Eunice Newton Foote, la scienziata “progenitrice” di Greta Thumberg, che per prima capì il riscaldamento globale

by Caterina Del Grande

È una donna, sebbene misconosciuta per anni e solo di recente riportata in auge, la scienziata che più di ogni altro collega predisse i cambiamenti climatici e i metodi per contrastarli. È la progenitrice di Greta Thumberg e di tutti i giovani dei Friday For Future.

Un piccolo pezzo di storia della scienza venne scritto il giorno 23 agosto 1856 ad Albany, nello stato di New York. All’ottavo convegno annuale della American Association for the Advancement of Science (AAAS) venne infatti letto uno studio, intitolato Circumstances affecting the heat of the sun’s rays (“le circostanze che influiscono sul calore dei raggi solari”), i cui contenuti sono alla base di buona parte della scienza del clima dei giorni nostri e della comprensione del fenomeno dei gas serra.

Il testo descriveva una serie di esperimenti in cui l’autrice, Eunice Newton Foote, aveva esaminato il riscaldamento di alcuni gas esposti alla luce solare. Modificando i livelli di umidità, Foote aveva notato come tra aria (quindi una miscela di più gas, in gran parte azoto e ossigeno), idrogeno ed anidride carbonica fosse quest’ultima quella a “intrappolare” maggiormente il calore proveniente dai raggi solari. Il testo, basandosi anche sugli studi provenienti dalla paleontologia, ipotizzava che i cambiamenti nella quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera avrebbero potuto influire in maniera significativa sulla temperatura media della Terra: ad esempio, nei tempi precedenti il Carbonifero, spiegava il testo, immense quantità di questo gas avrebbero causato condizioni ambientali ben diverse da quelle attuali, con temperature ben più alte registrate su tutto il globo.

“Un’atmosfera composta da quel gas darebbe alla nostra terra una temperatura elevata e se, come alcuni suppongono, in un periodo della sua storia, l’aria atmosferica si fosse mescolata con esso in proporzione maggiore di quella attuale, un aumento della temperatura dovuto alla sua stessa azione, nonché dall’aumento del peso, deve essere avvenuto.”

Oggi noi diremmo che non è nulla di sorprendente, l’effetto serra è studiato a scuola da decenni e non passa giorno che eventi atmosferici estremi siano lì a ricordarci quanto importanti siano i gas serra nel trattenere il calore dei raggi solari. Senza di loro il pianeta sarebbe una massa ghiacciata, ma il loro eccessivo incremento (in buona parte dovuto alle attività antropiche) potrà portare a conseguenze gravi per gli ecosistemi. Ma ai tempi di quel convegno, per quanto già teorizzato da Joseph Fourier nel 1821, l’effetto serra mancava ancora di prove sperimentali. Ciononostante, per un lungo periodo di tempo si è ritenuto l’irlandese John Tyndall il primo scienziato a fornire le prove di quanto teorizzato da Fourier, per i contenuti di una sua ricerca presentata alla Royal Society nel 1859.

Quando Eunice Newton Foote presentò il suo studio sugli effetti dei raggi solari, il fenomeno dei gas serra non era ancora conosciuto.

Il testo, durante il convegno, non venne neppure letto dall’autrice ma dal professor John Henry della Smithsonian Institution. Per quanto l’AAAS avesse ammesso sia lei sia un’altra donna tra i membri, il diritto di parlare ai convegni era riservato solamente ai membri professionali dell’associazione, mentre Foote era un membro semplice. Prima di leggere il lavoro di Foote, Henry introdusse il suo studio affermando che “La scienza non è di nessun paese e di nessun sesso. La sfera della donna abbraccia non solo il bello e l’utile, ma anche la realtà”, un chiaro segno dei tempi. Il lavoro della scienziata venne citato su alcuni prestigiosi giornali e statunitensi ed europei, ma riscosse limitata attenzione e non venne pubblicato sugli atti del convegno, a differenza di quello che avvenne l’anno successivo per un altro suo studio, dedicato all’eccitazione elettrica dei gas. Il lavoro di Foote venne riportato alla luce e celebrato adeguatamente solo in tempi recenti.

Foote fu anche un’inventrice: realizzò una macchina per la fabbricazione della carta e depositò il brevetto di un nuovo tipo di imbottitura per le suole delle scarpe in gomma vulcanizzata. Fu anche una attivista e fece parte del comitato organizzatore della convenzione di Seneca Falls, il primo incontro pubblico dedicato ai diritti delle donne. Sua figlia Mary sposò il senatore del Missouri John B. Henderson, che nel 1864 fece approvare il tredicesimo emendamento, che sanciva la fine della schiavitù negli Stati Uniti.

Agli studi di Foote è stato dedicato un breve cortometraggio, intitolato semplicemente Eunice.

Nella sinossi del cortometraggio si legge: Eunice Newton era nata in una numerosissima famiglia del Connecticut ed era cresciuta nello stato di New York, frequentando una scuola per ragazze che permetteva alle iscritte di frequentare il laboratori di scienze della scuola vicina. Lì si appassionò alla chimica, alla biologia, alla fisica. Quando nel 1841 sposò Elisha Foote, giudice ma anche appassionato inventore, si trasferì a Seneca Falls dove avevano come vicina la suffragista Elizabeth Cady Stanton. Fu lì che nacque il movimento femminista statunitense. Eunice fu tra le firmatarie della Dichiarazione dei Sentimenti alla prima Convenzione sui Diritti delle Donne che si tenne proprio a Seneca Falls nel 1848. Firmò anche il marito, sotto la voce “gentiluomini”, una primissima versione degli alleati di oggi.

La data chiave nella storia di Eunice e in quella degli studi sul clima fu il 1856. Quell’anno, alla conferenza della American Association for the Advancement of Science, Eunice presentò i risultati dei suoi esperimenti. Usando due cilindri di vetro, quattro termometri e la luce del sole aveva scoperto che una maggiore concentrazione di anidride carbonica nell’aria produce un cambiamento di temperatura. Eppure a presentare lo studio non fu lei stessa, ma un uomo.

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