Dalla povertà al successo planetario, J.K. Rowling e il potere rivoluzionario del fallimento

by Michela Conoscitore

Stephen King una volta disse di lei: “La sua immaginazione dovrebbe essere assicurata presso i Lloyds di Londra per due o tre miliardi di dollari”. Assicurare la fantasia, un ‘bene’ che alcuni potrebbero definire immaginario e inconsistente, presso una delle organizzazioni assicurative più importanti del mondo: a rifletterci sull’affermazione di King, sembra davvero un’esagerazione.

Però, se si parla della fantasia di J.K. Rowling allora le parole dello scrittore statunitense acquistano, decisamente, differente significato. La Rowling è stata definita in tanti modi, da quando è diventata famosa a livello globale: la definizione che più si è sentita associare a lei, è sicuramente ‘la mamma di Harry Potter’, il mago bambino, fenomeno letterario degli ultimi anni, che ha reso proprio la Rowling più ricca (anche se per poco tempo) della regina Elisabetta. Una suddita che supera la sua sovrana, è proprio il caso di dirlo: God save the queen!

Scherzi a parte, bisognerebbe andare oltre le apparenze e scoprire cosa c’è oltre quel mondo magico e originale, scaturito dalla mente della scrittrice inglese perché come ogni racconto sulla magia ci ha insegnato, ogni artificio, in questo caso letterario, nasconde dietro di sé fatica, impegno, caparbietà e sì, anche un pizzico di fortuna.

Joanne Rowling nasce il 31 luglio del 1965 a Yate, nel sud della Gran Bretagna. I genitori, entrambi nella Marina, si sono conosciuti alla stazione di King’s Cross, ma non sul binario 9 ¾, quello lo inventerà la figlia qualche anno dopo. Jo, così è chiamata in famiglia, scopre la sua passione per la scrittura molto presto: a sei anni scrive un racconto sul coniglio Rabbit, malato di morbillo. Mentre, a dodici anni sforna il suo primo romanzo. La fantasia della Rowling è inarrestabile già allora, tanto che qualsiasi persona incontrerà, negli anni della sua infanzia e adolescenza, impersonerà, poi, un personaggio specifico nella futura saga del suo maghetto. Il preside della sua scuola sarà Albus Silente, il suo migliore amico la ispirerà per Ron Weasley, e l’odiato professore di chimica ovviamente Severus Piton.

Joanne cresce, ma non perde il vizio di scrivere, anche se i genitori vorrebbero si impegnasse in attività più pratiche e fruttuose. La scrittrice si iscrive a Lingue: purtroppo, durante gli anni universitari, perde a soli 45 anni la madre, a causa della sclerosi multipla. Questo evento, oltre a segnarla profondamente, si riverserà nella storia personale di Harry Potter, quasi a voler esorcizzare, dopo anni, quella perdita così ingiusta. Dopo la laurea si trasferisce a Londra, dove lavorerà per Amnesty International. In seguito, col compagno di allora, decide di andare a vivere a Manchester, ed è proprio in questo periodo che inizia ad affacciarsi nella sua mente la storia di Harry Potter, complice sempre un treno, questa volta in ritardo:

Era il 1990. Io e il mio ragazzo di allora avevamo deciso di trasferirci a Manchester. Dopo aver cercato un appartamento per una settimana, stavo tornando a Londra da sola su un treno affollato, e l’idea di Harry Potter mi venne semplicemente in mente. Scrivevo ininterrottamente da quando avevo sei anni, ma non mi ero mai entusiasmata a un’idea così tanto. Con molta frustrazione mi accorsi che la mia penna non funzionava ed ero troppo timida per chiedere a qualcuno di prestarmela. Penso che probabilmente fu una buona cosa perché restai seduta a pensare per quattro ore, e così mi spuntavano in testa mille dettagli, mentre questo ragazzino ossuto, occhialuto e coi capelli neri che non sapeva di essere un mago diventava sempre più reale.

