George Sand, la scrittrice dall’anima ardente e il grande amore che le travolse la vita

by Michela Conoscitore

Lei stessa aveva affermato: “La vita assomiglia a un romanzo più spesso di quanto i romanzi somiglino alla vita”, e la vita della scrittrice George Sand, effettivamente, davvero richiama con colpi di scena, drammi emotivi e dinamiche sorprendenti un’opera di narrativa di uno scrittore consumato.

La sua vita, mirabilmente raccontata nell’autobiografia Histoire de ma vie, considerata l’opera più importante della scrittrice francese, ebbe inizio molto tempo prima del 1 luglio 1804, sua data di nascita. Le origini della famiglia sono da ricercare nella storia passionale che la trisavola ebbe con il futuro re di Polonia, sul finire del Seicento. Da questa relazione clandestina nacque Maurice, conte di Sassonia.

Le unioni irregolari andavano per la maggiore nella famiglia della Sand, tradizione che lei proseguì fieramente avanti negli anni, tanto che l’antenato Maurice ebbe l’unica figlia da una relazione clandestina. Ne nacque Marie-Aurore de Saxe, nonna della Sand e figura significativa per la nipote. Arrivando ai genitori della Sand, il cui nome avrete capito è un alias letterario, lei si chiamava Aurore Dupin, si conoscono a Milano, nel 1799, mentre il padre di Aurore era impegnato con l’esercito francese nella conquista dell’Italia da parte di Napoleone Bonaparte. Aiutante di campo di Murat, Maurice conobbe la futura moglie Sophie Delaborde quando la donna aveva da poco partorito una bambina, Caroline. I due convissero fino al 1804, anno in cui si sposarono e in cui nacque Aurore.

La carriera militare del padre portò la famiglia Dupin a viaggiare spesso e a spostarsi. In Spagna, sempre al seguito di Napoleone, Maurice visse con la famiglia per alcuni mesi, fino alla morte improvvisa di Dupin per una banale caduta da cavallo. Sophie tornò, quindi, con le figlie in Francia ma decise di affidare Aurore alla suocera, che viveva nell’immensa tenuta di campagna di Nohant, acquistata poco prima della Rivoluzione Francese.

Aurore crebbe qui, libera e ribelle, educata all’anticonformismo non soltanto dalla nonna ma anche dal precettore Jean-Francois Deschartes che fu il primo a farle indossare abiti maschili, definendoli più comodi e a buon mercato. Il rapporto con la madre Sophie, vissuto per lo più sempre a distanza, si riaccese in seguito, facendola entrare in conflitto con la nonna che, così, decise di affidarla ad un convento di suore agostiniane inglesi a Parigi, dove avrebbe imparato le buone maniere. Difficile, però, piegare quell’animo che era stato ormai forgiato nell’indipendenza: quando Aurore tornò a Nohant oltre a vestirsi con abiti maschili e a cavalcare senza sosta, cominciò a fumare e a introdursi in ambienti in cui solo gli uomini venivano accettati. A porre un freno alla sua vita ‘spericolata’ fu Casimir Dudevant, barone spiantato e uomo compassato che propose alla diciottenne Aurore di sposarlo. Nonostante le remore della madre, la futura scrittrice accettò la proposta: dal matrimonio con Casimir nacquero Maurice (sì, è decisamente un nome che si è tramandato in famiglia), e Solange, anche se su quest’ultima aleggiano dei dubbi sulla paternità di Dudevant perché il matrimonio si rivelò un fallimento, e Aurore ricominciò a frequentare il paese vicino la tenuta di Nohant, dove intrecciò una relazione con un uomo del posto, il presunto padre della bambina.

Aurore non ne potette più dell’inerzia del marito che proseguiva, ormai da anni, a trascinarsi in un alcolismo malato, e dopo essersi innamorata del giovane Jules Sandeau lasciò Casimir e si trasferì a Parigi. Visse con Sandeau per alcuni anni in una soffitta sulla Senna, dove insieme scrissero i primi libri su cui Aurore iniziò a firmarsi George Sand, cognome che riprendeva proprio quello dell’amante.

