Pina Menichelli, la tigre reale del cinema muto italiano

by Daniela Tonti

Secondo voi quali requisiti deve avere un’artista cinematografica per riuscire? Uno solo: il fascino. Il quale è costituito da un certo numero di elementi elencabili: una certa bellezza non assolutamente grande; una maschera sensibilissima; un viso che nell’espressione non si deturpi; e di un certo numero di elementi non elencabili ma intuitivi fatti di sfumature vaghissime. Chi non ha questo fascino da esercitare sulla massa, resta naturalmente indietro.

Cronache dell’attualità cinematografica , Roma 30 Maggio 1919

Quando nel 1924 aveva dimenticato la sua avventura cinematografica per dedicarsi completamente ai suoi doveri di madre, Pina Menichelli aveva distrutto tutto ciò che le potesse rammentare il passato bruciando fotografie, ritratti, programmi, manifesti ed ogni altra documentazione troncando di fatto ogni rapporto con il cinema.

Eppure nella storia del cinema italiano dagli anni della Prima guerra mondiale fino alla crisi degli anni Venti il nome di Pina Menichelli aveva avuto una popolarità difficilmente immaginabile.

In lei le donne riconoscevano l’eroina della loro generazione, non solo la donna fatale ma anche la donna altera e ribelle che apriva la via alle emancipazioni del dopoguerra.

Implacabile nel rifiuto come nella scelta, amazzone più che sirena, Margherita Laroque ne Il romanzo di un giovane povero o Claire de Beaulieu in Il padrone delle ferriere, Pina Menichelli era né più né meno l’antesignana della moderna mentalità femminile che è riuscita ad affrancarsi dalla morale schiavista del sesso forte.

Figlia d’arte, Giuseppa Iolanda Menichelli nasce a Castroreale di Messina il 10 gennaio 1890 respirando la polvere del palcoscenico sin dagli inizi della sua vita perché i genitori erano attori dialettali siciliani. Fu educata nel collegio Sacro Cuore di Bologna e iniziò la sua attività artistica in teatro. Durante una tourné in Argentina si sposa, dietro insistenza di uno zio,  con il giornalista campano Libero Pica. Il matrimonio, pur arricchito dalla nascita di tre figli, non si rivela felice e Pina fugge a Milano.

La sua spigliatezza, i suoi grandi occhi azzurri e i capelli biondi da siciliana di origine normanna attraggono su di lei l’attenzione dei dirigenti della Cines.

La Cines è all’epoca un’impresa in pieno fermento che produce tra i centocinquanta e i duecento film per anno. L’elenco dei film interpretati da Pina Menichelli conta circa 35 pellicole solo negli anni 1913-1914 ma un conteggio esatto non è possibile.

Sono anni in cui non esiste l’uso di segnalare i nomi degli interpreti e lavorare nel cinema è ancora considerato disonorevole per una donna specialmente. Tra i titoli di questo periodo Lulù, un amore a Montmarte diretto da Augusto Genina, Sottomarino n.27 di Nino Oxilia  o Scuola d’eroi di Enrico Guazzoni ed è proprio grazie a questo film che viene notata da Giovanni Pastrone.

Stavo osservando una pellicola quando a un tratto vidi una cosa che mi sorprese: una tamburina dall’occhio freddo e chiaro e che impavida picchiava sul suo tamburo guardando con fissità, contro ogni regola, nella macchina da presa. Tagliai il fotogramma e ordinai di portarmi la sconosciuta.

Giovanni Pastrone

Comincia così la storia di Pina Menichelli e del suo viaggio nel mondo del cinema , di quel cinema estenuato e crepuscolare che ha costituito nel bene e nel male tanta parte del cinema muto italiano. Il primo film è Il fuoco uscito con lo pseudonomio utilizzato dal regista dopo Cabiria Piero Fosco nel quale giocano un grande ruolo gli effetti di luce di Segundo de Chòmon che la inquadra dal basso ponendo in risalto una serie di languidi sguardi ammiccanti.  

In questo film Pina Menichelli indossa una stravagante acconciatura composta da piume di uccello. Ne viene fuori un’opera simbolica e surreale che viene presa di mira dalla censura, infine prosciolta da ogni accusa, Il Fuoco riesce a ottenere il via libera restando per settimane in programmazione nelle sale. Il film ottiene ottime critiche anche in Francia, cosa assolutamente inusuale all’epoca. Ma dove l’accoglienza fu delirante è in Messico dove la Menichelli diventa una stella di prima grandezza esercitando un magnetismo terrificante sul pubblico femminile che corre a realizzare strampalati copricapi con piume e scampoli di stoffa.

Pina Menichelli pur affinando sempre di più la sua espressività rappresenta sempre un unico personaggio, Pina Menichelli appunto, la donna dagli occhi profondi, dalle labbra riarse e dal petto in sussulto.  I suoi amori impossibili, sia quelli che interpreterà per Pastrone prima e per la casa che il barone Carlo Amato ha fondato per lei a Roma, hanno affascinato platee di mezzo mondo dando vita al quel fenomeno denominato “menichellismo”.

Nel 1924 alla morte del suo primo marito che non le aveva mai voluto concedere il divorzio, Pina Menichelli sposa Carlo Amato e si ritira a Milano a vita privata rifiutando qualsiasi apparizione pubblica e rifiutando persino di posare come aveva fatto anni prima per Modigliani per il pittore Antonio Mancini.

Daniela Tonti

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