Hannah Ryggen, l’artista tessitrice e pacifista che decapitò Benito Mussolini in un arazzo

by Antonella Soccio

L’arte, come un modo di esprimere l’inesprimibile. Hannah Ryggen in Norvegia e Charlotte Salomon in Germania, che conobbero l’Italia fascista, l’ascesa del Nazismo in Germania e la brutalità della guerra, usarono la propria arte per esprimere le loro convinzioni e posizioni politiche, sfumando i confini tra arte e realtà.

Riportata alla luce da Katy Hessel nel suo ultimo fortunato libro “La Storia dell’Arte senza gli uomini”, Hannah Ryggen, nata in Svezia nel 1894 a Malmö, era una appassionata attivista, pacifista e sostenitrice dell’uguaglianza, che nei suoi estrosi e colorati arazzi diede sfogo alla propria furia contro l’affermazione del fascismo.

Ryggen viveva gran parte del tempo isolata in una fattoria remota sulla penisola del fiordo di Trondheim, qui filava lana tosata dalle sue pecore, imparando a tessere da autodidatta.

Per dieci anni affinò la tecnica della tessitura e solo nel 1933, mentre l’Europa veniva travolta dall’ideologia nazifascista e da un’onda di instabilità politica, Ryggen cominciò a lavorare ai suoi arazzi monumentali, ravvivati dai colori ottenuti dalla spremitura di fiori e frutti.

I suoi arazzi erano delle telecronache, delle risposte politiche agli eventi dell’epoca, una sorta di grande graphic novel su tessuto. L’artista utilizzava quella sua forma d’arte per attaccare i leader mondiali contemporanei che considerava nemici. Mussolini, Hitler, Franco.

Il suo primo arazzo di grandi dimensioni è una risposta alla Grande Depressione e ha per protagonista un esattore rapace che va a pesca di soldi tra le tragedie che si dipanano per strada.

Nel 1935 Ryggen realizzò Etiopia, un arazzo molto complesso, dalla tessitura intricata, nel quale si scagliava contro Mussolini e il suo brutale attacco al paese africano. Il primo arazzo veramente politico della tessitrice.

Etiopia ritrae il duce dalla faccia quadrata e mostruosa con una lancia che gli trapassa la testa.

Mussolini è rappresentato con la sua testa decapitata e trapassata da una lancia impugnata da un etiope. Rivendicazione e libertà.

Quasi un presagio dell’assassinio della fine della seconda guerra mondiale e dell’esibizione del corpo del capo a Piazzale Loreto a Milano. L’arazzo nel 1937 all’Esposizione Universale di Parigi era accanto a Guernica ma a differenza della grande tela di Pablo Picasso rimase coperta, perché l’opera che raffigurava l’uccisione di Benito Mussolini apparve offensiva.

Ryggen rimane ancora una oggi delle più identificative e influenti artiste del 20esimo secolo. I suoi arazzi combinano elementi folk con l’avanguardia europea con metodi e simboli della vita di ogni giorno.

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