“Mi ci voleva un’anima ardente per amarmi come sapevo amare. Jules mi ha strappato a un‘esistenza di cui ero stufa e che sopportavo solo per dovere, a causa dei miei bambini”

Una donna che, nel 1831, aveva affidato i figli al marito, si era trasferita a Parigi con un altro uomo e voleva guadagnarsi da vivere con la scrittura, all’epoca veniva considerata un’insana di mente. Oggi, invece, la vediamo come un’antesignana, il primo esempio di donna consapevole di sé stessa e del proprio valore. La scrittrice dedicò numerose pagine dei suoi romanzi nel descrivere la condizione femminile in quell’epoca, come è riportato in una delle sue opere più famose, Indiana:

Sapete cosa si intende in provincia per uomo ‘onesto’? È colui che non invade il campo del suo vicino, che non esige dai suoi debitori un soldo in più di quanto non gli debbano, che alza il cappello a tutti quelli che lo salutano; è colui che non víola le fanciulle per la strada pubblica, che non appicca il fuoco al granaio di nessuno, che non rapina i passanti all’angolo del suo parco. Purché egli rispetti religiosamente la vita e la borsa dei suoi concittadini, non gli si domanda di render conto di nient’altro. Egli può picchiare la propria moglie, maltrattare i suoi servi, rovinare i suoi bambini, quello non riguarda nessuno. La Società non condanna che gli atti che le sono dannosi; la vita privata non rientra nella sua giurisdizione.

Quelle dei primi dell’Ottocento erano donne rese mute dal predominio maschile, che conoscevano ancora neonate nella figura del padre, e questa dittatura intima proseguiva poi con il coniuge. George Sand non rivestì mai quel modello femminile, anzi lo condannò pubblicamente, provando a liberare, con la sua libertà di parola ed espressione, coloro che non ne possedevano.

Le donne ricevono un’educazione deplorevole; è quello il grande crimine degli uomini nei loro confronti. Hanno portato l’abuso ovunque, accaparrandosi i vantaggi delle istituzioni più sacre. Hanno speculato persino sui sentimenti più naïfs e più legittimi. Sono riusciti a coronare questa schiavitù e questo abbrutimento della donna che oggi dicono essere di istituzione divina e di legislazione eterna.

Intanto, la Sand collezionò numerosi e celebri legami amorosi, spesso contraddistinti da intensa passionalità e rotture dolorose: con gli scrittori Prosper Mérimée e Alfred de Musset, con l’avvocato che curò la pratica di separazione dal marito Casimir, e infine quella forse più importante, col musicista Fryderyk Chopin. I due vissero insieme a Parigi, e Chopin si affezionò molto ai figli di George. La relazione terminò per volere della Sand, a causa dell’inimicizia che era nata tra Chopin e il figlio della scrittrice, Maurice.

George Sand fu molto apprezzata dai letterati e artisti dell’epoca, quel circolo letterario che annoverava gli amici Balzac, Liszt e Flaubert che della Sand scrisse: “Si doveva conoscerla come l’ho conosciuta io per sapere quanto vi era di femminile in questo grande uomo, per conoscere l’immensa tenerezza di questo genio”. Per l’autore di Madame Bovary, la scrittrice fu come una madre, che provò a calmare la sua anima inquieta.

George Sand nella sua carriera scrisse più di settanta romanzi, numerosi articoli di giornale, innumerevoli lettere e alcuni racconti, gli ultimi dedicati alle nipoti. In vecchiaia, si ritirò nella tenuta di Nohant, dove ebbe tempo di intrecciare l’ultima relazione della sua vita, col suo segretario particolare. Volle funerali semplici e nessun clamore, si dice che Flaubert pianse come un bambino quel giorno. George Sand aveva aggredito la vita, non l’aveva subita, indicando alle altre donne una strada da percorrere nuova, anche se faticosa.

Siamo gettati in questa vita come in un alambicco, dove, dopo una precedente esistenza che abbiamo dimenticato, siamo destinati a essere rifatti, rinnovati, temprati dalle sofferenze, dalle lotte, dalla passione, dalla malattia, dal dubbio, dalla morte. Noi sopportiamo tutti questi mali per il nostro bene, per la nostra purificazione e, per così dire, per renderci perfetti.
George Sand

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