Corsa al Rettorato Unifg, la Direttrice Milena Sinigaglia e l’amore per Foggia. «Dobbiamo trattenere qui i nostri giovani»

by Antonella Soccio

Docente di Microbiologia agraria, la professoressa Milena Sinigaglia, direttrice del Dipartimento Dafne, da poco riconosciuto dipartimento di eccellenza italiano, ha legato tutta la sua carriera alla crescita dell’Università degli Studi di Foggia dentro la comunità accademica e sopratutto fuori, nelle associazioni datoriali e tra le imprese. In un momento così inusuale per un Ateneo, con Rettore, Pierpaolo Limone, dimissionario, lei non poteva non essere della partita.

Bonculture l’ha intervistata.

Otto candidati Rettori per l’Unifg. Che lettura dà di tale frammentazione, direttrice Sinigaglia?

La mia chiave di lettura è che le sue dimissioni sono state inconsuete, le abbiamo tutti vissute come un evento traumatico, al di là delle sue motivazioni.

Lei le condivide?

Sono cose troppo personali, bisogna trovarsi nelle condizioni. Capisco che per lui si sia trattato di una sfida, essendo uno studioso ed esperto di e-learning. Ci ha abituato alla sua esplosività, è stato un Rettore molto molto dinamico, con tantissime idee. È stato un fulmine a ciel sereno perché non ce l’ aspettavamo però vedendo la persona si capisce che poteva succedere. Alcuni lo hanno definito un mercenario, ma è un po’ ingeneroso, perché ha fatto tanto.

Che eredità lascia il professor Limone?

Sicuramente un aumento considerevole degli studenti, che io reputo positivamente, anche se ci crea molti problemi perché non abbiamo le strutture per accogliere questo gran numero di studenti. Ma credo che dare la possibilità a chi non se lo può permettere di studiare all’università è un merito. Siamo in un territorio molto difficile e quindi non aver chiuso le porte agli studenti, che non si possono permettere di andare fuori, per me è un grande merito. Abbiamo aumentato i numeri di corsi e non abbiamo messo sbarramenti. In genere c’è una numerosità massima per classi di laurea, per esempio Scienze Biologiche avrebbe 200 come numero massimo. La sua scelta di non mettere uno sbarramento al numero, ha moltiplicato il numero di studenti.

C’è solo il numero chiuso di Medicina?

Sì, ma a Medicina, ma è ministeriale. La sua politica è stata di non sbarramento.

I numeri attuali sono quindi eccedenti?

Sì e questo significa che dobbiamo avere più docenti di riferimento, in termini di risorse pesa, ma è un segnale di attenzione per il territorio. Capisco però che molti docenti siano contrari. A Scienze Biologiche sono alla Città del Cinema che non è neanche servita da mezzi di trasporto. Una delle cose su cui stiamo battendo in campagna elettorale è sulla individuazione di bus dell’università.

Quanto costa questo servizio?

So dal professor Sevi, con cui sono molto da vicino, che loro avevano già avviato delle interlocuzioni sia con Ataf sia con privati per comprendere i costi. Sarebbe auspicabile una modalità smart con mezzi elettrici.

Il Dipartimento è anche servito dalla pista ciclabile…

Sì, è molto difficile inculcare una mentalità ciclabile. Io ho vissuto a Bologna per 13 anni, per tutto il mio periodo di formazione e anche dopo, lì c’è una tradizione. Qui manca e manca il rispetto per il ciclista. Con il professor Beneduce che ha fondato l’associazione DiVento vorremmo qui in Dipartimento mettere delle stazioni di ricovero delle bici ed una officina. La Città del Cinema non è servita da bus, gli studenti mi dicevano che per arrivare alla prima fermata occorrono 10 minuti a piedi.

Quanto durerà questo disservizio?

Devono partire i lavori della costruzione delle aule nel dipartimento di Medicina. c’è un suolo di proprietà dell’università. Tutto il sistema si è bloccato: avevamo avuto un finanziamento per il partenariato pubblico privato, ma il privato che aveva dato inizialmente disponibilità si è tirato indietro. Come Unifg dovremo pagare un canone fino ad un certo punto, mentre il privato oltre alla costruzione si fa carico dei costi energetici e manutentivi. Era un grosso investimento, ma aveva un connotato di semplificazione.

