John Keats e l’amore immortale per la fulgida stella di Fanny Brawne

by Michela Conoscitore

È un freddo dicembre londinese, i tetti delle case lanciano verso il cielo colonnine di fumo, segno dei camini in funzione a pieno regime. La regina Vittoria è sul trono da ventotto anni, e grazie al suo governo assicura alla Gran Bretagna sicurezza e lustro internazionali.

Tuttavia, quel 4 dicembre del 1865 è un giorno triste in casa Lindon. La signora sta per spirare, e ha chiesto al marito di rimanere sola con i suoi figli, Herbert e Margareth. Per quanto lo colga di sorpresa, mr. Lindon avvera subito la richiesta della moglie e lascia la stanza. Con le ultime forze che le sono rimaste, Fanny Lindon consegna ai suoi figli un fascio di lettere, ingiallite dal tempo. La donna racconta la storia dietro quel carteggio, l’amore tra una giovane e un celebre poeta, uno dei maestri del Romanticismo inglese, John Keats. Tutto si svolse tra il 1818 e il 1821, i due erano segretamente fidanzati e nessuno aveva mai saputo della loro relazione. Quella ragazza, Fanny Brawne, era la signora Lindon.

Herbert e Margareth si ritrovarono custodi di quelle lettere fino alla morte del padre, che su richiesta della madre mai avrebbe dovuto sapere della relazione con Keats. I fratelli Lindon così fecero, e poco dopo la scomparsa del genitore, decisero di pubblicarle, certo per ricavarne compensi, visto che il poeta era diventato nel frattempo tra i più apprezzati al mondo, ma anche per fornirne un ritratto inedito e di quanto Fanny abbia contribuito, da musa circonfusa d’amore, ai capolavori poetici di Keats.

John Keats, al contrario di quel che si può immaginare, non aveva avuto né possibilità o aspirazioni da letterato. La sua era una famiglia modesta, che nel corso degli anni fu colpita da numerosi lutti, problemi finanziari e tragedie. Il padre Thomas, amministratore di una tenuta, nel 1804 morì per un trauma cranico causato da una caduta da cavallo. Il poeta non aveva ancora compiuto nove anni, e dovette supportare la madre e i fratelli più piccoli nell’affrontare la nuova situazione, difficoltosa per il sostentamento della famiglia. Keats fu avviato agli studi presso la scuola privata del reverendo John Clarke, la madre Frances non poteva permettersi di meglio. Così il ragazzo cominciò a familiarizzare con la poesia, grazie alla forte amicizia che strinse col figlio del reverendo, Charles, appassionato lettore. Purtroppo, nel 1810 venne a mancare anche Frances, portata via dalla tubercolosi. I ragazzi Keats furono tutti affidati alla nonna che, anziana, decise di far amministrare il loro patrimonio a due tutori. Allo scuro sulle loro possibilità economiche, che non erano abnormi ma sufficienti per una vita dignitosa, gli orfani furono derubati dai curatori legali e lasciati senza un soldo.

John decise di investire in una formazione pratica, per aiutare i fratelli, malgrado la poesia ormai gli avesse avvinto il cuore, e cominciò a studiare per diventare medico. Nel 1816 superò gli esami e si abilitò alla professione, venendo nominato assistente medico al Guy’s Hospital. Tuttavia Keats comprese che quella non era la sua strada, decise di abbandonare tutto e dedicarsi alla poesia da autodidatta. Grazie all’incoraggiamento dell’amico Charles Clarke, pubblicò un primo volumetto di componimenti che gli attirò plausi dal mondo intellettuale londinese, divenne amico di pittori come Joseph Severn e del poeta Percy Bysshe Shelley. Lesse con entusiasmo Spenser, Milton, Shakespeare e Wordsworth colmando le sue lacune e alimentando la sua passione per la poesia. Questo periodo culminò con la pubblicazione, nel 1817, di Endymion, una raccolta di poesie nella quale Keats celebra la bellezza:

Una cosa bella è una gioia per sempre:

Si accresce il suo fascino e mai nel nulla

Si perderà; sempre per noi sarà

Rifugio quieto e sonno pieno di sogni

Dolci, e tranquillo respiro e salvezza.”

