moderna, un simbolo di bellezza e femminilità che trascende gli standard ordinari.

Vennero girati due diversi film sulla sua vita: Bettie Page: Dark Angel del 2004 e La scandalosa vita di Bettie Page (The Notorius Bettie Page) del 2005, in cui Bettie Page è interpretata da Gretchen Mol.

Bettie Page è morta a Los Angeles l’11 dicembre 2008 a 85 anni, molto probabilmente per un attacco di cuore.

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