Se lei dovesse vincere, si troverà ad affrontare tante questioni edili, che idea si è fatta?

Come Dipartimento di Eccellenza abbiamo anche dei finanziamenti per le strutture. Noi stiamo per chiudere un accordo con il Crea per acquisire uno spazio in concessione d’uso, dove stanno le core facilities dove ci sono le foraggiere. Costruiremo due grandi laboratori con studi e un’aula.

Sta puntando sul suo dipartimento, tra i dipartimenti di eccellenza italiani? Dovrebbe essere quasi naturale che il Rettore o la Rettrice siano docenti di Agraria o no?

Sicuramente il primo Rettore è stato Muscio, veniva da qui. Come radicamento sul territorio, il nostro dipartimento è particolarmente presente. Ma io punto sulla mia persona. Ho una grande esperienza. Sono stata direttrice di un dipartimento pre Gelmini, quando avevamo la facoltà di Agraria io ero direttore della facoltà di Scienze degli Alimenti, poi sono stata 6 anni Pro Rettore, prima Pro Rettrice di questa università col Rettore Ricci.

Se ne parla sempre un po’ male di quel Rettorato, invece ha consolidato l’esistente?

Venivamo da una situazione molto critica, ma non era colpevole il precedente Rettore. Ci fu il terremoto della riforma, re-disegnarono completamente le università, i finanziamenti. I parametri ci punivano, perché avevamo un costo del personale troppo alto, c’era un rapporto docente personale tecnico amministrativo squilibrato. Adesso è esattamente il contrario, bisogna investire sul personale tecnico perché è ridotto al lumicino. I processi aumentano e non c’è una vera sburocratizzazione. Il Rettorato del professor Volpe fu drammatico, non per sua colpa, lui ha gestito la riforma Gelmini, il taglio dei finanziamento, la prima vqr andò male perché nessuno aveva capito cosa fosse. Il Rettore Ricci riuscì a rimettere in carreggiata l’Università di Foggia.

Oggi c’è un forte investimento sui nuovi corsi, secondo lei se ne potranno aprire ancora altri?

L’anno prossimo come Agraria partiamo con Biotecnologie, in una chiave legata ad Agraria, Veterinaria e Alimenti. Abbiamo risorse non utilizzate, possiamo impegnarle razionalmente. Per la sostenibilità dei corsi devono esserci 9 docenti incardinati su un corso di laurea triennale che non possono essere giocati su più fronti e 6 docenti per le magistrali. E avremo poi Ingegneria Informatica.

Come avviene il reclutamento? State pescando dal capitale umano già esistente?

Sì, ma stiamo usufruendo molto dei finanziamenti del PNRR, abbiamo Agritech un progetto per il quale siamo affiliati e abbiamo 4 posti da ricercatore, per il Dipartimento di Eccellenza dovremo reclutare docenti e ricercatori.

Si è fatto il suo nome come quello di altri colleghi anche per la candidatura a sindaca di Foggia. Il suo essere foggiana è un punto di vantaggio in questa corsa ad 8?

Ho sentito molto questo desiderio di avere un Rettore di Foggia, il personale tecnico me lo sta dicendo molto per sentirlo più vicino alla città e ai problemi della città. Si sono sentiti un po’ traditi dal Rettore Limone, molti hanno ritenuto che non avesse a cuore Foggia, perché non era di Foggia. Non è stato facilissimo per me tornare qui dopo 13 anni fuori. Io ci ho creduto ed infatti i miei figli hanno studiato qui all’Unifg.

Non è usuale trovare i figli della classe dirigente tra questi banchi, non è così?

Sì, io litigo spesso con i proprietari terrieri, che sono la gran parte dell’economia qui da noi. Dico loro: perché vi lamentate che non avete la successione, se siete i primi a far studiare i vostri figli fuori? Ritornare a Foggia per dei ragazzi che sono stati fuori è difficile, non ce lo nascondiamo, è una città che ha mille problemi. Però se la classe dirigente è la prima a non crederci, cosa si può sperare? Quando ero Prerettore e andavo in vari consessi, al Rotary dai Lions insistevo molto su questo aspetto: dovete crederci voi con i vostri figli. Se vanno via tutti, cosa resta di Foggia? Devono rimanere i giovani, non dobbiamo farli andare via, dobbiamo offrire la possibilità di poter studiare a più persone possibile e aprire l’Università.