Quella sera stessa, la Rowling intraprese il viaggio in compagnia dei personaggi di Hogwarts poiché cominciò a scrivere Harry Potter e la Pietra Filosofale, primo libro della saga. Nel frattempo, Joanne continuava a barcamenarsi tra vari lavori, che la costringevano a muoversi spesso. Infatti, l’ennesimo trasloco la portò in Portogallo, dove insegnò inglese. Qui conobbe il suo primo marito, da cui ebbe la prima figlia ma, il rapporto naufraga appena un anno dopo, presumibilmente per maltrattamenti. La Rowling decide di raggiungere la sorella e il cognato ad Edimburgo.

Joanne non attraverserà un periodo facile, perché vivrà di soli sussidi statali per mantenere la figlia Jessica, e soffrirà di depressione. Il romanzo è sempre lì, attende di essere portato a termine. Così, le sue passeggiate per far addormentare la piccola Jessica, terminavano sempre al pub The Elephant House: forse, complice anche l’atmosfera intrisa di magia della Scozia, che nel 1995 il primo libro sul maghetto è concluso. La Rowling decide di inviare il romanzo ad un agente letterario, e la scelta ricade su Christopher Little perché, all’autrice, il nome ispirava particolare tenerezza. Quella che Little non dimostra, però, con il romanzo della scrittrice, infatti lo cestina. Ma la sua assistente lo ripesca, e convince Little a dargli una possibilità. Harry Potter e la Pietra Filosofale viene inviato a tredici case editrici, l’unica ad accettarlo, con una tiratura di copie limitatissima (quelle prime copie, oggi valgono tra i 16mila e i 25mila euro), sarà l’allora sconosciuta Bloomsbury. La Rowling si firmerà come J.K. Rowling, optando per una versione più neutrale del suo nome, per approcciare anche i bimbi lettori, oltre che le lettrici.

Nel 1997, Harry Potter diventa il beniamino di tutti e da lì si può affermare che il resto è storia, sia letteraria che cinematografica. Basta dire che l’ultimo episodio della saga, Harry Potter e i Doni della Morte, è stato classificato come libro più venduto dall’invenzione della stampa. Oggi la Rowling, oltre che scrittrice e produttrice cinematografica è anche filantropa: ha devoluto buona parte del suo patrimonio nella ricerca neurologica, donato all’Università di Edimburgo, tra le più all’avanguardia del mondo in quell’ambito. Ha destinato l’80% delle vendite di Animali fantastici e dove trovarli e Il Quidditch attraverso i secoli al Comic Relief, e supporta attivamente le famiglie senza mezzi.

Dopo Harry, la Rowling non si è fermata, anche se dire addio al maghetto per lei ha rappresentato un grande dolore. Sono seguiti Il seggio vacante, romanzo per un pubblico adulto dall’inconfondibile atmosfera inglese, e la saga del detective Cormoran Strike. Proprio la serie di gialli con protagonista l’investigatore privato, reduce dall’Afghanistan, è stato pubblicato dalla Rowling con lo pseudonimo di Robert Galbraith. La scrittrice sperava di poter mantenere più a lungo il segreto e non svelare la sua identità, scrivere di Cormoran è stato liberatorio per lei, non più pressata dalle altissime aspettative subite per Harry Potter.

Un altro libricino, Buona vita a tutti, raccoglie il suo discorso ai laureati di Harvard, durante il quale la scrittrice inglese ha tessuto le lodi dell’insuccesso:

L’insuccesso mi ha dato una sicurezza interiore che non avevo mai avuto […] e mi ha insegnato cose che non avrei potuto imparare altrimenti. Ho scoperto di avere una forte volontà e più disciplina di quanto pensassi.

Dietro ogni magia, oltre che concentrazione, ci sono impegno, fatica e caparbietà. Aggiungiamo, seguendo la formula magica della Rowling, anche l’insuccesso perché sbagliare, riprovare, tentare, cambiare sono tutti verbi incantati che aprono ad un mondo non di maghi, ma degli adulti che, come la Rowling, nonostante tutto, vogliono credere nei sogni, piccoli incantesimi dormienti.

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