  • John Keats, Endymion

Il libro ebbe scarso successo di vendite, tuttavia fu molto apprezzato dai letterati che continuarono a supportare il giovane. Nel frattempo, come la madre, anche il fratello Tom si ammalò di tubercolosi. Con le sue conoscenze mediche e le poche finanze, Keats provò ad assisterlo come meglio potè non abbandonando mai il suo capezzale. Fu tutto inutile, Tom venne a mancare il primo dicembre del 1818, lasciando i fratelli John, George e la piccola Frances nella prostrazione. Profondamente provato da questa ennesima perdita, Keats fu accolto a casa dell’amico pittore Charles Armitage Brown, sulla collina di Hampstead, poco distante da Londra. Il complesso, fatto costruire dallo stesso Brown e dai vicini, i Dilke, si chiamava Wentworth Place, era immerso nella pace della campagna inglese e nel verde. Un posto ideale per riprendersi dalla tristezza e provare a creare, così Keats accettò l’invito e vi si trasferì con l’amico.

I Dilke, nel frattempo, avevano affittato la propria ala della casa a una madre con tre figli, i Brawne. Anche loro avevano da poco subito una grave perdita, quella del signor Brawne, e si erano sistemati lì alla ricerca di serenità. La signora Brawne con la figlia maggiore Fanny e i suoi due più piccoli spesso prendeva il tè al pomeriggio con la signora Dilke, che raccontava loro di questo giovane poeta, ospite del pittore loro vicino, così a modo e a cui si era velocemente affezionata. Fanny fu incuriosita da questa presentazione e non vedeva l’ora di conoscere il signor Keats. Il loro primo incontro avvenne poco dopo, ad una serata conviviale a casa Dilke. La conversazione fu brillante, e Keats rimase colpito da Fanny. Proseguirono a frequentarsi e ne scrisse al fratello George, che nel frattempo era andato a vivere negli Stati Uniti:

È, penso, bellissima ed elegante, aggraziata, sciocchina, alla moda e strana. Abbiamo qualche piccolo scontro ogni tanto (..) è straordinaria nel suo comportamento che salta in tutte le direzioni, usando tali epiteti per le persone, che ultimamente sono stato costretto ad adottare il termine sfacciata.

Poco tempo dopo, i due divennero inseparabili, trovando l’uno nell’altro non soltanto una corrispondenza d’affetti ma anche di interessi e astrazioni poiché Fanny sapeva seguire John nel suo mondo ma, soprattutto, ne divenne la fulgida stella:

Fulgida stella, fossi fermo come tu lo sei

ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte,

a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno,

come paziente di natura, insonne eremita,

le mobili acque al loro dovere sacerdotale

di puro lavacro intorno a rive umane,

oppure guardare la nuova maschera dolcemente caduta

della neve sopra i monti e le pianure.

No – pure sempre fermo, sempre senza mutamento,

vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore,

sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi,

sempre desto in una dolce inquietudine

a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato,

e così vivere in eterno – o se no venir meno nella morte.

  • John Keats

Il 1819 fu l’anno più prolifico di Keats che in pochi mesi compose capolavori come Ode all’Autunno, Ode a Psiche e Ode ad un’urna greca. Fanny assistette a questa vertiginosa produzione poetica che avrebbe ascritto, in futuro, l’amato nell’olimpo della letteratura mondiale. Alla vigilia dell’estate i due dovettero separarsi, Brown fu costretto ad affittare casa per ristrettezze economiche, quindi Keats decise di trasferirsi sull’isola di Wight. In questo periodo lontani, Keats indirizzò numerose lettere a Fanny, non riusciva ad accettarne la distanza e riversò su carta la propria sofferenza:

Mia cara ragazza,

In questo momento mi sono messo a copiare dei bei versi. Non riesco a proseguire con una certa soddisfazione. Ti devo dunque scrivere una riga o due per vedere se questo mi assiste nell’allontanarti dalla mia mente anche per un breve momento. Sulla mia anima non riesco a pensare a nient’altro. È passato il tempo in cui avevo il potere di ammonirti contro la poco promettente mattina della mia vita. Il mio amore mi ha reso egoista. Non posso esistere senza di te. Mi scordo di tutto salvo che di vederti ancora, la mia vita sembra fermarsi lì, non vedo oltre. Mi hai assorbito. In questo preciso momento ho la sensazione di essermi dissolto, sarei profondamente infelice senza la speranza di vederti presto. Sarei spaventato di dovermi allontanare da te. Mia dolce Fanny, cambierà mai il tuo cuore? Amore mio, cambierà? Non ho limiti ora al mio amore. Il tuo biglietto è arrivato proprio qui. Non posso essere felice lontano da te. È più ricco di una nave di perle. Non mi trattare male neanche per scherzo. Mi sono meravigliato che gli uomini possano morire martiri per la loro Religione. Ho avuto un brivido. Ora non rabbrividisco più. Potrei essere un martire per la mia religione, la mia religione è l’amore, potrei morire per questo. Potrei morire per te. Il mio credo è l’amore e tu sei il mio unico dogma. Mi hai incantato con un potere al quale non posso resistere; eppure potevo resistere fino a quando ti vidi; e perfino dopo averti visto ho tentato spesso ‘di ragionare contro le ragioni del mio amore’. Non posso farlo più, il dolore sarebbe troppo grande. Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te.

Tuo per sempre,

John Keats”

Il 18 ottobre del 1819 la coppia si fidanzò segretamente, Keats regalò a Fanny un anello di granati, e decisero di rimandare l’annuncio ad un periodo più provvido. La madre di Fanny era contraria al matrimonio: per ceto e situazione economica erano superiori a Keats che per la donna, per quanto fosse un ragazzo a modo, rimaneva pur sempre uno spiantato che non avrebbe assicurato un avvenire certo alla figlia. Più del disaccordo di mrs. Brawne, sulla loro unione iniziò ad aleggiare un’ombra più cupa, quella della malattia. John cominciò a tossire sangue, e seppe subito interpretare quei segnali come l’inizio della tubercolosi. Il poeta dovette trascorrere mesi a letto, a riposo, separato da Fanny, ai quali pose fine presentandosi una sera febbricitante a casa Brawne. Rimase con Fanny un mese, durante il quale la famiglia lo accudì amorevolmente. Tuttavia la sua salute non migliorò, e il rigido inverno inglese non fece altro che peggiorare la situazione.

Gli amici di Keats decisero di unire le forze e con una colletta riuscirono a raccogliere la somma necessaria per assicurargli un viaggio in Italia, proteggendolo dall’incombente nuovo inverno britannico del 1820. Fanny si sentì persa all’idea della partenza di John, sapeva non l’avrebbe più rivisto. La ragazza lo lasciò partire, con la speranza di una sua ripresa e la promessa di non farle mai mancare sue notizie. La nave su cui Keats lasciò per sempre l’Inghilterra, il 13 settembre, fu colpita da una terribile tempesta e giunse con molto ritardo nel porto di Napoli: era già novembre, e il viaggio aveva sfiancato ulteriormente il poeta. Ad accompagnarlo l’amico Joseph Severn con il quale condivise anche l’estenuante attesa di altri dieci giorni a bordo, a causa di un sospetto caso di colera. Finalmente sbarcati, poterono dirigersi a Roma dove arrivarono il 14 novembre. Qui Keats prese alloggio al numero 26 di Piazza di Spagna, alla ricerca di un clima mite dovette comunque affrontare i rigori dell’inverno romano che per quanto più clemente, andarono a indebolirgli corpo e spirito. Nonostante le cure e la devozione di Severn, Keats non si riprese più e il 23 febbraio del 1821 morì a soli venticinque anni.

In quei mesi, aveva deciso di non mantenere la promessa fatta a Fanny, quella di scriverle sempre. Sapeva di dover morire, e non volle più alimentare in lei false speranze. Sempre grazie agli amici, fu sepolto nel cimitero acattolico di Roma, dove tuttora riposa, all’ombra della piramide Cestia. Sulla propria lapide volle far incidere questa frase: “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua”. Così labile, infatti, fu l’esistenza del poeta ma di lui rimangono versi di una bellezza e tenerezza incomparabili, e il suo amore immortale per Fanny.

Vorrei che fossimo farfalle e vivessimo tre soli giorni d’estate – tre giorni così, con te, sarebbero più colmi di delizie di quante ne potrebbero contenere cinquanta anni di vita ordinaria…

Luoghi, ideali e reali, dove ‘incontrare’ John e Fanny:

Keats House, Hampstead, Londra

Keats-Shelley House, Roma

Cimitero Acattolico, Roma

Bright Star, Jane Campion (2009)

Leggiadra stella. Lettere a Fanny Brawne. Edizioni Archinto

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