Ritiene che la città sia stata ostile all’Università in questi anni?

No, non è ostile, ma i foggiani non amano Foggia. È una cosa che ho sentito sin da quando sono tornata: ma che sei tornata a fare? Ma chi te l’ha fatto fare? Stavi così bene a Bologna…etc

Ma questo non è un sentire comune a tutto il Mezzogiorno? O a Foggia è più accentuato?

No, qui è più forte. A Bari, a Lecce non esiste tale sentimento. Guai a toccare Bari o Lecce. Per i foggiani tutto è meglio di Foggia.

Quindi lo studente Unifg si sente uno studente di serie b…

In un certo strato sociale sì, in una borghesia medio alta sì. L’ho sentito anche io sulla mia pelle, quando dicevo che i miei figli erano rimasti a Foggia mi guardavano quasi con compatimento. Ma devo dire che io non li ho forzati. Ma l’esempio di una persona che ci crede viene percepito dai figli.

È Terza Missione insistere sull’orgoglio?

La città va fatta crescere economicamente. La Caserma Miale al centro della città potrebbe far rivivere Foggia, che è morta. Io che ho frequentato il Lanza e ho vissuto i Giardinetti, vedo la differenza: oggi quel posto è tristissimo. Abbiamo tanti dottorandi, anche stranieri, le attività che potrebbero sorgere intorno all’Unifg, anche quella è Terza Missione.

Il Rettore Limone ha molto promosso il tema della legalità, lei proseguirà su quella scia se diventerà Rettrice alla luce anche della penetrazione mafiosa nel mondo dell’agroalimentare col racket agricolo?

Questo è un territorio povero. Ma una cosa va sottolineata: esiste la mafia, ma il cittadino percepisce molto di più la microcriminalità, che non fa vivere tranquilli. Rubano qui in Via Napoli una macchina al giorno. Il cittadino si sente abbandonato molto più su questi aspetti che non nella quarta mafia. Il cittadino cerca sicurezza in strada. I furti nelle campagne sono all’ordine del giorno, chiedono il riscatto. In questo mi sento totalmente abbandonata dallo Stato, da cittadina, per la mancanza di controllo del territorio.

Alcuni sostengono che il suo competitor di area medica, il professor Gaetano Serviddio, potrebbe essere favorito. Ritiene che questo dato sia l’ennesimo risultato di una discriminazione di genere ai danni delle donne? Da donna la sente? L’ha mai sentita nella sua carriera?

In tutta la carriera un pochino sì, ho scelto un mondo maschile. Agraria non è un mondo femminile o almeno non lo era ai miei tempi. La mia famiglia fu sconvolta quando scelsi di studiare Agraria. Mi trovavo spesso in vari consessi unica donna.

È ancora così?

No assolutamente, le nostre rappresentanti degli studenti sono donne. Nel mondo universitario si dà per acquisito una certa discrepanza. Non credo che il favore di Serviddio, se esiste, sia legato ad un fattore di genere. Forse è favorito perché Medicina non ha mai avuto un Rettore e rivendicano l’alternanza.

Voi sarete compatti? Il professor Sevi, che era considerato il Rettore in pectore, sarà dalla sua parte?

Si, abbiamo deciso insieme. Lui si aspettava che ci fosse una convergenza sul suo nome, perché c’erano da portare a termine i progetti del Rettorato Limone che anche Sevi aveva seguito da protagonista. Era la persona più indicata perché aveva lavorato agli stessi progetti, è il responsabile dei Patti territoriali.

Ma quando si è capito che lo scenario era di estrema frammentazione, abbiamo optato per la mia figura perché rappresenta in questo momento il Dipartimento. Non c’era convergenza, ma la voglia di tagliare tutto e di dare un colpo di spugna al Rettorato Limone.

Sevi ed io stiamo lavorando insieme, lo ringrazio perché sta dimostrando un grande senso delle istituzioni.

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